Farm Cultural Park: arte e rinascita nell’entroterra della Sicilia – Io faccio così #260
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Agrigento - In una calda mattina di fine giugno partiamo da Palermo con destinazione Favara, piccolo comune in provincia di Agrigento. Facciamo una sosta a Caltanissetta per ritrovarci con Marcello Bellomo e gli altri Agenti del Cambiamento e di lì proseguiamo. Arriviamo poco prima di pranzo, troviamo un posto per il nostro camper e tutti insieme ci dirigiamo verso Farm Cultural Park.
Non sappiamo bene cosa aspettarci. Entriamo. Pochi ragazzi, ma tutti al lavoro. Un uomo scende le scale, parla al telefono fornendo le ultime indicazioni, indossa scarpe da ginnastica e accenna un sorriso cortese. È Andrea Bartoli, fondatore – insieme alla moglie Florinda Saieva – di Farm Cultural Park.
Rimaniamo subito colpiti dalla sua sobrietà e cordialità. Ci confessa che sono giorni in cui Farm è in pieno fermento: la sera si terrà, infatti, la preview inaugurale di Countless Cities, la Biennale delle Città del Mondo. Lo seguiamo nel Riad della Farm, una piccola oasi all’interno dei Sette Cortili. Un giardino che rende omaggio alla piazza Jamaa el Fna di Marrakech e all’architettura tradizionale del Marocco. Dentro è allestito un piccolo palco dove un attore prova la sua performance per la sera.
Assistiamo in silenzio in un’atmosfera magica. Organizzato il set per l’intervista, Bartoli interrompe le prove e inizia a raccontarci il progetto Farm Cultural Park. Un progetto di innovazione sociale, un centro culturale indipendente, una galleria d’arte diffusa, un dispositivo di compensazione: tutto questo e non solo è Farm Cultural Park.
Nasce nove anni fa quando i due coniugi, Andrea Bartoli e Florinda Saieva, decidono di vivere in Sicilia e impegnarsi in prima persona per contribuire attivamente alla riqualificazione di Favara, fino ad allora tristemente nota solo per l’abusivismo edilizio e il degrado. Acquistano nel cuore del centro storico alcune delle abitazioni presenti all’interno dei Sette Cortili, un quartiere chiamato così per la sua conformazione urbana caratterizzata appunto da sette piccole corti. Iniziano un’opera di trasformazione e riqualificazione, che passo dopo passo, li porta a realizzare quella che ora Bartoli definisce “una piccola capitale mondiale della rigenerazione urbana”.
Visitatori, artisti, operatori culturali e architetti si aggirano lungo le vie del centro di Favara ammirando esposizioni di arte contemporanea, ritrovandosi nei diversi spazi d’incontro o degustando drink e piatti tipici nelle cucine a vista. Tantissime le iniziative organizzate in questi anni: dai workshop ai laboratori di architettura, dalle mostre alle installazioni permanenti, dai concerti alle performance di vario genere. È nata anche la prima scuola di architettura per bambini (SOU), la scuola di politica per giovani donne rivolta a ragazze dai 13 ai 19 anni (Prime Minister) e infine da poco ha preso avvio uno dei progetti più ambiziosi: Countless Cities, la Biennale delle Città del Mondo.
Countless Cities è la prima edizione di una mostra biennale che coinvolge fotografi, artisti, architetti e creativi che con diversi approcci e linguaggi raccontano non solo le città, ma anche le buone pratiche e le idee innovative che contribuiscono a renderle speciali. I tre temi principali della prima edizione sono la governance, le città resilienti e la nuova consapevolezza dei giovani. Uno degli aspetti più interessanti di Farm è l’impatto che ha avuto con il contesto di Favara, diffidente all’inizio ed entusiasta subito dopo.
La nascita di Farm Cultural Park è infatti servita da stimolo per la cittadinanza, che nel tempo è riuscita a rivitalizzare l’intero centro attraverso l’apertura di nuovi locali e attirando pubblico dai centri vicini. Oggi Farm Cultural Park è divenuto a pieno titolo il secondo polo di attrazione turistico nella zona di Agrigento, dopo la Valle dei Templi, da cui dista solo 6 km. Un parco turistico culturale che ha portato in media 120 mila visitatori all’anno e ha creato diverse opportunità di lavoro.
La nostra intervista si conclude seguendo Bartoli fuori dai Sette Cortili per ammirare gli ultimi due restauri: Palazzo Micciché e Palazzo Cafisi, anch’essi spazi espositivi protagonisti della biennale. Se volete lasciarvi incuriosire da una delle più innovative realtà socio-culturali, non vi resta che andarli a trovare: per la mostra Countless Cities avete tempo fino al 27 Ottobre.
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