A Selvaggia Lucarelli, su Jovanotti e il fratino
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Cara Selvaggia, abbiamo letto il tuo articolo sulla vicenda di Jovanotti e del fratino. Il lavoro di chi si batte per la tutela della natura è molto difficile. È difficile in sé, perché l’assedio umano alla natura è estremo e crescente. Consumiamo suolo, danneggiamo gli habitat, mettiamo a rischio le specie. Cambiare questo stato di cose è un’impresa immane, perché si tratta di modificare, a livello globale, un sistema economico, industriale, di sviluppo.
Ma l’impresa è ancora più difficile per via della distanza culturale che la separa da molte persone, anche le più intelligenti e sensibili. Ironizzare sulla difesa del fratino è facile. C’è un mondo di luoghi comuni, di letteratura, di film, che trasporta questo genere di vicende nel campo del ridicolo, facendone mere stranezze da perditempo, utili per una battuta e niente più.
Tempo fa, quando in Inghilterra venne proposto il diritto di voto alle donne, un aristocratico ironizzò che prima o poi ci saremmo occupati di diritti degli alberi e amore per gli animali. Per fortuna è stato così, con buona pace dell’ironia di quel tizio.
La vicenda dei concerti di Jovanotti sulle spiagge è stata oggetto di critiche, sostegno, dibattito, scontri, punti di vista diversi. È una vicenda complessa, che in linea generale riguarda l’opportunità di portare così tanta gente in luoghi naturali. In astratto è una cosa bella, in concreto può essere un problema serio.
E poi c’è il fratino. Piccolo, con poche difese, con un sistema vitale estremamente delicato. Il fratino nidifica sulle spiagge da tempo immemorabile e non ha mai avuto problemi. Mai, fino a quando (pochi decenni fa) l’uomo ha scoperto le spiagge. Le ha occupate, le ha invase e in parte le ha distrutte. Il crollo della popolazione di fratino (ridottasi in Italia del 50% negli ultimi vent’anni) dipende sostanzialmente da questo. Da come ci siamo appropriati interamente di un habitat che era (anche) il suo.
Il fratino non ha alternative. Non può decidere di nidificare nei boschi. Non può decidere di nidificare nel centro di Milano o sugli spalti di un Palasport. Il suo ambiente è quello e solo quello: la spiaggia. E non ha modo di spiegarlo, di farlo capire.
Noi proviamo a dargli parola, a dargli una mano. Cerchiamo di farlo con attenzione, in modo gentile, meditato, persuasivo ma convinto. Non lo facciamo solo per il fratino. Lo facciamo anche per la pernice bianca, per l’allodola, per l’aquila di Bonelli, per tutte quelle specie che oggi soffrono a causa di un mondo insostenibile e, talvolta, letteralmente insensibile. Lo facciamo anche a costo di passare, come scrivi tu, per rompiscatole. È un dazio da pagare, che paghiamo.
Lo facciamo perché pensiamo sia utile e giusto. E lo facciamo, in fondo, perché abbiamo ascoltato le canzoni di Jovanotti, che anche di questo parlano: di un mondo più giusto, più generoso, più attento alle cose, nel quale non deve essere poi così difficile trovare un posto, minuscolo, discreto, silenzioso, anche per gli altri.
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