Alessio Ciacci e Raphael Rossi: due visionari concreti verso i Rifiuti Zero – Meme #28
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Nonostante l’età ancora giovane Alessio Ciacci e Raphael Rossi – rispettivamente 39 e 45 anni – hanno fatto la storia della gestione dei rifiuti nel nostro Paese. Ciacci, da sconosciuto Assessore all’ambiente del comune di Capannori, in Toscana, è stato il primo, ormai più di dieci anni fa, ad attuare in un comune italiano, quando ancora nessuno sapeva cosa fosse, la strategia “Zero Waste” (rifiuti zero) ideata da Paul Connett. Rossi ha progettato i primi sistemi di raccolta differenziata porta a porta nel nostro Paese, due decenni orsono, ed è stato anche lui uno dei sostenitori della prima ora dei “rifiuti zero”.
Da allora i sistemi di gestione dei rifiuti, in Italia e nel mondo, sono cambiati radicalmente. La raccolta differenziata si è affermata ovunque come strumento privilegiato, ma oggi nuove sfide si affacciano all’orizzonte. Le enormi sfide ambientali che il genere umano si trova ad affrontare, come i cambiamenti climatici, il sovraconsumo delle risorse, l’inquinamento da plastica e da polveri sottili, unite ad eventi congiunturali come il bando all’importazione di materie prime seconde di scarsa qualità imposto dalla Cina a partire dal 2018, ci impongono di trovare nuove soluzioni, ancora più radicali.
Con Alessio Ciacci e Raphael Rossi abbiamo ripercorso questi ultimi vent’anni di gestione dei rifiuti, osservando i passi in avanti fatti, analizzando la situazione attuale e facendo ipotesi su ciò che ci si prospetta in futuro.
La strada fin qui
«Vent’anni fa, quando ho iniziato a progettare i primi sistemi di raccolta differenziata porta a porta in Italia, nessuno sapeva di cosa stessimo parlando – racconta Raphael Rossi –, ci chiamavano utopisti, sognatori, folli». Stessa esperienza per Alessio Ciacci: «Quando nel 2007 ho iniziato ad occuparmi di rifiuti e abbiamo fatto di Capannori il primo comune in Italia a intraprendere il percorso verso rifiuti zero in pochi credevano in quello che facevamo».
Tuttavia i fatti hanno dato ragione ai due visionari amministratori. La raccolta differenziata porta a porta si è diffusa capillarmente in tutto il Paese, e Raphael Rossi è stato chiamato a gestire, negli anni decine di aziende pubbliche, coniugando la sostenibilità ambientale all’attenzione per la trasparenza la legalità (un tema fondamentale quando si parla di rifiuti, almeno in Italia). Attualmente è responsabile dell’azienda pubblica di Formia, in provincia di Latina, chiamata Formia rifiuti Zero, che visti gli ottimi risultati ottenuti è stata chiamata a gestire anche i servizi dei comuni limitrofi.
La strategia rifiuti zero coinvolge oggi circa 300 comuni, per un totale di quasi 7 milioni di cittadini. Capannori è diventato in breve tempo – ed è rimasto per molti anni – il primo comune in Italia per i tassi di raccolta differenziata, grazie anche all’approccio partecipato e capillare adottato da Alessio Ciacci, che dopo l’esperienza toscana ha gestito i rifiuti a Messina, Rieti e attualmente è amministratore unico di varie municipalizzate, fra cui quella partecipata da 40 comuni in provincia di Torino.
Piccola parentesi sulla strategia rifiuti zero, per chi non la conoscesse. Si tratta di una strategia che mira ad eliminare il concetto stesso di rifiuto. È stato il chimico americano Paul Connett a ideare questo modello di gestione circolare, basato su 10 passi che partono dall’osservazione che la natura stessa è ciclica. Questo modello è chiamato Rifiuti Zero (Zero Waste).
Ecco i 10 passi:
1. Separazione alla fonte
2. Raccolta porta a porta
3. Compostaggio
4. Riciclaggio
5. Riduzione dei rifiuti
6. Riuso e riparazione
7. Tariffazione puntuale
8. Recupero dei rifiuti
9. Centro di ricerca e riprogettazione
10. Azzeramento rifiuti
Per approfondire l’argomento, trovate una spiegazione più dettagliata all’interno del nostro documento di Visione/Azione su “Cicli produttivi e rifiuti”.
Sfide e criticità del presente
Negli ultimi 15 anni il settore della gestione rifiuti si è molto sviluppato in Italia. Siamo passati da una media nazionale del 15% ad oltre il 52%, con moltissime province e regioni nel Centro-Nord che superano il 65%. «Questo vuol dire – spiega Rossi – milioni di tonnellate di materiali che vengono riciclati mentre prima andavano all’inceneritore, quindi un’intera economia che è nata e si sta sviluppando».
