“Restiamo Umani”, la marcia che unisce l’Italia nel nome dell’uguaglianza
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Lo chiamano “Peace Walking Man” ovvero camminatore per la pace, è attivista per i diritti umani e, da quasi un decennio, organizza marce nazionali ed internazionali per promuovere la pace e l’uguaglianza, ovunque ce ne sia bisogno. Si chiama John Mpaliza e ciò che colpisce di lui, ancor più del suo impegno civile e politico, è il coraggio smisurato e un’energia che ci ricorda quanto è importante lottare per ciò in cui si crede.
Ho avuto occasione di ascoltarlo al Babel Festival di Asti, dove eravamo entrambi ospiti, e durante il quale ha incantato il pubblico raccontando di migrazioni e diritti umani, diffondendo un messaggio di pace e fratellanza.
E se l’Italia che Cambia parte proprio dall’esempio di chi, tutti i giorni, non si chiede “se” ma “come” cambiare le cose, ricordandoci che non siamo soli ma siamo parte di un grande movimento mondiale, il coraggio di John Mpaliza rappresenta un esempio concreto di questo cambiamento.
Dopo 26 anni di attivismo in Italia, John Mpaliza, cittadino italiano di origini congolesi, ha deciso di organizzare una marcia dal nome “Restiamo Umani”, proprio come il motto di Vittorio Arrigoni, anch’egli attivista per i diritti umani, rapito e ucciso a Gaza, in Palestina, nel 2011.
Si tratta di una marcia nazionale partita da Trento il 30 giugno in occasione della giornata Mondiale del Rifugiato e giungerà a Roma ben quattro mesi dopo, il 20 ottobre, percorrendo diverse tappe nelle principali città italiane quali Padova, Torino, Milano, Reggio Emilia, Bologna, Palermo, Raggio Calabria, Napoli, passando per numerosi altri centri minori.
Obiettivo è coinvolgere e riunire sul suo percorso gruppi e persone per mandare un messaggio chiaro alla politica: “siamo tutti uguali, i diritti sono di tutti, abbattiamo i muri e costruiamo ponti, restiamo umani”.
“Si marcerà per gran parte dell’Italia, coinvolgendo più persone, associazioni, organizzazioni e reti possibili, locali o nazionali, nella speranza che, a loro volta, organizzino una tappa locale e almeno un momento di confronto sui temi dell’accoglienza, dell’abbattimento dei muri e della costruzione di ponti tra le culture e di diritti per tutti, sulla legge (in)sicurezza, con l’augurio di arrivare a proposte, idee e soluzioni per una resistenza attiva e positiva” si legge tra gli obiettivi della marcia.
“Restiamo Umani” vuole essere uno strumento nonviolento con cui mandare un messaggio chiaro contro un clima d’odio e indifferenza sempre più diffusi. “L’idea è proprio quella di marciare insieme a tanti cittadini e riuscire ad organizzare incontri in varie città per ribadire che non siamo d’accordo con questo clima di disumanizzazione”.
Nell’attraversare tutta l’Italia, la marcia sarà divisa in 4 percorsi e giungerà a Torino venerdì 12 luglio dove, secondo il programma, avrà luogo, presso il Cento Studi Sereno Regis, la proiezione del film documentario “Iuventa“, che racconta le vicende della ONG tedesca per il salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, dalla prima missione al sequestro della nave nel porto di Lampedusa. Seguirà, nei giorni successivi, una camminata per le vie della città a cui parteciperanno numerose persone e associazioni locali attive sul territorio a favore della pace, della nonviolenza, dell’inclusione sociale e dell’accoglienza.
Il viaggio proseguirà poi giungendo a Ciriè, Castellamonte, Ivrea, Santhia e Novara, per ripartire il 19 luglio in direzione della Lombardia.
Per coprire i costi dell’organizzazione è stata lanciata una raccolta fondi online, che rimarrà aperta fino alla fine della marcia. Il ricavato, al netto delle spese essenziali, sarà devoluto ad un progetto, attivo e da individuare, per un sostegno alle popolazioni del Mozambico e Malawi colpite il 4 marzo 2019 dal Ciclone Idai che, secondo fonti ONU, avrebbe fatto più di 1000 morti e distrutto completamente la città di Beira in Mozambico.
Come si legge dal sito di CISV, associazione comunitaria che ha aderito alla marcia, obiettivo è “allargare il confronto sul tema del razzismo e dei diritti umani. Ognuno di noi è invitato a partecipare, accompagnando John anche solo per qualche chilometro del suo viaggio”.
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