A Biella l’ospedale diventa polo di promozione culturale del territorio
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Biella - L’Azienda Sanitaria Locale BI appoggia la candidatura di “Biella Città Creativa“, raccontando il progetto artistico di umanizzazione messo in atto nel nuovo presidio e che vuole essere il riflesso di un territorio, quello biellese, versatile e sempre più capace di rinnovarsi e di mettersi in relazione, valorizzando in una logica di rete le proprie risorse e potenzialità.
Dal 2015 il Terzo Paradiso è ospitato come simbolo centrale sul tetto-giardino dell’Ospedale, firmato dal maestro Michelangelo Pistoletto e realizzato dagli studenti del “Liceo ‘G. e Q. Sella” di Biella. La scelta di collocarlo nel nuovo presidio, in un punto visibile da tutte le aree di degenza, è frutto di un’intuizione che rispecchia la volontà di creare un polo sanitario tecnologico e all’avanguardia, ma dove la componente umana e dell’accoglienza fosse altrettanto importante e quindi immediatamente percepibile per le persone che vi accedono, così pure per i professionisti ogni giorno impegnati nel loro lavoro.
La bellezza delle opere artistiche e della natura dei paesaggi biellesi ha così iniziato a permeare gli spazi ed in particolare gli ambienti di cura.
La creatività e l’arte sono diventate un appuntamento costante con nuovi allestimenti, donazioni, eventi: un’idea diventata una sfida, che l’ospedale di Biella ha lanciato fin dalla sua realizzazione nel 2014 e ha portato avanti in questi anni con la convinzione che la nuova struttura dovesse rispecchiare e promuovere la bellezza, la ricchezza intellettuale, la conoscenza ed il talento che la popolazione della provincia laniera è in grado di esprimere, ma spesso non valorizza abbastanza.
Nel 2018 il progetto in questione ha meritato – con le motivazioni che seguono – il terzo premio nazionale di Cittadinanza Attiva “Andrea Alesini Buone pratiche per l’Umanizzazione delle cure” e l’ASL BI lo ha accolto e condiviso con tutti coloro che a diverso titolo lo hanno reso possibile.
«… Per aver coinvolto associazioni, scuole, artisti e la comunità in generale per rendere l’Ospedale un bene comune e a disposizione dei cittadini, anche quando non sono malati. Per averne creato un polo di promozione culturale nell’ambito del territorio e per aver dato all’attività sanitaria umanità e calore, rendendo l’Ospedale più simile ad un luogo di vita, invece che di malattia. Per aver trasformato materiali “di scarto” delle cure (come i tappi dei flaconi delle chemioterapie), in opere d’arte e per avere reso l’esterno una piacevole area verde. Per non essersi limitati alla cura della bellezza dei luoghi; ma per aver dato anche risposte al bisogno di orientamento, continuità e accompagnamento durante il ricovero attraverso l’infermiere di riferimento».
Articolo tratto da: Journal Cittadellarte
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