18 Nov 2019

5G, cellulari, wifi e radiofrequenze: quale impatto sulla nostra salute?

Scritto da: Annalisa Jannone

Una carrellata di studi ed evidenze scientifiche sulla pericolosità dall’uso comune dei cellulari pone dei dubbi sulle linee guida internazionali che normano i limiti delle radiazioni. I più a rischio sono i bambini e le donne incinte che con l’introduzione del 5G, ancora mai studiato sulla salute, potrebbero difficilmente sottrarsi ai campi elettromagnetici artificiali.

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Il 5 Novembre si è tenuto alla Camera dei Deputati un convegno internazionale organizzato dall’ Alleanza Italiana Stop 5G in cui per quasi 5 ore, ricercatori di massimo livello internazionale, medici, sindaci, avvocati, parlamentari e associazioni si sono alternati per chiedere una moratoria per lo sviluppo della tecnologia 5G in attesa di prove di innocuità per la salute pubblica.

Maurizio Martucci, studioso del fenomeno, ha introdotto e presentato i vari relatori invitati. Molte le adesioni internazionali, di sindaci, enti pubblici, assessori comunali, dirigenti, amministratori, consiglieri regionali, del Ministero dell’Ambiente, di attivisti e associazioni come Stop 5G, Corvelva, WWF, SIAMO, Movimento Consumatori, Azione Civile.

Il convegno è stato patrocinato dai medici ISDE Italia (medici per l’ambiente), dai sindaci dell’Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni d’Italia e dagli scienziati dell’Istituto Ramazzini.

Da chiarire che il 5G non ha a che fare direttamente con le prestazioni di telefonia mobile, ma con l’Internet delle Cose cioè permetterà attraverso antenne, microchip, satelliti e droni di far dialogare un milione di oggetti per km quadrato, di controllare a distanza apparecchiature e di acquisire informazioni su chiunque e in qualsiasi momento, nell’intero Pianeta, in virtù dell’esigenza di maggior controllo e sicurezza globale. Le onde a frequenza millimetrica si sommeranno a quelle già esistenti 2G, 3G,4G, Wifi e WiMax in maniera cumulativa, multipla, ubiquitaria e simultanea

Già diversi paesi europei stanno prendendo delle cautele come Francia, Svizzera, Austria, Cipro, Spagna che hanno avviato studi scientifici perché non esistono dati sui rischi per la salute; alcuni di questi hanno preposto gli studi alla messa all’asta delle bande delle frequenze appellandosi al principio di Precauzione e al principio Alara: mantenere i livelli di esposizione tanto bassi quanto sia possibile, utilizzando tutti i mezzi disponibili per poter tutelare almeno le fasce più sensibili: bambini, donne incinte, anziani e malati.

In questo breve report descriverò gli aspetti medici e scientifici emersi al convegno; in un secondo articolo i risvolti delle azioni pubbliche, politiche e legali, anche alla luce degli scandali phonegate di altri paesi, che stanno caratterizzando la questione 5G nazionale e internazionale.

Dal punto di vista medico scientifico si brancola nel buio, dagli Usa all’Europa nessuno è in grado di fornire prove di innocuità. Ma la vera disputa è sugli studi esistenti, quelli sul 2G, 3G e 4G quindi sull’uso dei cellulari e del wireless ma soprattutto sull’iter scientifico e normativo cui ogni agente chimico/fisico introdotto è sottoposto per la valutazione sulla salute pubblica.

Eloquente l’intervento della ricercatrice ed epidemiologia dello IARC, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’OMS: Annie J. Sasco.

La Sasco ha spiegato come la IARC arriva a pubblicare le monografie dopo aver preso in rassegna tutti gli studi esistenti su quell’agente chimico/fisico e come arriva alla classificazione di cancerogenicità. Lamenta che è sempre più difficile trovare soggetti indipendenti da finanziamenti dell’industria che questo incide sulla valutazione finale. 

