Un viaggio in Nuova Zelanda dà il via ad una gara di solidarietà!
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L’ultima volta che vi abbiamo parlato di lui è stato circa un anno fa, quando stava pianificando il suo viaggio in Nuova Zelanda: un’avventura personale ma legata ad un progetto sociale molto importante, ovvero una raccolta fondi per i bambini malati oncologici a Roma. Di ritorno dal suo “Te Araroa Trail”, percorso spettacolare che si snoda per 3000km lungo le due isole che compongono la Nuova Zelanda, Giulio Testa ci racconta il suo “lungo cammino” condividendo con noi anche lo stupore per le sorprese che ha trovato al suo rientro in Italia…
Giulio, è passato quasi un anno da quando ci hai raccontato del tuo programma di viaggio in Nuova Zelanda. Quando sei partito e quanto è durato il tuo viaggio?
Sono partito dall’Italia il 25 ottobre e il viaggio in totale è durato 6 mesi. Ne ho passati 5 e mezzo principalmente in montagna ed i restanti in città. Ho percorso 3000 km a piedi dormendo dove capitava con la tenda e il sacco a pelo. Colgo l’occasione per scusarmi – sin da subito – del mio modo di scrivere spontaneo e informale!
Che luoghi hai visitato?
Ho visitato tutta la spina dorsale della Nuova Zelanda e cioè tutta la parte centrale di questo paese. Avendo camminato per 3000 chilometri, ho visitato amplia parte di questa nazione. La Nuova Zelanda è fantastica, c’è di tutto. Uno però dei problemi è che, avendo quel Sole così “terribile” lì non possono fare vita da spiaggia ed è un peccato sprecare tutto quel ben di Dio! Ho visitato montagne, laghi, città. Tutto. Ho incontrato molte persone perché in questa nazione tanti arrivano (da tutto il mondo ma soprattutto dalla Germania), si comprano una macchina (o chi per lei) viaggiano per mesi o anche anni e poi quando decidono di rimpatriare, se la vendono. Mi sembra un buon modo di viaggiare anche se io ho optato per il viaggio lento, e cioè a piedi. Ho visto posti fantastici e ammirato paesaggi mozzafiato. Ho alcune foto che lasciano senza fiato!
Hai viaggiato da solo?
Sono partito solo dall’Italia ma io sono sempre più convinto che non siamo soli. Infatti al punto ufficiale d’inizio c’erano altre 4 persone che quel giorno, come me, stavano iniziando questa grande avventura lungo tutta la Nuova Zelanda. È venuto quindi del tutto naturale camminare insieme.
Com’è andata la campagna di crowdfunding legata al viaggio e a sostegno dei bambini oncologici?
La raccolta fondi fatta con la AGOP Onlus è andata e sta andando benissimo. Ad oggi (primi di giugno 2019) abbiamo raccolto circa 8000 euro. Domenica 9 giugno a Cerreto Laziale (Roma) è successa una cosa incredibile. Tutta la popolazione (o quasi) si è mobilitata per la cena solidale a favore di questa Onlus. Verso le 18 con un power point ho raccontato la mia “folle” avventura e poi tutti a mangiare in piazza. È successo quello che in tanti abbiamo definito un miracolo. Ad un certo punto mi sembrava di essere dentro ad un film. La gente citofonava a casa di mia madre perché voleva ricevere il numero di conto corrente bancario per effettuare le donazioni. Le persone hanno iniziato a fare dei dolci e questi arrivavano a casa in grandi quantità. Tutti volevano contribuire. Ognuno a modo suo. Tutti sono stati attori protagonisti. Si è remato nella stessa direzione. Tutti insieme.
Cosa significa per te questa partecipazione?
Questa è stata la dimostrazione che per cause così importanti (come la cura di questi bambini malati di tumore) la gente risponde. E come se risponde. Le persone mettono il proprio orgoglio da parte, abbandonano il lato politico e donano. E si donano. Fantastico. Incredibile. E credo sia stato un esempio anche per tante altre piccole realtà perché se il nostro paesino così piccolo (circa 1500 persone) ha ricavato circa 3000 euro con una cena solidale e un’offerta libera durante la mia presentazione, allora lo possono fare tante altre comunità, più o meno piccole che siano.
Sono strafelice di poter contribuire alla costruzione di questo splendido spazio verde con tanto di “Casa a colori” che ospiterà questi bambini così sofferenti e le loro famiglie e che offrirà tanti servizi di tutti i tipi. Un merito particolare va anche alle varie scuole (Soprattutto Affile, Marano, Agosta, rocca Santo Stefano e Bellegra) che hanno contribuito notevolmente. Solo la scuola di Affile, ad esempio, ha versato 1700 euro!
Cosa farai adesso che sei tornato?
