La Mafia in Lombardia: quello che succede in Brianza
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Introduzione: Origini, evoluzione
Occorre innanzitutto definire il concetto di mafia. Con questo termine si indica una qualsiasi organizzazione criminale retta dall’omertà e regolata da riti, legami familiari e percorsi iniziatici peculiari che ciascun appartenente, detto affiliato, è tenuto a rispettare. Secondo il significato estensivo del termine, indica una qualsiasi organizzazione criminale di persone che impone la propria volontà con mezzi spesso illeciti, per conseguire interessi privati, anche a danno di quelli pubblici.
Ma da dove nasce? La mafia ha purtroppo nel nostro paese una storia molto antica: è radicata da più di un secolo, dalle campagne del sud Italia ai ricchi centri urbani del nord. Ad esempio Cosa nostra nasce in Sicilia nei primi decenni dell’Ottocento, favorita dalla povertà nelle campagne e dalla quasi assenza delle istituzioni. I primi embrioni di criminalità organizzata offrivano ai propri concittadini una protezione (fittizia) in cambio di denaro, generando quello che poi venne chiamato “pizzo”, più utilizzato contro i commercianti.
Un’altra mafia molto conosciuta è la ‘Ndrangheta: normalmente la declinazione calabrese del fenomeno mafioso, attiva sin dalla seconda metà del XIX Secolo in territori agricoli, la cui forza e peso nelle dinamiche criminali è aumentata esponenzialmente dagli anni ’90 con il declino di Cosa Nostra, a seguito delle Stragi del ’92-’93. Mentre le organizzazioni mafiose hanno radici in alcune regione meridionali (Sicilia, Calabria, Campania e Puglia), alcuni membri della ‘Ndrangheta, negli anni 50, iniziano a spostarsi nel nord Italia, ad esempio con l’arrivo di Giacomo Zagari si hanno i primi “insediamenti” nella Provincia di Varese.
Tra il 1965 e il 1975, con il provvedimento del soggiorno obbligato, alcuni sospettati vengono obbligati a soggiornare in una determinata residenza, decisa dalla magistratura italiana, spesso coincidente con alcuni comuni del nord Italia. Cosi facendo è stato permesso alle organizzazioni mafiose di impossessarsi di molte province lombarde, come Milano, Lecco, Como, Brescia, Varese e Pavia.
Attività legali e illegali
Inizialmente le organizzazioni mafiose si arricchirono con sequestri di persona per passare poi al narcotraffico, investendo in attività legali (bar, ristoranti, edilizia) per riciclare denaro sporco. Si comincia a parlare di mafia in Lombardia con l’omicidio di Ignazio Norrito a Campo dei Fiori a causa di uno sgarro nell’ ambito del traffico di diamanti, il primo business di Cosa Nostra. In Brianza il primo vero segnale fu il sequestro di Paolo Giorgetti all’età di 16 anni, che successivamente fu ritrovato carbonizzato in una macchina bruciata a Solaro(MI). Alcuni fatti avvenuti intorno alla metà della seconda decade degli anni 2000 hanno gettato più di un’ombra sul fatto che i clan calabresi non abbiano effettivamente mai abbandonato il controllo in determinati settori e aree nei “tradizionali” territori d’insediamento in Brianza (1).
Per quanto riguarda le attività dedite al riciclaggio, possiamo affermare che le organizzazioni mafiose avevano quasi il monopolio nel settore dell’edilizia. Un esempio ne è il caso di Giuseppe Malaspina. Quest’ultimo, titolare della Gimal srl subì delle minacce che culminarono anche con il tentato sequestro del fratello di Giuseppe Malaspina, Carlo, costretto con la forza a salire a bordo di un’auto. Movente delle intimidazioni furono il “millantato” credito di un milione di euro che il clan Miriadi vantava nei confronti di Malaspina e i diritti che questi ultimi volevano imporre su un terreno di via Pellizzari a Vimercate (di sua proprietà), acquistato per costruire un complesso residenziale e divenuto da poco edificabile all’epoca dei fatti. I Miriadi sarebbero poi stati tutti condannati (2).
Oltre a fatti prettamente estorsivi e di stampo intimidatorio, i gruppi criminali di origine calabrese, nonostante l’evoluzione affaristica che sta progredendo negli ultimi decenni, non hanno abbandonato la tradizionale fonte di approvvigionamento di capitali derivante dal traffico di sostanze stupefacenti.
Ne è stato un esempio lampante l’operazione “Disco Italia” del novembre 2015. L’inchiesta infatti consentì di scoprire e disarticolare “un’agguerrita struttura criminale organizzata, gravitante nell’ambito di una cosca di ’ndrangheta della Brianza, con basi anche nella province di Milano, Como e Monza” . Le accuse mosse all’organizzazione calabrese, di cui facevano parte e ne tiravano le fila i membri della nota famiglia Cristello, furono di traffico di stupefacenti, porto e detenzione di armi, tentato omicidio e lesioni personali. In particolare il gruppo operava fra Seregno, Giussano e Mariano Comense; ossia le roccaforti dello stesso gruppo (3).
Inoltre in Brianza, come in altri luoghi, la risorsa più importante di cui gli ‘ndranghetisti dispongono è di tipo relazionale. I cosiddetti “uomini-cerniera”, che mettono in contatto i mondi del lecito e dell’illecito, dove la criminalità mafiosa non potrebbe infiltrarsi da sola (4).
