5 Ago 2019

Michele Dotti: l’educazione e il coraggio di seguire i nostri talenti – Meme #26

Scritto da: Paolo Cignini

Michele Dotti è formatore, scrittore, organizzatore di spettacoli teatrali e documentarista. Amico storico di Italia che Cambia, da anni è impegnato nel formare ed educare le persone al cambiamento. Lo fa lavorando soprattutto con le scuole e gli insegnanti. Insieme a lui, tra le tante cose, abbiamo parlato dell’educazione, dell’importanza dei talenti e del coraggio della lentezza come motore di cambiamento. 

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“Quando le formiche uniscono le loro bocche, possono sollevare un elefante”: al di là del legame storico che lo lega ad Italia che Cambia da sempre, definire Michele Dotti a parole non è affatto semplice e forse questa frase ci aiuta a farlo.

 

 

Personaggio poliedrico, si definisce EducAttore per necessità, allo scopo di unire due delle attività che lo appassionano maggiormente: l’educazione e la divulgazione. Senza dimenticare l’ecologia. É uno scrittore, un formatore, un organizzatore di eventi molto importanti come il Festival di Ecofuturo e il Festival Comunità Educante. Fin dai suoi diciotto anni è impegnato in un percorso di solidarietà internazionale in Africa, che lo ha portato a stringere un rapporto stretto con il Burkina Faso e con il pensiero di Thomas Sankara: una delle sue frasi ha aperto il nostro articolo di oggi.

 

Da allora cerca di mettere al servizio i suoi talenti, e non solo la sua passione, per diffondere e mettere in pratica i valori della giustizia, della pace, della solidarietà e dell’intercultura anche in Italia. Lo fa organizzando spettacoli teatrali riservati agli alunni delle scuole, formando gli insegnanti, realizzando anche dei video dove riflettere insieme su molte tematiche dell’attualità e sulle molteplici possibilità che abbiamo, come esseri umani, di sviluppare la nostra consapevolezza.  Questo e altro, con un obiettivo comune: quello per cui è meglio fare un passo insieme che cento da soli.

Durante la quarta edizione del festival Ecofuturo

Durante la quarta edizione del festival Ecofuturo

L’educazione e la paura

Punto principale del nostro incontro con Michele riguarda naturalmente l’educazione, uno dei temi cardine della sua attività. Usiamo una parola chiave per introdurre ciò che andremo ad approfondire: sbaglia solo chi non fa nulla. «E non è una condizione auspicabile – ci spiega Michele – perché io ho una convinzione: la corruzione, l’avidità e la malvagità sono aspetti deprecabili del nostro essere al Mondo. Ma non sono le cause principali per cui non avviene un cambiamento, gli daremmo un’importanza che non hanno. Il vero blocco al cambiamento è la paura!».

 

Riflettiamo insieme su quanto sia pervasivo oggi il concetto di paura, proprio nel mondo che dovrebbe essere caratterizzato da una spinta opposta: l’educazione dei nostri figli. «Pensiamo al tema della sicurezza nelle nostre scuole: è diventato completamente irrazionale e fuori controllo. Noi stiamo impedendo ai nostri ragazzi di fare cose che tutti noi da bambini abbiamo fatto, come arrampicarsi sugli alberi o accendere un fuoco. Li blocchiamo nelle loro naturali attività per paura dell’insicurezza, del problema, del rischio.

 

É un aspetto tragico! Bisogna sviluppare un pizzico di lucidità mentale per ridimensionare i fattori di rischio, e rendersi conto che l’unico modo per non correrne alcuni è: non fare nulla! Ciò non ha nessun valore educativo, né per i bambini e tanto meno per gli adulti: laddove parliamo di rischi normali, che fanno parte della vita, vale la pena mettersi in gioco e sperimentare, perché l’unico modo per cambiare e imparare è quello di vivere, si impara solo facendo, giocando, non basta solamente la teoria. Bisogna dare ai nostri ragazzi la possibilità di sperimentare se stessi, per scoprire i propri limiti e i propri talenti. Chi scopre i propri talenti sarà un essere umano felice e utile».

Un incontro degli Agenti del Cambiamento a Panta Rei

Un incontro degli Agenti del Cambiamento a Panta Rei

Differenza tra talenti e passioni

Io alla differenza tra passioni e talenti non avevo mai pensato. Così come non avevo mai pensato a quella tra desideri e bisogni, per cui ci vorrebbe un articolo a parte ma che vi assicuro sarebbe illuminante. Diamo per scontato che le nostre passioni siano il motore che ci contraddistingue, ma spesso non diamo il giusto ascolto a ciò che ispiriamo negli altri quando parliamo o in qualsiasi gesto ci capiti di mettere in pratica. 

 

«È proprio osservando ciò che ispiriamo nel prossimo che riusciamo a vedere i nostri talenti – ci spiega Michele – ed è fondamentale capire un aspetto: sono i talenti che rendono un posto migliore e sono sempre loro uno dei motori fondamentali del cambiamento.

 

Uno può essere molto appassionato di calcio, ma allo stesso tempo scarsissimo come giocatore. Per il talento, vale invece il confronto: è fondamentale che ognuno scopra se stesso. Il talento è ciò in cui riesco bene, la capacità di accendere l’entusiasmo negli altri tramite le mie azioni mi svela i miei talenti. I talenti sono un qualcosa che noi dobbiamo mettere al servizio della società, perché viviamo anni in cui spesso ci rinunciamo per accettare lavori ed attività che invece non ci piacciono e ci fanno vivere infelici. Io penso che, se noi avessimo un mondo in cui ognuno ha scoperto i propri talenti e li mette al servizio degli altri, vivremmo in un mondo completamente diverso».

Villaggio di Tangaye, Burkina Faso

Villaggio di Tangaye, Burkina Faso

 

Riscoprire il coraggio della lentezza 

Tra i tanti concetti affrontati insieme a Michele e che potete trovare anche nel video qui sopra, non poteva mancare un accenno al Burkina Faso «che mi ha insegnato tantissimo: ho visto davvero dei miracoli avverarsi, in quel luogo» ci racconta Michele. «Sono un testimone oculare di cambiamenti profondi e quasi impossibili a primo sguardo: persone che unendosi hanno cancellato la fame, la sete, che hanno fatto retrocedere il deserto di decine di chilometri. Ho visto dei cantieri meravigliosi, con centinaia di persone lavorare insieme per migliorare la vita comunitaria di tutti.

 

Ma soprattutto il Burkina, e l’Africa in generale, mi hanno insegnato il coraggio della lentezza: a volte occorre questo tipo di coraggio, di saper aspettare, di non fuggire da soli come in una volata solitaria del ciclismo ma di sapersi fermare, di sedersi attorno ad un tavolo, di ascoltarsi e camminare solo quando siamo pronti a farlo insieme. Non saranno gli eroi a cambiare la storia, ma questa cambierà quando alcune persone cominciano a sognare insieme. Non dobbiamo pensare che qualcosa non si possa fare solamente perché non è mai stato fatto».

 

Intervista: Daniel Tarozzi
Riprese e montaggio: Paolo Cignini

 

 

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