Il riuso di abiti da sposa per il riscatto di tutte le donne
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Sowed è una Onlus che ha slegato il mondo della moda da uno stereotipo di frivolezza, facendolo incontrare con l’ecologia e con l’impegno sociale. Il nome nasce dall’unione di Social e Wedding, e l’idea consiste nel raccogliere abiti e accessori da matrimonio, ridarli a persone interessate a partire da una donazione minima e impiegare il ricavato per sostenere progetti in favore di donne provenienti da esperienze difficili.
«Cerchiamo di incentivare il riutilizzo degli abiti, anche perché vengono indossati una sola volta per poi finire in armadio», ci ha raccontato Veronica Bello, presidente dell’Onlus Sowed. Abiti dunque usati, ma anche abiti nuovi di zecca donati da vari atelier. C’è un regolamento da rispettare: i capi devono essere lavati e in buono stato. Una volta ricevuti Sowed li classifica e stabilisce un prezzo minimo di donazione.
Le donazioni vanno a sostenere progetti per donne svantaggiate: vittime di violenza domestica, donne uscite dalla tratta, detenute o ex detenute, con disagi socio/economici… Per molte di loro le disavventure sono iniziate da un matrimonio pericoloso. È dunque interessante come l’abito da sposa possa, attraverso Sowed, cambiare significato, diventando uno strumento di speranza e di ricostruzione del futuro.
Quando gli abiti vengono ritenuti non conformi al regolamento, non vengono comunque gettati via. «Il settore tessile, in fatto di inquinamento, è secondo solo a quello petrolifero», ci ha fatto presente Veronica, pertanto tutto ciò che passa fra le loro mani torna ad avere una nuova vita, nel peggiore dei casi recuperando il materiale e riciclandolo.
La Onlus è ancora in una fase di start up ed inizia a vivere le proprie prime esperienze. A luglio Veronica Bello ha organizzato insieme a Pablo di GilCagné, make up artist di fama internazionale, il primo corso di formazione professionale di Sowed. Nove donne segnalate dalle associazioni e cooperative che operano sul territorio laziale sono state coinvolte in tre giornate di formazione nell’Accademia di via Cola Di Rienzo, a Roma, al termine delle quali hanno ottenuto un attestato di frequenza. Ognuna delle donne ha portato la ricchezza interiore frutto anche della propria esperienza, generando un’atmosfera di complicità e scambio. A termine del corso Veronica ha detto alle partecipanti che “se inizialmente la speranza era di insegnare loro qualcosa, alla fine siamo stati noi ad apprendere molto da loro”.
Un’altra iniziativa di Sowed, con scadenza a settembre, è il contest per la creazione di una beauty pochette da viaggio pensata per la sposa e non solo. L’accessorio deve essere ecosostenibile, leggero, realizzato in lino e cotone e con un sistema di chiusura non troppo elaborato. Saranno graditi bozzetti che coinvolgeranno il tema “rispetto delle donne”. L’iniziativa ha ottenuto la partnership di Road to green 2020, associazione che si occupa di promozione della cultura della sostenibilità ambientale, che esprimerà il proprio parere circa l’eticità e la sostenibilità dei progetti inviati.
Il vincitore del contest riceverà una fornitura di tessuti offerti dalle Manifatture Tessili Prete, azienda leader nella produzione di lino, canapa, cotone e misti per svariati marchi di abbigliamento e biancheria per la casa. L’azienda fornirà a Sowed anche i tessili, filati 100% naturali, per produrre le pochette, che saranno realizzate dalla Sartoria San Vittore, progetto della cooperativa sociale no profit Alice, all’interno dei laboratori presso gli Istituti Penitenziari di San Vittore e Bollate, dove lavorano donne detenute, che attraverso il proprio lavoro cercano di reinserirsi nella società, perseguendo valori come l’etica e la legalità.
Per quanto riguarda il futuro, Veronica Bello sogna che Sowed possa diventare un vero e proprio “atelier sociale” con all’interno una sartoria, dove le donne in difficoltà possano trovare un lavoro. E magari cucirsi il futuro con le proprie mani.
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