Tuttavia il sistema di raccolta differenziata e riciclo dei materiali sembra essere entrato in crisi in tutto il mondo e c’è bisogno di andare oltre. Il pacchetto europeo sull’economia circolare pone nuove sfide. Nella cosiddetta “piramide dei rifiuti” europea il primo obiettivo è ridurne la produzione. E su questo la strada è ancora lunga. «Dobbiamo ancora migliorare molto nella riduzione dei rifiuti, nella riduzione degli scarti – spiega Ciacci -, siamo fra gli ultimi in Europa per la tassazione degli imballaggi. Inoltre dovremmo imparare da altri paesi, come la Svezia, a organizzare una migliore filiera del riuso che dia maggiori garanzie a chi compra oggetti usati o ricondizionati o del vuoto a rendere».
Altro punto critico è la tariffazione puntuale, uno dei punti fondamentali della strategia rifiuti zero. Per tariffazione puntuale s’intende un sistema in cui la tariffa è calibrata sulla reale produzione di rifiuti da parte dei cittadini (come avviene, ad esempio, con l’elettricità e con l’acqua) e non più su stime basate sulla metratura delle abitazioni. Attualmente è applicata, fra i capoluoghi di provincia, dai soli comuni di Parma e Trento. «Negli ultimi anni ci siamo concentrati sulla tariffazione puntuale – continua Rossi – e possiamo dire che adesso abbiamo i sistemi e le tecnologie per attuarla in maniera efficiente». Specifica Ciacci che: «Ad esempio in molti usano sistemi Rfid, con microchip associati all’utenza che capiscono a fine anno quante volte un determinato cestino è stato ritirato».
C’è poi il problema della plastica: «è la situazione più complessa e critica – spiega Rossi – perché la plastica è un insieme di materiali molto eterogeneo. Fu scelto, quando si partì con il sistema di raccolta differenziata, vent’anni fa, di individuare una definizione di imballaggio in plastica molto vaga che non faceva differenza fra i diversi polimeri. Così, complice il fatto che la Cina ai tempi importava a prezzi molto convenienti questo miscuglio di materiali e si occupava della separazione, si è sviluppato un modello che adesso è in difficoltà. Oggi, quando la Comunità europea parla di aumentare il riciclaggio vuol dire che anche le modalità con cui faremo la raccolta differenziata nel tempo dovranno cambiare lavorando di più sulla qualità e lavorando sui materiali che non si possono riciclare in modo che siano riprogettati. In fin dei conti tutto quello che non si può riciclare è un errore di progettazione e deve essere ripensato in maniera tale che possa esserlo».
Un ultimo punto critico è rappresentato dal compostaggio. Oggi il materiale organico è il tipo di rifiuto più comune, ma molte regioni sono ancora sprovviste di impianti di compostaggio. «Il primo obiettivo che tutti devono porsi è sviluppare impiantistica per la gestione dell’organico – conclude Rossi – perché se mancano gli impianti il rischio è che ci siano sprechi di risorse, inquinamento, e che si paghi troppo il servizio».
Un futuro senza rifiuti?
Qual è il futuro della gestione dei rifiuti nel nostro Paese? “L’Italia è un paese fantastico – afferma Raphael Rossi – ma è molto a macchia di Leopardo: ci sono realtà straordinariamente positive in tutte le regioni d’Italia, ma manca ancora un avanzamento complessivo. Bisogna estendere questi esperimenti e farli diventare modelli.”
Gestire i rifiuti, in fin dei conti, è solo l’ultimo anello di una lunghissima catena. Che parte dall’estrazione eccessiva delle materie prime; passa per un sistema di produzione e (iper)imballaggio che spesso non si preoccupa di come i materiali verranno successivamente separati per essere riusati o riciclati, attraversa un sistema distribuzione delocalizzato, in cui le merci vengono spedite in tutto il mondo con annesse emissioni climalteranti dovute al trasporto, giunge all’utente finale, ove resta per un ciclo di vita quasi sempre ridotto al minimo, per terminare infine con la produzione di rifiuti.
Cambiare profondamente questo sistema per arrivare veramente a un modello “rifiuti zero” non è semplice, ma esempi come quelli di Raphael Rossi e Alessio Ciacci ci mostrano come un lavoro costante e certosino, corroborato da risultati pratici, quasi sempre paghi. D’altronde, come ripete spesso lo stesso Ciacci riferendosi alla categoria degli amministratori (ma la frase è valida per chiunque) “il nostro compito non è solo amministrare il presente, ma costruire risposte ai problemi del futuro”.
Intervista e realizzazione video: Paolo Cignini
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