26 Giu 2019

Quando i giovani diventano protagonisti

Scritto da: Redazione

Pubblichiamo l'elaborato realizzato dai ragazzi della classe 3DT dell'Istituto Tecnico Industriale P. Hensemberger nell'ambito del progetto di educazione alla legalità "Facci Caso!", realizzato da Co2 Crisis Opportunity Onlus in collaborazione con Italia che Cambia e Cross – Osservatorio sulla Criminalità Organizzata Università degli studi di Milano; con il supporto di Assolombarda Confindustria Milano, Monza, Brianza e Lodi.

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Milano capitale della ‘ndrangheta… Si può dire che le capitali della ‘ndrangheta non sono più Reggio Calabria, Gioia Tauro o San Luca, ma Corsico, Buccinasco e forse la stessa Milano. La ‘ndrangheta in Lombardia si è insediata in tutte le province ma soprattutto in quelle di Milano, Varese, Como, Lecco, Brescia e Pavia. La sua infiltrazione è cominciata negli anni ’50. Il primo capobastone di rilievo ad arrivare in Lombardia è Giacomo Zagari di San Ferdinando.

 

Come afferma L’Espresso nel numero del 3 gennaio 2008, nella regione possiedono bar, discopub e club privè. Si dedicano al traffico di droga in collaborazione coi colombiani,[3] usura, estorsione.[4] Hanno forti collegamenti in campo bancario, finanziario e istituzionale. Sono risaliti alle cronache i paesi in provincia di Milano di Buccinasco e Corsico dove risiede un forte numero di persone originari della Calabria.

 

Per fortuna si sono sviluppate alcune associazioni e progetti per combattere la criminalità organizzata al Nord, come ad esempio: Blogghiamo la mafia, omicro, cortocircuito, gruppo Abele e stampo antimafioso. Adesso approfondiremo una delle associazioni sopra elencate ovvero stampo antimafioso.

 

Stampo Antimafioso: giovani contro la mafia, il nord si è attivato
Stampo Antimafioso nasce nel 2011, esattamente nel periodo storico in cui il Nord Italia si trova a fare i conti con questa bruciante verità. La Lombardia ha accolto come un pugno allo stomaco la notizia della presenza della mafia nelle sue città, anche se questa si era già insediata agli inizi degli anni ‘50 ma si è sempre sottovalutato l’importanza della posta in gioco: difendere il territorio dal potere mafioso. Dobbiamo quindi chiederci cosa ci insegna il passato, e ciò ci offre per leggere il presente. Dobbiamo studiare e raccontare il fenomeno mafioso e osservare ciò che vuole contrastarlo.

 

Questo lavoro è teso a smascherare i principali luoghi comuni sul fenomeno mafioso, distruggendo il velo che ha reso la mafia al Nord invisibile per molto tempo e contribuendo alla crescita e al rafforzamento del movimento antimafia. Non dobbiamo dimenticarci che la forza della mafia sta fuori dalla mafia più che dentro di essa. Sta nella sua invisibilità materiale, accreditata da chi dichiara che “la mafia non esiste” o nella superficialità, quando a volte la si confonde con la delinquenza comune. Viviamo in una società in cui parte del sistema politico è corrotto e compromesso e la stampa a volte pecca di omissioni e bugie.

 

Per reagire a questa situazione stanno nascendo molti progetti virtuosi; tra questi Stampo Antimafioso: una giovane redazione di universitari e ricercatori che hanno che hanno iniziato come studenti del corso di Sociologia della criminalità e hanno proseguito con un corso specifico di giornalismo antimafioso. Mantenendo il focus sul nord Italia, in particolare sulla Lombardia, i membri cercano di offrire ai loro lettori cronache giudiziarie, ricostruzioni e approfondimenti, reportage; ma non sono “Milano-centrici”, anzi: si propongono di dare il massimo risalto possibile alle vicende nazionali ascoltando le voci degli altri territori. Per questo fanno anche parte della Rete dei Siciliani Giovani.

 

Intendono poi mettere a disposizione di tutte le fonti istituzionali e materiali di rilevanza scientifica come le migliori tesi di laurea in Sociologia della criminalità organizzata. E poiché mafia e antimafia si raccontano e si spiegano a vicenda, particolare visibilità intendono dare anche a tutte quelle occasioni (dibattiti, conferenze, eventi culturali, presentazioni di libri) che mostrano l’esistenza di una progressiva presa di coscienza del fenomeno mafioso e la volontà, soprattutto dei giovani e di buona parte della società lombarda di operare concretamente sul loro territorio al fine di creare i necessari anticorpi contro la mafia.