In particolare racconta di alcuni studi scientifici internazionali che hanno portato questi CEM alla classificazione 2B, quindi solo “possibilmente cancerogeni”. Questi studi sono a volte obsoleti e hanno valutato un tempo troppo breve di esposizione. Ad esempio il grande studio Interpone fatto tra il 1999 e 2004 studiava il rischio sull’utilizzo del cellulare per una sola telefonata alla settimana per 6 mesi! «Si, erano altri tempi, eppure ci sono voluti poi 10 anni per pubblicarlo: si è discusso molto tempo per mettersi d’accordo sulle parole da usare per commentare dati, tabelle e conclusioni e comunque già emergeva che chi utilizzava di più il cellulare aveva più probabilità di ammalarsi.

Soprattutto in Italia, i bambini sviluppano più cancri oggi che 30 anni fa. È ovvio e naturale che se un bambino usa il cellulare il suo cervello è esposto in maniera molto più ampia rispetto alle dimensioni del cervello di un adulto. Ma va valutato l’accumulo delle tossicità da tutti gli agenti tossici chimici e fisici sempre più numerosi nell’ambiente».

Continua la Sasco che ora siamo in attesa della pubblicazione dello studio Mobikids, sempre per la valutazione del cancro al cervello, su una popolazione di 10-24 anni, in 14 paesi, pagato dalla Commissione Europea cioè da noi tutti, che «è finito nel 2015 ma ancora non hanno pubblicato i risultati. Si aspetta la pubblicazione scientifica per diffonderli. Sono quasi 3 anni che aspettiamo, non abbiamo i risultati neanche dei singoli paesi».

Termina il proprio discorso con questa citazione, un vero e proprio appello: il silenzio scientifico non è neutralità è complicità. (Lemen 2019)

Con la pubblicazione nel 2018 dei due grandi studi indipendenti, dell’Istituto Ramazzini di Bologna e del National Toxicology Program americano, viene confermato l’effetto cancerogeno del 3G su animali e sugli umani. Questi e altri studi hanno portato la IARC ad indicare come prioritaria una revisione della cancerogenesi delle radiofrequenze onde non ionizzanti.

Le linee guida dell’ente regolatore ICNIRP, un organismo privato di 13 scienziati, con sede a Monaco, che dal ’92 detta legge sulle onde elettromagnetiche per conto dell’OMS «sono stabiliti a tavolino su previsioni statistiche, mai studiate ne rese obbligatorie» afferma la direttrice dell’Istituto Ramazzini, dott.ssa Belpoggi. “I 13 membri dell’autoproclamata commissione agiscono come una sorta di forza scientifica superiore” così viene descritto l’ICNIRP in questo interessante articolo sul quotidiano tedesco Der Tagesspiegel ma sempre più inchieste stanno facendo emergere i controversi rapporti e operati del “club scientifico” che legifera sulla nostra salute ad esempio il consorzio di giornalisti di Investigate Europe. (anche in un’intervista sul Fatto Quotidiano a pag. 6 del 16 Gennaio 2019)

Anche la dottoressa oncologa ed ematologa dell’ISDE, Patrizia Gentilini, esprime preoccupazioni e seri dubbi affinché le conoscenze scientifiche non rimangano nei cassetti dando adito a sottovalutare il problema. I limiti ora permessi sono solo una media, ma quotidianamente siamo esposti a radiazioni molto maggiori e le aziende di telecomunicazioni hanno chiesto di aumentarle per far funzionare il 5G

In particolare per i campi elettromagnetici del 5G spiega che «se fosse un farmaco non verrebbe commercializzato perché mancano studi scientifici, autorizzazioni di comitati etici, manca il consenso informato e siamo senza monitoraggi e strumentazione in grado di misurarli». Ma il 5G non è un farmaco: è una offerta commerciale delle compagnie telefoniche che hanno già speso più di 6 miliardi di euro per comprare le frequenze messe all’asta dallo Stato di fatto imponendole alla collettività.

