Quattro anni di “supermercato senza soldi”: ecco dove può arrivare l’economia del dono
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Campania - Sono passati ormai tre anni da quando ha aperto a Napoli il primo “supermercato senza soldi” d’Italia. Perché “senza soldi”? Perché in questo particolare punto vendita non serve denaro per fare la spesa, ma basta una tessera punti appositamente studiata che, passata alla cassa, converte gli acquisti dei beneficiari in ore di volontariato che dovranno essere praticate presso i servizi sociali.
Il progetto è stato denominato social market ed è mirato in particolare a sostenere alcune decine di famiglie in difficoltà economiche della zona di Bacoli e Monte di Procida. Non si tratta però di puro assistenzialismo: chi fa la spesa qui infatti non accetta passivamente un dono, ma restituisce anche qualcosa agli altri secondo una logica che guarda oltre l’assistenza e che punta a restituire dignità alla persona.
L’esempio virtuoso di Napoli – grazie all’attività incessante e preziosissima di Progetto Arca, promotore dell’iniziativa insieme alla onlus locale La Casetta – ha poi cominciato a diffondersi. Per esempio, in sinergia con altre realtà del milanese e le istituzioni locali, anche a Rozzano (MI) è nato un emporio solidale, che ha aperto i battenti meno di un anno fa e sostiene le oltre 400 famiglie in temporanea difficoltà che attualmente necessitano di aiuto per la spesa alimentare.
Tornando in Campania, l’avvio del quarto anno di attività del social market ha rinforzato e arricchito non solo la collaborazione fra Progetto Arca e La Casetta e il bacino di famiglie aiutate, che da 40 sono passate a 80, ma anche la rete che si è creata con i fornitori locali dell’emporio, che con il loro supporto danno un contributo fondamentale alla riuscita del progetto.
È anche possibile “adottare uno scaffale”: versando un contributo mensile, chiunque può garantire l’approvvigionamento di uno scaffale del supermercato da cui le famiglie che beneficiano del servizio potranno prendere i generi alimentari di cui hanno bisogno.
La reciprocità è un altro aspetto basilare del progetto. I fruitori infatti, oltre a ricevere un sostegno, vengono formati allo scopo di far emergere le capacità e le attitudini di ognuno, che poi vengono valorizzate grazie a un’attività di volontariato sul territorio. Ecco dunque che i soggetti coinvolti si trasformano da beneficiari in portatori di aiuto.
Emerge così il vero obiettivo del “supermercato senza soldi”: spronare chi si trova in una situazione di disagio a uscire dall’isolamento, a rimettersi in gioco, a creare nuove relazioni valorizzando le proprie competenze attraverso la gratificazione del poter offrire qualcosa in cambio. Solo così è possibile recuperare quel valore imprescindibile che rappresenta la dignità della persona.
Gli empori solidali simili al social market di Progetto Arca e La Casetta sono ormai decine in tutta Italia. Spesso combinano soluzioni di contrasto allo spreco alimentare con l’erogazione di servizi di sostegno e dimostrano come un’economia fondata sul dono, sullo scambio e sulla riallocazione dei beni non solo sia possibile, ma sia già una fiorente realtà.
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