La Food Coop Mesa Noa, il supermercato collaborativo della Sardegna – Io faccio così #251
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Cagliari - La cooperativa di consumo Mesa Noa è nata ufficialmente il primo giorno di primavera. Una data dal forte significato simbolico di rinascita e nuovo inizio, che è stata però solo la concretizzazione di un lavoro lungo e partecipato durato molti mesi.
Tutto è iniziato quando il gruppo di Agenti del Cambiamento della Sardegna, insieme all’associazione Terre Colte, ha organizzato una proiezione di “Food coop”, il documentario che racconta il primo – e ad oggi il più longevo, consolidato e partecipato – esperimento di cooperativa alimentare al mondo, quello di Park Slope a New York.
La risposta è stata immediata e carica di entusiasmo. Altre proiezioni, nuove persone che si avvicinavano al gruppo che aveva lanciato l’idea, il sogno di aprire un supermercato autogestito anche in Sardegna che pian piano prendeva corpo. Tiziana, Massimo e gli altri membri del gruppo fondatore che abbiamo incontrato a Scirarindi ricordano con eccitazione i primi passi di Mesa Noa e guardano con ottimismo alla fine del 2019, termine entro il quale prevedono di inaugurare il punto vendita.
Il meccanismo di funzionamento è molto semplice: chi aderisce al progetto è socio, ma anche lavoratore. Tutti devono dare il proprio contributo garantendo un monte ore mensile in realtà molto modesto – indicativamente tre ore al mese – facendo ciò di cui c’è bisogno, dai volantini promozionali alla contabilità, dallo scarico e collocazione dei prodotti sugli scaffali alla pulizia dei locali. In cambio si ottiene la possibilità di acquistare.
Non è solo un modo per abbattere i costi – a Park Slope i prezzi sono inferiori mediamente del 40% rispetto a quelli della grande distribuzione – ma soprattutto la dimostrazione dell’adesione totale al progetto e della disponibilità a mettersi in gioco in prima persona, diversamente da quanto avviene in molte cooperative tradizionali in cui si versa una quota, si partecipa alla redistribuzione degli utili ma non si vive attivamente il lavoro del gruppo.
Il cammino che ha portato Mesa Noa fin qua e che l’accompagnerà nel prosieguo è fondato sulla partecipazione e sulla condivisione delle decisioni attraverso metodi come la sociocrazia e i cerchi di condivisione, affinché il progetto sia veramente di tutti. È fondamentale che chi partecipa si senta coinvolto in prima persona, abbandonando l’idea delle delega e facendo propri i principi fondanti della food coop, sempre in maniera partecipata e condivisa.
Noi di Italia Che Cambia siamo particolarmente affezionati a questo progetto, non solo per le potenzialità rivoluzionarie che intrinsecamente possiede, ma anche perché è nato dalla germogliazione di semi che abbiamo gettato tempo fa nel fertile terreno sardo, popolato da impollinatori capaci allo stesso tempo di sognare e agire concretamente per dar corpo ai propri sogni.
E quello di cambiare il “modello di consumo” – passatemi questo brutto termine – è davvero un sogno! Un sistema che drena voracemente lavoro, risorse, speranze allo scopo di autoalimentarsi. «La grande distribuzione decide unilateralmente non solo quanto pagare gli agricoltori, ma anche quando; a volte anche con sei mesi di ritardo rispetto alla consegna dei prodotti», sottolinea Massimo Planta, uno dei soci fondatori di Mesa Noa.
Nel modello food coop invece «non solo viene riconosciuto il lavoro del produttore/fornitore, ma si instaura anche un legame di fiducia fra lui e i soci, che sono anche clienti e lavoratori della cooperativa», spiega Tiziana. Il rapporto umano fra i vari attori della filiera è il valore aggiunto che restituisce all’atto dell’acquisto il significato sociale da cui la freddezza e l’impersonalità della grande distribuzione l’avevano spogliato.
Ma è anche garanzia di condivisione degli obiettivi, di qualità del cibo e di trasparenza dei metodi produttivi grazie al meccanismo della garanzia partecipata. Questo sistema non si affida a etichette assegnate da enti terzi per certificare la naturalità dei prodotti, ma sono gli stessi clienti-soci-lavoratori della food coop che verificano di persona che il fornitore soddisfi i criteri di qualità e sostenibilità richiesti.
È un esempio perfetto di economia circolare: fare rete, creare cultura, sensibilizzare. «Ci sta a cuore che le persone ricomincino a frequentarsi fisicamente e non solo attraverso i social – aggiunge Tiziana – e che riprendano a parlare fra loro. Questo risolverebbe tanti problemi della società odierna».
Il vuoto di relazioni creato intenzionalmente dalla grande distribuzione è finalizzato a favorire il consumo. Al contrario, Mesa Noa vuole creare una coalizione di membri del tessuto socio-economico del territorio per sconfiggere il paradigma consumista. I Sette Sentieri di Italia Che Cambia sono la struttura valoriale portante del progetto e questo ci onora e ci rende consapevoli del fatto che dalle parole si è già passati all’azione. Il cambiamento è arrivato!
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