 

INTERVISTA A MATTIA MAESTRI
1) Cosa vi ha spinto a creare questo progetto?
Questo progetto nasce nel 2011, da 15 persone che seguivano il primo laboratorio di giornalismo antimafioso, dopo alcuni corsi svolti a Milano, più precisamente alla facoltà di Scienze Politiche e Sociologia della criminalità organizzata. 
Lo scopo di questa associazione è sensibilizzare il mondo accademico milanese su questi temi. Colui che diede inizio a tutto fu Nando Della Chiesa, un professore, che lasciò gli strumenti necessari per avviare questo progetto con l’intenzione di creare un laboratorio che trattasse questi argomenti.
Ci furono dieci lezioni su come realizzare un’intervista, un’inchiesta, una cronaca,un reportage.
L’idea era creare un sito web (StampoAntimafioso), grazie a giovani che potevano essere studenti universitari, ricercatori e lavoratori che si occupassero di criminalità organizzata attraverso il giornalismo.

 

2) In quale zona della Lombardia è più attiva l’associazione?
L’associazione ha la Sede a Milano ed è un’associazione no profit.
Pochi aderenti sono di Milano, ma ovviamente essendo un lavoro sul web è possibile andare  ad estrapolare un po’ di storie in tutta Italia. Ma non solo in italia: in mio collega infatti sta studiando i cartelli della droga messicani e, in particolare, si sta occupando della resistenza civile dei familiari dei desaparecidos.

 

3) Siete mai stati minacciati? Se si come?
Non abbiamo mai ricevuto minacce e intimidazioni. Ma nel nostro caso potrebbe verificarsi il rischio della querela facile, che viste le limitate risorse economiche di cui disponiamo, e la delicatezza dei temi trattati, potrebbe risultare come una forma di intimidazione, con l’obbiettivo di interrompere il progetto editoriale.

 

4) Con quali azioni si sviluppa la mafia sul nostro territorio?
Iniziamo col dire che la mafia non è un fatto recente: le organizzazioni mafiose sono arrivate nel nord Italia negli anni ’50 e ’60, ma essendo una mafia meno visibile non si è notata subito come succede in sud Italia . Si inizia a parlare di mafia con consapevolezza intorno agli anni 2000 mentre invece le inchieste giudiziarie e giornalistiche si erano già verificate nei primi anni Novanta . Le modalità di azione sono numerose come possono essere il traffico di stupefacenti, le estorsioni e soprattutto nel nord Italia parliamo di riciclaggio di denaro, ossia l’investimento di grandi capitali in attività legali che spaziano dalla sanità al commercio, alla ristorazione, al turismo e all’industria del divertimento (sport,gioco d’azzardo,locali notturni ,discoteche …) . Molti settori sono facilmente condizionabili dalle organizzazioni mafiose che appunto attraverso il riciclaggio cercano di appropriarsi della cosiddetta economia sana/legale.

 

5) Cosa possiamo fare noi come nuove generazioni per contrastare la mafia?
Si possono compiere molte azioni: quello che potete fare subito è informarvi. solo avendo una informazione sana e libera, potrete realmente capire quello che accade intorno a voi. Nel momento in cui vi informate quotidianamente potete capire il ruolo che giocano le organizzazioni mafiose nel vostro territorio e, in questo, potete fare tantissime cose; ad esempio ci sono tantissime associazioni nel vostro territorio alle quali potete aderire e impegnarvi attivamente nelle stesse. queste sono piccole cose che generano tuttavia mobilitazione e sono in grado di accrescere un’identità legalitaria nella società. Inoltre, realizzata da ragazzi come voi acquista ancora più valore, questo ricordatelo sempre.

 

Realizzato da:
Omar Benyoucef, Samuele Falzano, Luca Sganzerla, Manuel Narvaez, Matteo Federico, Riccardo Fondaci, Alessio Sala, Mattia Biffi, Elisabetta lorenti , Alberto D’andrea, Niccolò Forte, Alberto Frattarolo

 

Fonte: Stampoantimafioso.it 

 

Leggi l’articolo di Daniel Tarozzi che racconta il progetto Facci Caso!

 

 

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