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Cuneo - Alto è un luogo magico. A primo impatto un piccolo comune di un centinaio di abitanti che si inerpica su una strada che sale sinuosa ed immersa nelle mille sfumature del verde dei boschi, dove qualche animale selvatico di passaggio ti osserva in silenzio, dandoti il benvenuto nella sacralità della natura.
Ad Alto passa quella linea immaginaria che, proprio come illustrato nelle mappe, separa perfettamente la provincia di Cuneo dalla Liguria, creando allo stesso tempo un punto di incontro tra le anime di due regioni diverse e meravigliose che qui si fondono.
La prima volta che sono giunta ad Alto l’ho subito assaporata, quella magia. Sarà il colore mutevole delle foglie degli alberi che, lontano dalla città, sanno regalare i colori più vividi e intensi di sempre, sarà il profumo delle stagioni che ricorda quella pura sensazione di vita che nelle corse quotidiane tendiamo a dimenticare oppure quel senso di accoglienza e ospitalità che non chiede nulla in cambio.
Eppure, c’è chi di questa bellezza vuole riempire i suoi sogni e sta creando un luogo dove accoglienza e ospitalità sono solo alcune delle innumerevoli virtù. Alto, da qualche mese, ospita un nuovo e ambizioso progetto. Me lo racconta proprio Daniel Tarozzi che, insieme a Emanuela Sabidussi, compagna di sogni e avventure nella vita e all’interno di Italia che Cambia, hanno qui deciso di vivere, realizzando il desiderio, con Roberto Santangelo di Castelbianco ed un gruppo di amici che vivono tra la Liguria e il Piemonte, di costruire, insieme, un nuovo modello di vita.
«Altopia – La Casa del Cambiamento nasce come risposta ma anche come domanda a ogni viaggio, persona e sogno incontrato sul percorso alla ricerca del vero cambiamento. Questo progetto è il risultato concreto di ciò che in questi sette anni ho conosciuto spostandomi in giro per l’Italia» mi spiega Daniel.
Si tratta di un luogo, insomma, che vuole rappresentare la sintesi di tutti i progetti più belli, funzionanti, trasformativi che costellano il nostro Paese.
«Sin dal mio primo viaggio in camper ho incontrato centinaia di persone che, nei modi più disparati, stanno cambiando vita: c’è chi sta creando scuole virtuose nel bosco, chi sta facendo nascere comunità e reti sul territorio, chi sta sperimentando nuove forme di economia e praticando agricoltura naturale oppure c’è chi sta contribuendo a ripopolare borghi abbandonati. Si tratta di progetti unici nel loro genere ma ciò di cui mi sono accorto è il grande limite per cui spesso, in questa stupenda e variegata molteplicità, venivano sperimentati alcuni aspetti ma non altri».
Altopia vuole quindi essere una casa del cambiamento per tutti, dove costruire un nuovo tipo di vita improntato alla sostenibilità, dove crescere in armonia con l’ambiente sperimentando l’autoproduzione, il lavoro condiviso, dove valorizzare ciò che viene coltivato localmente o applicando la permacultura. Vuole essere una dimensione che crei comunità e che accolga, nonché un luogo a misura di bambino, adulto e anziano, dove l’intergenerazionalità diventa un elemento di forza e crescita collettiva che ricorda la bellezza dell’insegnarsi a vicenda.
È inoltre un progetto che vuole mettere in comunicazione le comunità locali in una dimensione di “ecovicinato“, dove unire le esigenze individuali e quelle collettive ed in cui, insieme, si possa conciliare tempo, famiglia e rispetto per la natura. Insomma, una Casa dove il cambiamento avviene ogni giorno e dove chiunque può contribuire per valorizzare al meglio le risorse del territorio.
