1 Ott 2019

A cosa serve la Filosofia?

Scritto da: Matteo Ficara

“A cosa serve una filosofia se non ad ampliare gli orizzonti del pensiero, del mondo, della vita di ognuno e della Specie? Di fatto è esattamente questo il senso della Filosofia, o almeno io lo credo tale: non il conoscere il pensiero dei filosofi, ma pensare”.

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Personalmente non ho mai amato molto la Filosofia: alle scuole superiori, quando la incontrai per la prima volta, era vestita da professore che tentava di meravigliarti raccontandoti quello che avrebbe potuto fare, per meravigliarti, ma senza farlo realmente. Mi sembrò subito qualcosa di falso, una menzogna. Successivamente, al periodo universitario, ebbe i toni ed il volto della “teoresi”: il fare filosofia che coincide col ragionare infinitamente, possibilmente standosene lontani dalla realtà e ben immersi dentro il pensiero di qualche pensatore.

 

Se credi che la filosofia sia questa, allora sono in accordo con te se pensi che non sia un granché: a me piace quando il pensiero diventa utile subito, quando una teoria è anche immediatamente una pratica, un qualcosa di sperimentabile, verificabile e spendibile ogni giorno. Mi piace quando permette una rivoluzione.

 

Si dice poi che la filosofia nasca dalla meraviglia. Chiediti cosa ti meraviglia di più e sappi che da lì potrebbe iniziare, per te, una filosofia: per me nasce sicuramente dal senso di meraviglia che mi causano le profondità della psiche (che qualcuno chiama anche “anima”) e la ricerca attorno al tema della Specie. È da qui che ho ideato la Filosofia della Specie di cui mi occupo ora: la ricerca di concetti, narrazioni ed immagini che raccontano cosa siamo stati e cosa siamo, come Specie, in modo che si possa prospettare un “cosa possiamo essere” che sia in anticipo sui tempi e da modello per l’evoluzione.

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Ma che cos’è, di fatto, una Filosofia?  Si dice che la filosofia sia inscritta nel “perché?” che ci si pone quando la meraviglia ci assale e ci mette di fronte a qualcosa di inspiegabile, un fatto che richiede la nostra attenzione per essere sondato e compreso, che ci risveglia dalla monotonia di ogni giorno. Lì nascono le domande, lì nasce la ricerca, che è come una forza attrattiva irresistibile, come un innamoramento, che ti porta a guardare continuamente in quella direzione. Una specie di ossessione amorevole.

 

Cosa c’è di più bello?  Se vivessimo la filosofia così, come un innamoramento, allora ogni domanda sarebbe un appuntamento con quel mistero che ci attrae e cerchiamo di scoprire. E se parliamo di mistero, possiamo di certo dire che la filosofia è anche un atto sacro, perché riconosce la presenza di un confine (tra ciò che si sa e quel che non si sa) e quindi di un qualche tipo di “aldilà”. La primissima filosofia ci svela molto di questa sua natura indagatoria: essa in principio fu il mito. Quando accaddero eventi inattesi e si iniziò a chiedersi quale ne potesse essere l’origine, si era compiuto il primo passo verso la filosofia.

 

Una filosofia sana, che accoglieva in sé sia i frutti della logica, capaci di cogliere i nessi causali tra fatti nel mondo naturale e tra sistemi di pensiero, sia quelli dell’altra importantissima capacità conoscitiva, l’immaginazione, che servì per iniziare a comprendere tutto ciò che la ragione non poteva.

 

Guardandosi attorno, oggi, si vede invece un isterilimento del pensiero: il vago presupposto scientifico del metodo e della riproducibilità sono alla base dello shift che abbiamo fatto – come modo di pensare – verso la sola logica formale, dimenticandoci delle possibilità di scoperta attraverso l’immaginazione o quantomeno etichettandola come poco credibile.

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Ecco perché credo che la filosofia debba essere un’indagine con immediati riscontri pratici: se si resta nel metafisico, nel solo pensare, allora abbiamo la possibilità di escludere dalla filosofia tutto ciò che non è il rigido lavorìo della mente: ciò che va bene e ciò che non va bene viene definito a priori.

 

Se invece avessimo il coraggio di usare ogni canale di conoscenza possibile, sperimentandone i risultati ed i contenuti, allora potremmo scartare determinate capacità a posteriori. Questo permetterebbe il ritorno dell’immaginazione al suo posto: come capacità esplorativa e di pensiero.

 

Quale guadagno ne avremmo? Immenso: saremmo in grado di spostarci dalla necessità di capire i fenomeni e di spiegarli (per poi poterli controllare), alla bellezza dello scoprire qualcosa che è inspiegabile e avere il coraggio di tenerlo così, come un mistero, invece che temerlo e cercare di controllarlo. In questo modo tutto il lato invisibile e magico, che sempre più la fisica moderna sta riscoprendo, avrebbe di nuovo accesso al nostro mondo, portando idee, risposte, visioni di altri mo(n)di.

 

D’altronde, a cosa serve una filosofia se non ad ampliare gli orizzonti del pensiero, del mondo, della vita di ognuno e della Specie? Di fatto è esattamente questo il senso della Filosofia, o almeno io lo credo tale: non il conoscere il pensiero dei filosofi, ma pensare. Chiaro: la curiosità e il desiderio di conoscere altri sistemi di pensiero, altre visioni, altre vite, dovrebbe essere una sana compagna di vita, non solo racchiusa dentro ai confini della filosofia ma anche della storia e delle vicende dell’uomo.

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Ma il servizio che la filosofia può fare al genere umano è proprio quello di rammentargli chi è stato, mostrargli senza filtri chi è e aiutarlo a prospettare, in avanti, un’idea di sé che sia la migliore possibile e allo stesso tempo memore delle potenzialità e dei limiti naturali che abbiamo.

 

Ora prova a immaginare cosa potrebbe significare portare la filosofia nel tuo mondo: ti fermi a guardare cosa hai fatto, chi sei e a pensare a chi vorresti essere, a cosa sarebbe necessario fare, sapere, divenire, per poter realizzare la tua visione. Avresti una classe dirigente, e tutta una politica, che non ti presentano un programma ove illustrano in che modo risolveranno i tuoi bisogni immediati, ma che ti proporranno un ideale verso cui tende il loro lavoro: ti diranno che tipo di Paese hanno in mente e come pensano di arrivarci, che tipo di essere umano vogliono nutrire, che tipo di mondo vogliono curare e lasciare dopo il loro passaggio.

 

Con un po’ di filosofia, insomma, il tuo mondo non sarebbe più chiuso in quattro strette mura invisibili, ma sarebbe come una terrazza, con visione e accesso libero al mondo a 360°, dove potrai sempre decidere (tu) verso quale orizzonte muovere il primo passo di oggi.

 

 

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