26 Giu 2019

Il riciclaggio

Scritto da: Redazione

Pubblichiamo l'elaborato realizzato dai ragazzi della classe 3DT dell'Istituto Tecnico Industriale P. Hensemberger nell'ambito del progetto di educazione alla legalità "Facci Caso!", realizzato da Co2 Crisis Opportunity Onlus in collaborazione con Italia che Cambia e Cross – Osservatorio sulla Criminalità Organizzata Università degli studi di Milano; con il supporto di Assolombarda Confindustria Milano, Monza, Brianza e Lodi.

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SCALETTA:
Cos’è il riciclaggio?
Perché il riciclaggio?
Chi compie il riciclaggio?
Come riconoscere il riciclaggio?
Lavoro delle FdO per contrastare il riciclaggio?
Come il cittadino può contrastare il riciclaggio?
Casi noti di riciclaggio nella Brianza.

 

 

GRUPPO 1 – LEI LANDIVAR CASTOLDI
GRUPPO 2 – ARCELLI GHEORGHIU VERDERIO
GRUPPO 3 – GRIMALDI NARO GRIGGIO

 

Le organizzazioni mafiose in Brianza: osservazioni generali
In Lombardia e in Brianza i gruppi criminali come ’ndrangheta, mafia e camorra si alleano, anche sporadicamente, tra loro e con organizzazioni straniere, e si occultano per realizzare “svariati interessi criminali”. È una conferma quella che viene dalla lettura della nuova relazione semestrale (primo semestre 2018) della Dia, Direzione investigativa antimafia, fatta pervenire dal Ministero dell’Interno al Parlamento. Estorsione e riciclaggio (oltre 800 casi su 1.000 complessivi) sono i due “reati sintomatici di criminalità organizzata” registrati in Lombardia nel periodo di riferimento.

 

Un radicamento, quello delle organizzazioni criminali, e in particolare della ’ndrangheta, “che ha consentito alla matrice mafiosa calabrese di dotarsi di una struttura di coordinamento sul territorio, denominata “Lombardia” – si legge nella relazione – intesa come una vera e propria “camera di controllo”, in collegamento con la casa madre reggina e funzionalmente sovraordinata ai “locali” presenti nella zona”. Microgruppi organizzati, i”locali”, scoperti in anni di indagini un po’ in tutta la regione e anche in provincia di Monza e Brianza e ai confini dell’hinterland milanese, vedi il locale “Solaro-Legnano” e quelli di “Monza”, “Desio”, “Seregno”, “Lentate sul Seveso” e “Limbiate”.

 

Gruppi che si occupano di traffici tradizionali, come quelli di droga e armi, ma anche di più sofisticate movimentazioni finanziarie dissimulate con fittizie attività commerciali. Da quest’ultimo punto di vista, in Brianza, attraverso operazioni investigative e di polizia portate a termine in Calabria un anno fa, è emerso il ruolo di “principale artefice del sistema di false fatturazioni” e di “regista” di dette movimentazioni, svolto da “un soggetto originario di Melito Porto Salvo ma residente a Vimercate”.

 

A Seveso la ‘ndrangheta gestisce una vera e propria banca clandestina
In provincia di Monza e Brianza la ‘ndrangheta avrebbe creato in capo a Giuseppe Pensabene, abitante a Seveso, una vera e propria banca clandestina, in cui venivano riciclati i proventi delle estorsioni e dell’usura, grazie ad un’ampia rete di societa’ ma anche alla collusione di imprenditori e di impiegati postali e bancari. Praticando l’usura ed il riciclaggio di flussi di denaro di provenienza delittuosa, l`organizzazione, oltre ad esportare capitali in Svizzera ed a San Marino, li ha reimpiegati acquisendo il controllo di attività economiche, in particolare nel settore edilizio, dei trasporti, della nautica, delle energie rinnovabili, del commercio, della ristorazione, e degli appalti e lavori pubblici. Non per niente Giuseppe Pensabene è paragonato dai suoi sodali alla ‘Banca d’Italia’ e ad una ‘lavanderia’ per il riciclaggio di denaro.