Il settore principale per l’infiltrazione delle organizzazioni criminali sul territorio, nel mondo del lavoro e in particolare nei cantieri, è sicuramente quello dell’edilizia, quello che si pone come trainante per l’economia mafiosa in Lombardia ed in particolare nel territorio della provincia di Monza e Brianza. Infatti l’espansione criminosa in questo settore, avallata dalla politica, ha letteralmente deturpato il volto della Brianza trasformandola in una distesa di centri commerciali e megaparcheggi, di carcasse di cemento prefabbricato con appartamenti che perennemente non trovano compratori. Nell’edilizia le opportunità diventano enormi sotto svariati punti di vista per i clan della ‘ndrangheta; il mercato degli appalti è il luogo privilegiato per favorire intrecci e collusioni. Inoltre vi è una grande facilità nel poter subappaltare i lavori di piccolo spessore a padroncini calabresi che con i propri camion lavorano nei cantieri, garantendo così anche il sostentamento per un gran numero di famiglie mafiose, talvolta anche più di un centinaio in caso di appalti importanti (5).
Principalmente vengono utilizzati i seguenti modi per agire nella vita di tutti i giorni: il primo consiste nella gestione diretta dell’indotto del movimento terra, da sempre terreno imprenditoriale elettivo della ‘ndrangheta lombarda; il secondo nel conferimento di appalti e subappalti a società collaterali; il terzo nel controllo di numerosissimi “padroncini calabresi” ed il quarto nella possibilità di disporre, per interposta persona, di un soggetto imprenditoriale capace di inserirsi e sfruttare rilevanti appalti pubblici, grazie ad un’apparenza assolutamente insospettabile e regolare (6).
I casi più significativi nel territorio Brianzolo
La mafia in Lombardia è molto più diffusa di quanto si pensi, ma opera nell’incognito, diversamente da quanto avviene in altri luoghi, in quanto si cerca sempre di mantenere basso il profilo in modo da non risultare al centro dell’attenzione. La Lombardia risulta la regione al nord in cui sono presenti più episodi di criminalità organizzata, con più di 400 infrazioni negli ultimi anni. L’obiettivo è quello di far sembrare tutto il loro denaro guadagnato come soldi ricavati da attività legali, come aziende, smaltimento di rifiuti o investimento in imprese.
Il tipo di impresa più sfruttata in questo campo è quella edile, usata anche come luogo di collocamento in posti di lavoro di persone e famiglie legate alla mafia, in modo da guadagnare anche un consenso sociale. Uno degli altri vantaggi di questo settore, è il controllo del territorio, che aumenta drasticamente il potere della criminalità organizzata. L’esempio più eclatante è quello che ha riguardato l’azienda Perego Strade di Cassago Brianza, in cui il boss della ‘ndrangheta Salvatore Strangio usufruì dell’azienda per collocare più di 150 famiglie di muratori nel mondo del lavoro, con il supporto diretto del titolare dell’impresa. Ivano Perego, il capo dell’azienda, dopo un periodo di domiciliari, venne arrestato definitivamente e finì in carcere con una pena di 12 anni e 11 mesi per associazione mafiosa, aggravata da una condanna anche per i danni ambientali causati dallo smaltimento illecito di rifiuti.
Riguardo a quest’ultima tematica, il 14 Ottobre 2018, a Milano venne appiccato un incendio a un capannone, con all’interno oltre 16mila metri cubi di rifiuti plastici provenienti dalla Campania, portando nelle casse del clan un guadagno di 1 milione di euro.
Quei rifiuti dovevano essere destinati a impianti per i rifiuti speciali o a termovalorizzatori; invece erano stati portati illegalmente in Lombardia con ditte di trasporto e smaltiti non presso i siti autorizzati.
Gli investigatori hanno infatti individuato altri capannoni irregolari a Fossalta di Piave, in provincia di Venezia, a Meleti, nel Lodigiano, e a Verona San Massimo. Dopo quattro mesi e mezzo di indagine la squadra Mobile della Polizia riuscì ad individuare i titolari della discarica abusiva e i responsabili del traffico illecito: Valentino Bovini, il titolare dell’azienda Gea Log Srl., che si occupò dei trasporti, che collaborava con Mauro Zonca, amministratore della Ipb Italia Srl., che gestisce il traffico e lo smaltimento dei rifiuti a Milano. Insieme, avevano avvertito un terzo colpevole che presto avrebbero “fatto il botto”, riferendosi ovviamente all’incendio che sarebbe avvenuto in futuro.
A capo dell’organizzazione c’era Aldo Bosina, altro amministratore della Ipb, che affittò il capannone per depositarci i rifiuti. Furono arrestati anche Giancarlo Galletti, il direttore del deposito e Pietro Ventrone, gestore della Gea Log Srl., che ha già precedenti per deposito e trasporto non autorizzato di rifiuti. L’incendio provocò anche danni ambientali, alzando una nuvola di fumo che si vedeva anche a chilometri di distanza, che col vento disperse un alto livello di diossina nella zona, per cui l’aria divenne irrespirabile per molti giorni.
Vogliamo dunque far notare agli abitanti delle regioni del Nord, in particolare la Lombardia, che il problema della mafia è insediato anche qui, molto di più di quanto si pensi, e che non avviene soltanto nel Sud Italia.
Realizzato da:
Alessio Manfredi, Francesco Suanno, Gabriele Maffia, Stefano Calabrò, Alessandro Tola, Lorenzo Meloni
FONTI:
WIKIMAFIA
LA REPUBBLICA
WIKIPEDIA
MONITORAGGIO COMPLETO (PDF)
MILANO TODAY
Leggi l’articolo di Daniel Tarozzi sul progetto Facci Caso!
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