Remida, a Torino il Centro di Riuso Creativo che ridà valore agli scarti
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Torino - Entrare nel magazzino del Centro Remida di Torino è come scoprire un mondo fantastico fatto di oggetti colorati, tessuti variopinti, scatoloni colmi dei materiali più disparati e rimanenze di lavorazioni industriali dalle diverse forme e consistenze .
Carta e cartone, materiali naturali come juta, stoffe, legno, sughero ma anche tubi, ingranaggi, metalli, rame, alluminio, gomma o plastica: si tratta di un luogo così singolare che farebbe venir voglia a chiunque di ritornare bambino. Si, perché in questo centro quelli che comunemente vengono considerati scarti riprendono vita e si trasformano, diventando risorse preziose e uniche nel loro genere.
Mi racconta il progetto Antonella Marchesin, responsabile del centro. «È un progetto culturale di sostenibilità, creatività e ricerca sui materiali di recupero, che promuove il concetto che lo scarto e l’imperfetto siano portatori di un messaggio etico e di sostenibilità».
L’obiettivo di Remida è coinvolgere il mondo delle imprese per sensibilizzare la cittadinanza e costruire comunità consapevoli in un’ottica di economia circolare. Per far ciò il centro recupera scarti di produzione delle aziende della provincia di Torino che vengono individuati e raccolti per lo svolgimento di attività didattiche e culturali all’interno del centro.
Si tratta di materiali fallati, fondi di magazzino o eccessi di produzione che le aziende mettono a disposizione e che, in alternativa, sarebbero stati destinati allo smaltimento. Materiali che all’interno del magazzino creano un labirinto creativo in cui perdersi e mandano un chiaro messaggio: “le risorse non sono infinite ed essere scarto non vuol dire essere un materiale povero”.
«Proprio come gli oggetti toccati dal mitico Re Mida, i materiali all’interno del magazzino si trasformano in preziose risorse che saranno a disposizione di scuole e associazioni per il loro riutilizzo e per la valorizzazione del loro significato e delle loro qualità intrinseche» si legge dalla descrizione del progetto.
La struttura è parte di una rete più ampia che coinvolge quattordici centri di cui otto in Italia e i rimanenti all’estero, facenti capo al Centro di Reggio Emilia. Ed è proprio qui che nel 1996 nasce il primo punto di riferimento sul riciclaggio creativo della città, a cui ha aderito anche Torino nel 2001, dalla collaborazione tra Iter – Istruzione Torinese per una Educazione Responsabile e il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, attuale Museo d’arte contemporanea.
«Il progetto Remida rappresenta un modo propositivo di vivere l’ecologia e di costruire il cambiamento, valorizzando i materiali di scarto e gli oggetti apparentemente senza valore, per promuovere nuove possibilità di comunicazione e creatività in una logica di rispetto dell’oggetto, dell’ambiente, della persona».
Ogni centro ha la sua personale connotazione. Quello di Torino ha una funzione prevalentemente artistica, dove il materiale recuperato viene utilizzato nei laboratori di arti visive, grafica, pittura, ceramica, scultura, fotografia e per le attività coi più piccoli. L’obiettivo? Insegnare loro l’ecologia e l’immenso valore che un materiale di scarto assume, specialmente tra le mani di un bambino, poichè, con la sua fantasia, è capace di trasformarlo in una piccola opera d’arte.
All’interno del centro operano insegnanti ed educatrici del nido e della scuola dell’infanzia, proprio come Maria Cristina Deorsola e Laura Negarville che mi accompagnano in questo magico mondo, raccontandomi l’importanza che assume insegnare ai bambini il riuso e il riciclo, trasmettendo loro il messaggio che anche piccole azioni salvaguardano il mondo in cui viviamo.
In questo senso, all’interno dei laboratori di Remida, il contatto con materiali di recupero diventa osservazione ed esplorazione ed inoltre arte e creatività diventano il tramite di una nuova cultura ambientale.
All’interno del magazzino possono accedere scuole di ogni ordine e grado di Torino e dell’area metropolitana ma anche le associazioni e i servizi educativi e culturali che possono così prelevare i materiali che il centro mette a disposizione da utilizzare presso i propri istituti, per una nuova educazione che metta al centro il pensiero ecologico e sostenibile.
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