 

In manette anche Fausto Giordano, imprenditore edile di Biassono ritenuto dagli inquirenti un ‘imprenditore colluso’ con la presunta organizzazione criminale. Fausto Giordano è cognato di Stefano Parravicini (che è indagato in questa inchiesta per detenzione e porto illegali di armi da fuoco ma che risulta anche vittima di un’estorsione), l’imprenditore che ha patteggiato per corruzione negli appalti al Comune di Desio sulla raccolta della neve e la manutenzione delle strade.

 

Il riciclaggio: cos’è e come avviene.
Il riciclaggio di denaro consiste in una serie di operazioni il cui scopo è trasformare il denaro “sporco”, illecito, in denaro lecito. Per esempio, i soldi ottenuti da organizzazioni mafiose con operazioni illegali come sequestri di persone, traffico di droga o armi, prostituzione ed estorsioni. Il riciclaggio di denaro può avvenire:
– attraverso l’infiltrazione in aziende per giustificare i proventi ottenuti grazie ai traffici illeciti;
– tramite la compravendita di oggetti di valore ad esempio di quadri, gioielli;
– investendo il capitale economico nel gioco d’azzardo, giochi online, o in esercizi commerciali, che possono dare luogo anche ad una serie di attività connesse, come lavoro nero, utilizzare un bar come punto di snodo dello spaccio di droga oppure come nascondiglio di armi. Il tutto generando scontrini falsi in modo da far risultare il denaro proveniente dalla normale attività dell’esercizio.

 

Il lavoro della Guardia di Finanza in tema di prevenzione e contrasto al riciclaggio
L’attività della Guardia di Finanza diretta a prevenire e contrastare il riciclaggio e il reimpiego di denaro di origine illecita rappresenta una proiezione operativa della più ampia missione istituzionale di polizia economico-finanziaria. Sotto questo profilo, gli interventi svolti dai Reparti del Corpo si sostanziano, sul piano repressivo, nello sviluppo di indagini di polizia giudiziaria, mentre, in un’ottica di prevenzione, fondamentale è l’approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette inoltrate dagli intermediari finanziari, dai professionisti giuridico-contabili e da altri operatori cui si aggiungono i controlli sulle movimentazioni transfrontaliere di valuta.

 

Come il cittadino può riconoscere e contrastare il riciclaggio
Per il cittadino comune, riconoscere e contrastare il riciclaggio non è certo facile, anche perché queste illecite operazioni finanziarie avvengono ovviamente nell’oscurità, ma osservando alcuni segnali, è possibile ipotizzare un legame fra un’attività e un’organizzazione criminale.

 

Innanzitutto se, recandosi ripetutamente in un’attività, si notasse che quest’ultima rilascia molti scontrini ingiustificati, ad esempio comprando un caffè, una brioche e un pacchetto di sigari, per ogni prodotto si riceve uno scontrino separato e maggiorato, si può ipotizzare che questo negozio sia una copertura, o in gergo “lavanderia” di denaro sporco.

 

Oppure se in una zona nessun negozio avesse l’autorizzazione a mettere in strada i propri tavolini o la propria pubblicità, ma solo uno si, potrebbe sorgere qualche domanda. Perché questo negozio può e gli altri no? Esiste un divieto e questo negozio non lo rispetta? Perché non lo rispetta? Perché nessuno lo ammonisce o gli fa rispettare il divieto?

 

Ci sono poi dei consigli abbastanza ovvi da seguire che vengono ribaditi dalle Forze dell’Ordine, come ad esempio, dopo aver ricevuto una prestazione o un servizio dietro pagamento, farsi rilasciare una regolare fattura o scontrino, evitando i pagamenti in nero, limitare l’uso del contante e delle monete, usare il bancomat per fare in modo che i pagamenti siano maggiormente tracciabili, come consigliato dal noto procuratore antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri.

 

Leggi l’articolo di Daniel Tarozzi che racconta il progetto Facci Caso!

 

 

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