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Greta Thunberg è diventata un fenomeno mediatico. Su questo non ci piove. Per questo è anche oggetto di numerose critiche, oltre che di tantissime testimonianze di affetto e solidarietà. Spesso tuttavia, temi che meriterebbero riflessioni approfondite e azioni decise vengono annacquati da sterili dibattiti fra i fan di Greta e i suoi critici. Ritengo necessario andare oltre questo stallo. Ma andiamo con ordine.
“Se non sei anche tu nell’arena a farti prendere a calci nel sedere, la tua opinione non mi interessa”, dice la ricercatrice e formatrice americana Brene Brown centrando uno dei punti che ritengo basilari nella discussione: chi avanza critiche così aspre e spesso superficiali cosa sta facendo per l’ambiente? Quali azioni concrete compie quotidianamente per contrastare gli effetti e le cause dei cambiamenti climatici? Se le risposte a queste domande sono “niente” e “nessuna”, tali critiche sono a mio avviso irricevibili.
Tralasciamo ovviamente i grotteschi titoloni di una parte della stampa italiana, che faccio una gran fatica a collocare nella categoria del giornalismo e dell’informazione. Tralasciamo anche gli attacchi di chi è ancora convinto che l’emergenza ambientale sia una bufala e che la comunità scientifica internazionale non sia unita nel dichiarare che è impellente modificare il nostro stile di vita per porvi un freno.
Veniamo dunque a chi accusa Greta Thunberg di essere un burattino manipolato da cospiratori internazionali che sfruttano l’ambientalismo per fini secondari o, ancora, di far parte di una famiglia di furbacchioni in cerca di notorietà e soldi facili. La mia risposta è: e se anche fosse? Come spesso accade, anche in questo caso ravviso un atteggiamento che mi amareggia molto: concentrarsi sulle cause, ignorando gli effetti.
La vera star dell’ambientalismo internazionale infatti non è Greta. Il suo personaggio è convincente e sincero oppure costruito? Personalmente non mi interessa. Preferisco concentrarmi sui risvolti positivi che la sua notorietà ha generato: un movimento ampio, diffuso e genuino di migliaia di giovani che in tutta Europa si stanno mobilitando per cambiare le cose.
Al contrario di Greta, che non ho conosciuto personalmente e manco ci tengo a farlo, i ragazzi e le ragazze di Fridays for Future Italia li conosciamo bene. Come Italia Che Cambia abbiamo raccontato in diretta i due scioperi sul clima, abbiamo seguito i lavori del primo incontro nazionale tenutosi a Milano lo scorso aprile, li abbiamo intervistati in occasione delle riprese del film “Ragazzi irresponsabili” di Ezio Maisto.
Ma soprattutto osserviamo e testimoniamo da vicino il lavoro concreto che quotidianamente portano avanti nei territori dove abitano. Greta era solo un’ombra quando decine di attivisti hanno occupato le scalinate del Parlamento Europeo alla vigilia delle elezioni per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che quello di prossima elezione sarebbe stato l’ultimo Parlamento che avrà la possibilità di imboccare una strada che può permetterci di tenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C.
Abbiamo raccontato la storia di diversi giovani attivisti come Giacomo, fra i fondatori del gruppo di Varese, che da quasi un anno sta girando l’Italia per un’indagine sulla cultura botanica con il suo progetto Prospettive Vegetali. O quella di Caterina, che insieme al gruppo di Fridays for Future Jesi ha lanciato un progetto di scambio, recupero e condivisione degli oggetti chiamato Sharing for Future.
Abbiamo partecipato alle “lezioni in piazza” dei ragazzi e delle ragazze di Fridays for Future Savona e sostenuto la loro iniziativa su un disegno di legge per tutelare i parchi regionali, simile alla mobilitazione del gruppo di Milano, prima grande città italiana a dichiarare l’emergenza climatica accogliendo una mozione di Fridays for Future. La stessa cosa si è verificata in molte altre città italiane e questi giovani attivisti sono riusciti in un compito in cui moltissimi altri hanno fallito, ovvero determinare scelte politiche attraverso un’attività di lobbying positiva.
Abbiamo pubblicato gli appelli degli attivisti rivolti agli insegnanti e ai lavoratori e finalizzati alla creazione di alleanze all’interno della società civile affinché si diffonda una cultura della consapevolezza, della sostenibilità e della responsabilità ambientale che porti ad azioni concrete e che costituisca un pungolo per la politica e per il mondo economico.
E Greta dov’era? Non c’era. Forse stava solcando l’oceano in barca a vela o stava tenendo un discorso in qualche parlamento nazionale. Non importa. I giovani italiani non aspettano certo lei per darsi da fare. Facendosi scivolare addosso le critiche che alcuni rovesciano loro addosso, lavorano a testa bassa per salvare un mondo che le generazioni precedenti hanno condotto sull’orlo del collasso. Possiamo deriderli, stare a guardare o rimboccarci le maniche e aiutarli. Voi cosa scegliete di fare?
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