La Gentilini è molto critica sul rapporto pubblicato ad Agosto dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità): seppur esprimendo dubbi (“scenari non prevedibili”, “non prevedibili i livelli di cancro”) nelle conclusioni si afferma che l’uso comune del cellulare non è associato ad aumento del rischio di cancro. «È una posizione estremamente discutibile, perché la letteratura scientifica è abbondante. Gli stessi studi presi in considerazione dal rapporto non solo fanno emergere dati statisticamente significativi del contrario, cioè della pericolosità delle radiazioni elettromagnetiche, ma sono stati fatti su un tempo di esposizione troppo breve, ad esempio sull’utilizzo del cellulare per sole 2 ore al mese! Come l’ISS valuta gli studi epidemiologici?»

Inoltre questa pubblicazione ufficiale ha permesso ai mezzi di comunicazione, per lo più finanziati dalle stesse compagnie telefoniche, di diffondere in prima pagina la notizia che si può dormire sonni tranquilli. «Invece chi sa ha il dovere di informare, di impedire l’occultamento di informazioni sui possibili rischi su tutto ciò che è in grado di inventare il progresso tecnologico» continua la dott.ssa dell’ISDE.

E non si parla solo di cancro; molti studi evidenziano un aumento di problematiche a livello del neuro-sviluppo, disregolazioni metaboliche come il diabete, infiammazioni sistemiche, patologie neuro-muscolari, del sistema immunitario e danno delle funzioni fondamentali delle cellule.

Ad esempio la Gentilini illustra una metanalisi di studi nei lavoratori più sottoposti alle onde come quelli impiegati nella telefonia, radar, etc: si è rilevato un aumento del 26% in più di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e del 33% di Helzeimer.

Il prof. Olle Johansson, neuroscienziato svedese già del Royal Institute of Technology e del Karolinska Institute (che assegna il premio Nobel per la fisiologia e la medicina), ha fatto forse l’intervento più duro, più preoccupato e critico.

«I bambini sono tutti a rischio crescente da tecnologia wireless dovuto a governi, dipartimenti e agenzie deboli, corrotti e alla stampa compiacente e scienziati non etici o ignoranti. 

I genitori espongono i bambini ad un agente di rischio come il DDT senza rendersene conto.

Sta diminuendo in modo esponenziale la fertilità maschile. Questa progressiva diminuzione spermatica diventerà una infertilità irreversibile per 5 generazioni.

In più sta emergendo, da recenti ricerche, che le frequenze incriminate. stanno rendendo alcuni batteri resistenti agli antibiotici. Queste mutazioni aumenteranno la già grave situazione italiana per antibiotico-resistenza, circa 24.000 morti all’anno.

L’OECD di Pisa ha rilevato performance decrescenti degli allievi a scuola con l’introduzione della tecnologia informatica. Infatti si riscontrano dipendenza, demenza, poca socialità e attività fisica, sovrappeso e disturbi del sonno collegati all’uso del cellulare. In paesi come Taiwan, Cina Giappone e Corea, stanno riducendo drasticamente l’uso delle tecnologie digitali dalle scuole».

Il prof. Johansson conclude l’intervento con una riflessione interessante: già da più di 20 anni tutte le compagnie assicurative non coprono nessun danno causato dal wireless. Chi pagherà per questi danni? Chi si sta prendendo la responsabilità?

Tra gli altri relatori, il dott. Paolo Orio, veterinario e referente dell’alleanza 5G ricorda che l’OMS  ha dichiarato che dal 2 al 3% della popolazione mondiale è affetta da elettrosensibilità di cui il 10% in forma invalidante, questo solo nel 2014. Spesso è co-presente la SCM (Sensibilità Chimica Multipla) che costringe i cittadini alla perdita del lavoro, al cambio di casa, al dover evitare ospedali, supermercati, scuole, treni, etc.

Anche altre patologie emergenti sembrano dovute ad un accumulo di tossicità da fattori ambientali che danneggiano il Sistema Immunitario come la fibromialgia e la sindrome da fatica cronica ancora difficili da riconoscere e soprattutto da curare.

Siamo molto lontani dal proteggere il diritto dei malati, da quelli di cancro, agli  epilettici, cardiopatici, etc. a non essere esposti ai CEM, così anche per i più vulnerabili cioè bambini e donne incinte. Con il 5G sarà pressoché impossibile sottrarsi alle radiazioni.

Per vedere l’intero convegno clicca qui.

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