«Nel mio lavoro da giornalista – mi confida Daniel – racconto le storie di chi, quotidianamente, decide di fare un cambio radicale. Questi anni mi hanno portato a girare tantissimo e nonostante abbia scelto di vivere in un luogo che amo e che mi permette di mettere in campo tutti quelli che sono i valori più profondi di Italia che Cambia, nella pratica mi sono trovato con difficoltà a concretizzarli nella mia vita. Altopia è quindi il sogno di praticare nel quotidiano il meglio che ho visto in questi anni».
Il progetto conta attualmente sette soci fondatori e il sogno comune è quello di coinvolgere sempre più persone verso un cambio di vita condiviso e collettivo, che crei una nuova proposta culturale, artistica e ambientale da rivolgere all’intero territorio in cui si colloca.
«Fin da subito abbiamo deciso di ragionare in un’ottica di valle, relazionandoci con progetti virtuosi già avviati localmente. Contro ogni mia aspettativa, abbiamo scoperto che proprio questi territori sono vissuti da persone davvero eccezionali che in qualche modo già mettevano in pratica molti dei valori che Altopia propone. Stiamo riscoprendo un tessuto molto più ricco delle nostre aspettative, fatto di persone propositive e progetti inclusivi» mi spiega Daniel, che, con Altopia, ha tra i suoi obiettivi proprio quello di creare interazioni coi territori vicini come Albenga verso la Liguria e Ormea verso il Piemonte, ma anche sfruttando la posizione centrale e nevralgica all’interno del triangolo formato da Torino, Milano e Genova.
Nella sua fase iniziale il progetto ha già preso avvio attraverso workshop e laboratori improntati a temi legati alla sostenibilità e alla coesione. Sono infatti diverse le progettualità che hanno richiamato ogni volta persone curiose o interessate ad avvicinarsi a questa realtà, condividendo un pezzetto della strada insieme. Ciò è avvenuto soprattutto grazie al contributo dei veri protagonisti dell’Italia che Cambia, giunti ad Alto per portare la loro esperienza e condividere insegnamenti di vita. Ne sono esempio l’incontro alla scoperta della Food Forest e della permacultura con Marco Pianalto, le tecniche per avviare progetti facilitati sul territorio con Melania Bigi o il modello educativo della “Scuola nel bosco” di Danilo Casertano.
Si tratta quindi di creare una comunità nascente di persone che vive in questo territorio e che insieme cambia, in cui genitori e figli imparano insieme oppure dove creare progetti educativi a stretto contatto con la natura, dove apprendere le vecchie saggezze contadine e dove imparare antichi mestieri che ancora hanno la fortuna di essere presenti nella zona.
A quali delle tante storie raccolte in questi anni ti sei maggiormente ispirato? Mi sorge spontaneo chiedere a Daniel. «Tre in particolare. Il progetto della “Libera Università di Alcatraz” di Jacopo Fo, che, in un’ottica trasversale, olistica e omnicomprensiva è stato capace di unire la dimensione ambientale a quella ecologica, energetica, di ricerca spirituale ed artistica, creando, tra le colline umbre, un luogo ricco di stimoli e vita. È stato poi fondamentale per me l’incontro con Etain Addey e il bioregionalismo nell’ottica di una vita a contatto col territorio dove imparare dalla stretta relazione tra esseri umani, animali e piante ed inoltre l’incontro con Panta Rei per la capacità di aver creato un luogo sentito un po’ da tutti come casa propria».
Altopia vuole essere la Casa del Cambiamento ma anche la casa di Italia che Cambia, dove mettere in pratica tutti i più begli insegnamenti di vita.
«Con Altopia sogniamo un mondo in cui i nostri nonni, i nostri genitori e noi stessi un giorno non saremo anziani isolati ma parte di una comunità che valorizza, stima e rispetta il prossimo. Un mondo in cui i bambini possano crescere liberi e felici imparando dalla natura, supportati dagli adulti che nelle difficoltà quotidiane si aiutano reciprocamente. Tutto ciò è un sogno a cui stiamo iniziando a dare forma».
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