Adesso che sono tornato continuerò a non sprecare neanche un secondo della mia vita e a portare avanti il mio lavoro. Sto facendo presentazioni varie in giro per Roma e provincia come quella che vi ho raccontato nella domanda precedente. Stiamo valutando di raccontare questa folle esperienza in forma scritta e con un amico stiamo preparando un documentario. Logicamente il viaggio e l’avventura pulsano dentro di me e quindi non posso escludere che ci sarà un’altra – indimenticabile – avventura.
Se riuscissi a farla gratuitamente – attraverso sponsorizzazioni o robe del genere – stavolta sarebbe meglio perché per questa avventura ho speso veramente troppo. Senza considerare i 6 mesi di aspettativa, giustamente, non retribuita. Se qualcuno mi volesse contattare per qualsiasi cosa, sono qui. Qualsiasi idea è ben accetta e sono solitamente abbastanza disponibile. Posso anche venire da voi e fare una presentazione (tempo e voglia permettendo).
Tornando al viaggio e alla Nuova Zelanda, cosa ti ha colpito in particolare?
La Nuova Zelanda è un paese fantastico. Dopo l’Italia, è il più bel posto che abbia mai visto. In Nuova Zelanda non va tutto bene. In Nuova Zelanda non va tutto male. In Italia non va tutto bene. In Italia non va tutto male. Mi sono successe delle cose brutte (anche lì ci sono persone) e delle cose belle (per lo stesso motivo e cioè perché anche lì ci sono delle persone). A livello paesaggistico, non credo servano le mie parole per capire che ha pochi rivali nel mondo.
Della Nuova Zelanda mi ha colpito la pulizia, la civiltà e il rispetto per le cose pubbliche. Per “pulizia” intendo che è appunto un paese pulito. Se dovessi definirlo con un colore direi “bianco”. Mi è successa una cosa strana. Mai prima d’ora. Ho paura dell’aereo in fase di atterraggio. Ogni volta è una smaltita. Quando sono atterrato a Auckland il mio cervello ha pensato: “Ok, sei in Nuova Zelanda…non può succederti niente”. E da lì mi sono sentito sempre al sicuro. Sono finito tre volte in ospedale ma ero forte di questo pensiero. Mai avuto paura. Non ci sono animali pericolosi. La gente scende dall’autobus e dice rigorosamente “grazie” al conducente. Al supermercato ti chiedono come va e come stai passando la giornata. Cosa che io eviterei ma se piace a loro… piace a tutti eheh! Questo è su per giù quello che io penso di questa nazione e dei suoi abitanti.
A chi consiglieresti di compiere questo viaggio?
Ai folli. Questo viaggio (soprattutto questo percorso) non è per tutti. È totalmente pazzo: fango a non finire, fiumi in piena, salite mai viste, freddo, rocce, sabbie mobili e tanto altro. Abbiamo sputato lacrime e sangue. Io stesso sono finito in ospedale tre volte. Non sto insinuando che sia pericoloso ma sto dicendo che se ci vai senza la giusta esperienza, allora potrebbe diventarlo. A livello di testa, più che fisico, è molto dura. Tanti abbandonano anche dopo 4-5 giorni.
Prima di partire ci hai anticipato che avresti voluto visitare realtà educative o progetti legati a buone pratiche ambientali e sociali. Hai avuto modo di fare questa esperienza?
Sì, ho avuto modo di fare queste esperienze. Sono un insegnante e mi sono interessato anche alla parte culturale del paese. Ho capito che le scuole lì sono differenti. A parte i tempi e le ore passate settimanalmente all’interno di tali realtà, sono diverse proprio perché lì hanno un po’ più di fortuna sotto questo punto di vista e per quanto mi riguarda. Ogni scuola deve avere tot metri quadri di verde altrimenti neanche te le fanno aprire. Io sono cresciuto giocando a calcio sull’asfalto e loro invece hanno così tanto verde che a noi la metà basterebbe. Ma fare paragoni a me non piace perché se io sono cresciuto giocando sull’asfalto, sicuramente avrò avuto i miei vantaggi.
Ho visitato quindi scuole e frequentato – quando ho potuto – incontri letterari nelle varie librerie pubbliche delle varie città. Infatti purtroppo per i mieie infortuni sono stato fermo 10 giorni a Hamilton, 5 a Nelson e 5 a Wanaka. Ed è qui che ho avuto modo di seguire incontri pubblici su temi che ho a cuore. La Nuova Zelanda mi è sembrato un paese molto aperto culturalmente e io ho apprezzato moltissimo anche sotto questo punto di vista. Sono contento della mia fantastica esperienza e la consiglio a voi tutti… ammesso siate un pochino (dico almeno un pochino) svitati eheh!
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