L’Amazzonia è in fiamme anche per colpa nostra
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Continua a bruciare la foresta in Brasile e in altri paesi sudamericani, mentre i paesi del G7 cercano un accordo per intervenire. In seguito alla massiccia mobilitazione internazionale per chiedere lo stop dei roghi, il presidente brasiliano ha deciso di inviare l’esercito nella regione amazzonica.
Bolsonaro ha ammesso che i proprietari agricoli potrebbero essere responsabili dell’ondata di incendi forestali nel paese ma è tornato a dire che “i sospetti principali” muovono verso le ong ambientaliste, anche se non esistono prove che dimostrino la loro colpevolezza. Insinuazioni definite “irresponsabili” e “assurde” dagli ambientalisti.
“Gli incendi in Amazzonia sono aumentati in modo significativo rispetto allo scorso anno, ma sono ancora nella norma rispetto agli ultimi 20 anni. Ciò non diminuisce le responsabilità dell’esecutivo Bolsonaro, che ha deliberatamente indebolito la legislazione ambientale brasiliana. Legislazione finora piuttosto efficace nel preservare la Foresta Amazzonica”, afferma Giuseppe Barbiero – biologo, ricercatore e docente di Ecologia e Biologia Generale all’Università della Valle d’Aosta – rilanciando un post di “DNa – Forum Diritti Natura” apparso su Facebook il 23 agosto alle ore 08:13.
“Una nota tecnica dell’Instituto de Pesquisa Ambiental da Amazônia (IPAM) dimostra che l’aumento degli incendi non è attribuibile ad eventi naturali, ma a un intento deliberato volto a creare spazi alla coltivazione e all’allevamento – continua Barbiero – Fatto questo che interpella direttamente il nostro stile di vita in Occidente. A cosa servono ulteriori spazi per l’agricoltura e l’allevamento? Servono a produrre mangimi per animali.
La produzione zootecnica sta crescendo rapidamente perché la domanda di prodotti animali è in aumento, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Se questa tendenza continuerà nel tempo, la FAO stima necessario un aumento del 50% della produzione agricola entro il 2050, che diventerà facilmente il 70% in più se la produzione agricola si sposta sempre più verso la produzione di mangimi per animali. Attualmente per nutrire gli animali domestici abbiamo bisogno di 2,5 miliardi di ettari. L’Amazzonia brucia per creare spazio per questo 70% in più”.
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