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Milano, Lombardia - Quando sono nati i loro figli, Eleonora e David si sono accorti che la vita media di un vestitino era di un mese, al massimo due. Poi nella migliore delle ipotesi passavano i capi agli amici, altrimenti riempivano armadi o, peggio ancora, pattumiere. Un problema comune a tutti e con un forte impatto negativo sul nostro pianeta. Perché non fare qualcosa per risolverlo o almeno per limitarlo? È nato così Armadio Verde, il primo recommerce di abbigliamento Made in Italy che si fonda sull’economia circolare e sul concetto di riutilizzare, riciclare e ridurre.
“Armadio Verde nasce con l’obiettivo di rimettere in circolo capi d’abbigliamento e accessori che non si utilizzano più, azzerando gli sprechi legati all’acquisto di nuovi vestiti e riducendo in questo modo i consumi e l’impatto sull’ambiente”, commenta Eleonora Dellera, Founder, Communication & Brand Manager di Armadio Verde.
“Nella nostra epoca siamo costantemente alla ricerca di qualcosa di nuovo che purtroppo usiamo sempre meno. Ciò che amiamo oggi è molto probabile non possa trovare il nostro gusto domani. Da qui la volontà di permettere a tutti – uomini, donne e bambini – di rinfrescare il proprio guardaroba a costi bassi e in maniera sostenibile, evitando di buttare via articoli nuovi ma semplicemente mettendoli a disposizione di altri utenti”.
Un’idea semplice con un obiettivo molto ambizioso: creare un business basato sui fondamenti dell’economia circolare. L’obiettivo è quello di ridare vita ai nostri guardaroba, diminuire i consumi di risorse e risparmiare anche a livello economico. Tutto è nato con il mondo bambino, ma ben presto è venuto naturale e logico includere l’abbigliamento femminile e, da pochissimo tempo, anche quello maschile.
Dopo un anno dall’introduzione della collezione femminile, Armadio Verde presenta ora infatti la linea uomo che si aggiunge agli articoli donna e bambino. Da oggi gli utenti avranno la possibilità di accedere ad un vasto assortimento maschile disponibile sul sito e acquistare giacche, jeans, pantaloni, maglie e camicie per dare una svolta al proprio guardaroba. Anche gli uomini, dunque, possono ora inviare capi in ottime condizioni che non usano più e trovarne altri di qualità, partecipando a un’economia del riciclo.
Armadio Verde si basa infatti su un circolo virtuoso che vede lo scambio alla base del rinnovo del proprio guardaroba. L’assortimento disponibile online è infatti alimentato da capi in ottime condizioni che gli utenti inviano alla piattaforma, permettendo loro di scegliere altri abiti presenti sul sito. Ecco come funziona:
- Basta registrarsi sul sito Armadio Verde e prenotare il ritiro dei vestiti;
- Riempire una scatola con gli articoli (abbigliamento e accessori) che si vogliono rimettere in circolo e l’azienda si occuperà del ritiro gratuitamente direttamente all’indirizzo indicato;
- Una volta consegnato il pacco presso il magazzino di Armadio Verde, un team dedicato al controllo qualità verificherà attentamente ogni capo e, per ogni articolo approvato, verranno attribuite un numero di Stelline – la moneta virtuale alla base di ogni ‘scambio’ utilizzabile per gli acquisti sul sito. Le Stelline sono assegnate nello stesso modo a seconda di marca, taglie e tipologia del capo. I vestiti vengono messi così in collezione online mantenendo lo stesso valore in Stelline;
- A questo punto, è possibile utilizzare le proprie Stelline per acquistare altri articoli, aggiungendo una piccola cifra in euro.
“Attraverso il lancio della collezione uomo, Armadio Verde risponde alla richiesta degli utenti di implementare la linea coinvolgendo anche il comparto maschile. L’entusiasmo e i feedback positivi da parte degli iscritti rappresentano un chiaro segnale del crescente interesse nei confronti del secondhand e del riutilizzo dei capi d’abbigliamento in generale. Armadio Verde è una realtà in forte crescita e il lancio della nuova categoria rappresenta il primo dei prossimi passi che l’azienda è pronta ad affrontare per scalare il mercato sostenibile dell’usato”, aggiunge Eleonora Dellera di Armadio Verde.
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