10 Lug 2019

L'Europa ha consumato tutte le proprie scorte di pesce

Scritto da: WWF

Siamo solo a luglio ma l'Europa ha già esaurito tutte le proprie scorte di pesce per il 2019 e a partire da questo momento è dipendente dalle importazioni. Se per gli europei la notizia è negativa, per il mercato italiano è ancora più sconcertante. È quanto denuncia il WWF invitando i consumatori ad adottare comportamenti di acquisto responsabili.

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Ieri 9 luglio è stato il “Fish Dependence Day”, data che identifica simbolicamente la fine per l’Europa di pesce, molluschi e crostacei da approvvigionamento interno e l’inizio delle importazioni e della dipendenza dal pesce estero, fino a fine anno. In questa occasione il WWF ha lanciato l’allarme sul drammatico stato in cui versano gli oceani e il Mediterraneo in cui ad oggi, l’88% degli stock ittici monitorati risulta sovrasfruttato. Il WWF invita anche noi consumatori ad adottare comportamenti di acquisto responsabili grazie al banco del pesce interattivo, da oggi online, con cui sperimentare la sostenibilità delle proprie scelte. 

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Tutti i consumatori possono fare la loro parte per contribuire alla tutela del Mediterraneo e di tutti gli oceani, sostenendo il progetto di WWF Fish Forward, co-finanziato dell’Unione Europea. Nella guida online al consumo sostenibile l’organizzazione racconta quali sono i piccoli gesti responsabili che possiamo adottare negli acquisti di tutti i giorni, per fare la differenza: ad esempio privilegiare specie locali e poco comuni, utilizzare le etichette come fonte di informazioni utili nella scelta del pesce più sostenibile, conoscere le certificazioni, fare attenzione alle taglie minime di ogni specie.

 

Sono solo alcuni criteri su cui da oggi possiamo metterci alla prova grazie al banco del pesce interattivo di WWF. Giocando e rispondendo ai vari quesiti, proprio come se fossimo di fronte ad un vero banco del pesce fresco al mercato, ognuno potrà scoprire se le proprie scelte sono sostenibili e tutto ciò che c’è da sapere per adottare misure responsabili.

 

Per far fronte ad una domanda di pesce sempre crescente, l’UE è diventato il più grande mercato ittico del mondo, nonché il maggiore importatore di prodotti ittici, metà dei quali provengono dai paesi in via di sviluppo.

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Se per gli europei la notizia è negativa, per il mercato italiano è ancora più sconcertante. L’Italia infatti, ha esaurito l’equivalente della propria produzione annua il 6 aprile di quest’anno. In poco più di tre mesi abbiamo consumato l’equivalente dell’intera produzione ittica annuale interna: la nostra domanda di consumo è talmente alta da eccedere di circa 3 volte il supporto alimentare che pesca e acquacoltura nel Mediterraneo possono sostenere. Non a caso gli  italiani sono tra i maggiori consumatori in Europa con in media circa 29 kg di pesce a persona all’anno (la media pro capite europea è di 22,7 kg/anno).

 

“In Italia non siamo consapevoli della nostra stretta dipendenza dalle importazioni di prodotti ittici, in particolar modo di quanto incidano quelle provenienti dai paesi in via di sviluppo. Gli oceani di tutto il mondo sono sovrasfruttati. Basti pensare che circa il 33% degli stock ittici globali è sovrapescato mentre il 60% viene sfruttato al massimo delle proprie capacità”.

 

È l’allarme di Eva Alessi, responsabile del progetto Fish Forward e responsabile dei consumi sostenibili di WWF Italia: “Stiamo mettendo a rischio la sopravvivenza delle risorse naturali marine e con loro tutte le comunità che vivono di pesca come fonte di cibo e di reddito, dai villaggi del Mediterraneo fino agli arcipelaghi indonesiani. Si tratta di circa 800 milioni di persone. Mai come oggi è stato di così vitale importanza mettere in atto comportamenti sostenibili per la salvaguardia degli ecosistemi marini. Il WWF è impegnato a favore di una pesca sostenibile a 360 gradi, con il coinvolgimento attivo delle aziende del settore perché si impegnino nella trasformazione delle proprie attività di approvvigionamento, e con i consumatori perché sia in grado di adottare comportamenti responsabili. È nostro dovere trattare gli oceani con più attenzione se vogliamo che la vita marina torni a prosperare e che il pesce continui a nutrire noi e le generazioni future”, conclude Eva Alessi.

 

 

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