9 Ott 2019

L’importanza di far conoscere alle bambine il ciclo mestruale

Scritto da: Annalisa Jannone

Nell’intervista a Nadia Saracco, autrice del libro La Fata del Grembo, affrontiamo l’importanza di far conoscere meglio il ciclo mestruale alle bambine facendole scoprire risorse utili alla propria vita. La rivalutazione delle caratteristiche e della forza creatrice del “femminile” in ognuno di noi è un passaggio fondamentale per una cultura più rispettosa, accogliente e innovativa.

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La Fata del Grembo è un libro cartonato, quadrato con immagini rotonde dai colori accattivanti e che si presta a tanti usi. È il racconto della Fata che nelle diverse fasi di un tempo ciclico, si prende cura delle uova del sogno. Una fiaba per entrare nella magia del proprio corpo che ripetutamente genera e si prende cura delle “uova”, quindi dei semi per far crescere qualcosa di nuovo. L’energia creatrice è quindi una spinta generativa, innovativa, un flusso di potere che si manifesta e che se saputo cogliere permette di concretizzare ciò che è dapprima solo potenziale.

Chiediamo a Nadia perché è importante far conoscere il ciclo mestruale e l’arrivo del menarca alle bambine: «Porgere un’aspettativa magica su quello che sarà il divenire donna le farà vivere le diverse fasi in modo diverso, con un migliore ascolto e rispetto di se stesse. Il menarca è l’inizio di questa magia; va celebrato il momento in cui la bambina entra nel mondo delle donne perché sia onorato il passaggio ad una fase di ciclicità, di responsabilità e conoscenza del proprio tempo».

È importante scardinare questa abitudine di vivere il proprio ciclo con disagio e senso di inadeguatezza. Con Nadia ridiamo: «Ma che vuol dire “ho le mie cose” visto che le abbiamo tutte! Almeno il 50 per cento dell’umanità ed è il meccanismo che permette il proseguo della nostra specie».

La donna, nelle diverse culture a cui appartiene, sa che nelle varie fasi del ciclo si fluttua in diversi tipi di “sentire” trovandosi in altalene di comportamenti, di stati d’animo e propensioni che si ripetono. «Ascoltare la propria condizione aiuta le donne a saper sfruttare quell’energia generatrice. Le uova del sogno non portano solo a bambini fisici, in carne e ossa, ma possono materializzarsi in differenti tipi di progetti proprio perché esiste questa spinta verso il nuovo che si realizza».

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La fase della mestruazione non è un evento che cade in un tempo lineare, è tutto il ciclo mestruale che è la manifestazione del tempo ciclico come quello dei pianeti, delle stagioni, degli ormoni del nostro corpo, non solo quelli sessuali.

«Ritrovare la “lunaticità” del proprio tempo aiuta a rivalutare aspetti femminili presenti in tutti noi, ad esempio il rapporto con l’invisibile, con l’intuito, la continua mutevolezza. Ognuno può essere creativo in molte azioni che fa, anche semplici e quotidiane, ma deve aver imparato ad ascoltare e ad accogliere ciò che arriva, ciò che accade».

Non può esserci solo il tempo per produrre ci va anche il tempo per esserci e basta. Questo permette di attivare una forza che può portare a soluzioni creative, un meccanismo spesso non cosciente, ma in accordo con una energia universale; basta una prima intuizione e poi i nodi si sciolgono facendo emergere la nuova soluzione. C’è un tempo per fare ogni cosa, per accelerare, per fermarsi, per condividere o per fare. È necessario però imparare a sconnettersi dal modo di fare del “maschile”, lineare e logico, che ha caratteristiche diverse e un tipo di forza complementare e che nella nostra cultura predomina condizionando il nostro modo di pensare.

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L’energia femminile ti porta a vedere anche le conseguenze di quello che fai perché accoglie più facilmente tutto il resto. Vive di relazioni e quindi porta spesso a caricarsi nella cura degli altri sottovalutando le proprie esigenze. Continua Nadia: “molte donne mi dicono che non hanno uno spazio loro, dicono di non avere tempo per se stesse, si sovraccaricano di incombenze che le portano ad una insoddisfazione perenne, ansia o ad una depressione latente.” Sappiamo che poi inconsciamente le donne diventano lamentose, richiedenti, petulanti oppure si incattiviscono e ricattano in maniera più o meno consapevole.

«Ma questi limiti li abbiamo noi dentro, fanno parte della nostra cultura e bisogna imparare a sapersi permettere dell’altro a proporre altre modalità. Rimettere nel giusto ordine di importanza le cose, non mettersi in secondo piano rispetto ai figli è un insegnamento da conquistare e trasmettere anche all’interno della propria famiglia. Basta un quarto d’ora al giorno per creare il proprio spazio-tempo per ascoltarsi, ad esempio, durante le mestruazioni, si può fare un piccolo rito, concedersi momenti di solitudine, di svago e delegare ciò che può essere fatto da qualcun altro o se no semplicemente, quella cosa, non si fa».

Prendendosi la responsabilità della propria persona, essere in grado di occuparsi di sé e di saper soddisfare le proprie esigenze permette di incorrere meno nel far “pagare” inconsapevolmente agli altri le proprie mancanze o frustrazioni. Inoltre per una nuova società è utile saper crescere figli che sappiano cosa è il rispetto delle esigenze altrui e anche i bambini possono imparare una percezione diversa di come funziona una donna.

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«Le mamme devono accompagnare le bambine in questi passaggi. Ma anche ragazzi, padri e nonni hanno risposto in maniera positiva. Molti si sono incuriositi nel sapere qualcosa di più di questo mondo a loro nascosto. Inoltre il menarca arriva in età sempre più anticipata quando ancora non c’è un’idea di sessualità ma l’immaginario di ognuna è già fertile e pieno di potenzialità. Sta a noi suggerire le connessioni».

Le bambine ricevono la possibilità di conoscere il proprio corpo come un corpo pieno di uova del sogno che se sapranno coltivare, nelle diverse fasi di gestazione, le aiuterà dare vita a “figli” di diverso tipo. Così una nuova generazioni di donne sarà in grado di donare al mondo ulteriori risorse generative o di usarle in un modo nuovo.

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