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L’accesso delle ragazze e dei ragazzi alla cultura e all’istruzione non avviene solo nelle aule scolastiche. La comunità educante e la rete di servizi a disposizione dei più giovani fanno la differenza nel contrasto alla povertà educativa. Da questo punto di vista, le biblioteche pubbliche rivestono un duplice ruolo.
La prima funzione, in un paese dove una famiglia su 10 non ha nessun libro in casa, è contribuire alla diffusione della lettura tra i giovani. Un problema particolarmente impattante nelle maggiori regioni del sud, dove circa il 70% dei minori tra 6 e 17 anni non legge libri. La seconda funzione delle biblioteche è quella di creare un presidio educativo e sociale nel territorio in cui si trovano. Luoghi sicuri dove studiare, e anche di aggregazione per i più giovani. Ragioni che portano a considerare strategica la loro presenza. E anche monitorare come si distribuisce l’offerta di questo servizio sul territorio. In particolare nelle aree interne: le realtà del paese più distanti dai centri maggiori e con minore accesso ai servizi.
Funzioni ancora più importanti nelle aree interne
A causa delle caratteristiche geografiche, sociali ed economiche di questi territori, il duplice ruolo svolto dalle biblioteche acquisisce un significato persino maggiore. Dal punto di vista educativo, i test Invalsi hanno rilevato ampi divari tra le prestazioni degli studenti delle aree interne e i loro coetanei del resto del paese, con risultati sistematicamente inferiori durante tutto il ciclo di istruzione. Disuguaglianze educative che acuiscono quelle economiche e sociali, e rischiano di lasciare indietro una parte consistente del paese: circa il 7% dei minori vive in comuni periferici e ultraperiferici.
Le aree interne sono territori a bassa densità abitativa, soggetti a forte spopolamento di bambini e adolescenti, in cui la presenza di presidi educativi è molto rarefatta. Perciò anche la funzione aggregativa delle biblioteche rappresenta un vero e proprio asset per la comunità locale. Luoghi d’incontro, ma anche spazi pubblici in zone dove solitamente sono meno presenti, che possono essere utilizzati anche per le attività di scuole e realtà associative.
La difficoltà di monitorare l’offerta sul territorio
Nell’analizzare la presenza delle biblioteche, scontiamo alcuni limiti che è necessario esplicitare. Il merito dell’anagrafe Iccu è aver tracciato, comune per comune, tutte le circa 18mila strutture esistenti in Italia.
Questo database raccoglie biblioteche di qualsiasi tipo: dalle comunali ai fondi privati, da quelle annesse ai ministeri e alle amministrazioni pubbliche a quelle destinate a studiosi e specialisti. Per i nostri scopi, ovvero analizzare solo l’offerta realmente fruibile dai ragazzi, è quindi necessario operare delle distinzioni. Purtroppo, per una parte consistente delle biblioteche censite, ciò non è possibile: possiamo localizzarle, ma non sappiamo se si tratti di strutture destinate anche ai minori.
Rispetto alle biblioteche per cui conosciamo questi dettagli (circa 14mila), poco più della metà (7.356 nel 2018) è interessante ai fini delle analisi sulla povertà educativa. Si tratta delle biblioteche pubbliche (6.046 strutture) e di quelle classificate come “importanti non specializzate” (1.310). In questa categoria sono comprese soprattutto biblioteche comunali e parrocchiali, quindi potenzialmente accessibili dai minori. E proprio il numero di minori in età per leggere è il bacino di utenza di riferimento con cui possiamo valutare la presenza di biblioteche.
Come si nota c’è una grande differenza se si considerano tutte le biblioteche oppure solo quelle che sappiamo essere fruibili per i ragazzi tra 6 e 17 anni. Se si considerano tutte le circa 18mila biblioteche, la diffusione massima si raggiunge in Molise (5,9 strutture ogni 1.000 ragazzi 6-18 anni) e Valle d’Aosta (5,1). Le due regioni più piccole d’Italia sono prime anche considerando solo le biblioteche pubbliche e quelle non specializzate: 3,9 ogni 1.000 ragazzi in Valle d’Aosta, 3,5 in Molise.
Questo dato fa emergere l’altro grande limite al monitoraggio: conosciamo il numero di strutture, ma non ulteriori criteri dimensionali per fare una valutazione più ponderata. Ad esempio non abbiamo indicazioni per valutare il numero di minori che è effettivamente in grado di accogliere ciascuna biblioteca. Con i dati attualmente disponibili, ciascuna struttura conta a prescindere dalla dimensione effettiva. Perciò i territori con pochi minori possono risultare più serviti.
Le biblioteche nelle aree interne
Proprio per questa ragione, mettere in relazione la domanda potenziale (numero di ragazzi) con il numero di biblioteche pubbliche e non specializzate rischia di essere fuorviante senza ulteriori ponderazioni. Sono proprio le aree interne, e in particolare i comuni periferici e ultraperiferici, ad avere una minore domanda potenziale. Come abbiamo visto si tratta dei comuni con maggior spopolamento e dove vive una quota più bassa di bambini e ragazzi.
Questo è il motivo per cui il numero di strutture per minore risulta più alto nelle aree periferiche e ultraperiferiche. È la conseguenza di non poter parametrare la presenza con altre informazioni di carattere qualitativo o dimensionale. È infatti ragionevole aspettarsi che nelle città ci siano meno biblioteche per minore, ma che queste possano essere più grandi e con più servizi.
Tenendo conto di questo limite, è comunque interessante restringere il confronto alle sole aree interne, in particolare ai comuni periferici e ultraperiferici, i cui abitanti devono affrontare almeno 40 minuti di viaggio per raggiungere il polo più vicino. Sia che si prendano in considerazione tutte le strutture, sia isolando solo quelle che sappiamo essere accessibili per i minori, i comuni periferici e ultraperiferici con meno strutture rispetto ai minori si trovano in Sicilia, Puglia, Lazio e Calabria.
Due di queste regioni (Sicilia e Puglia) si trovavano in fondo alla classifica anche considerando la totalità dei comuni. Le aree periferiche e ultraperiferiche dell’isola, in particolare, risultano meno coperte sia considerando tutte le biblioteche sia solo quelle per minori. I dati mostrano come il numero di strutture per minore sia più elevato a Palermo e Messina, mentre il livello più basso si raggiunge a Ragusa.
Queste informazioni ci aiutano a inquadrare meglio le possibili criticità, ma ancora non bastano. Come abbiamo già rilevato, è necessario che attività di mappatura di questo tipo continuino per comprendere davvero l’offerta davvero a disposizione di ragazze e ragazzi.
Articolo tratto da OpenPolis
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