“Le Buone erbacce”, alla scoperta del vero cibo naturale con Gigi Manenti
Seguici su:
Biella - Gigi Manenti è titolare dell’omonima azienda agricola e, insieme alla moglie Cristina, illustra le peculiarità del suo celebre metodo di coltivazione diffuso con il libro “Alle radici dell’agricoltura”.
L’attività a cui facciamo riferimento è nata nel 1981 con l’obiettivo di studiare la possibilità di produrre per il mercato senza l’utilizzo dei prodotti chimici, ottenendo fin dagli albori la certificazione bio. Nel tempo, però, la famiglia Manenti si è specializzata anche sulla naturale fertilità e sulla microbiologia dei suoli, studiando i processi di interazione tra mondo vegetale e microorganismi del terreno.
Abbiamo intervistato Gigi Manenti, che ha anticipato alcune tematiche che verranno approfondite durante l’iniziativa. L’agricoltore ha esordito mettendo in luce una criticità: “Uno dei più grandi problemi del nostro settore è che numerosi addetti ai lavori asseriscono di lavorare in modo eco-compatibile, ma, in realtà, fanno un’agricoltura organica, buttando ‘di tutto’ nel terreno, come i concimi, che non hanno nessuna attinenza con la coltivazione naturale. I campi, con queste ‘forzature’, diventano il regno delle erbacce, ossessione per chi si occupa di orti.
A questo proposito, è significativo come nei posti abbandonati o incolti la vegetazione sia estremamente più rigogliosa rispetto agli orti: le piante, infatti, hanno dei criteri specifici per nutrirsi e per poter ‘mangiare’ in situazione naturale e, in quest’ottica, sono fondamentali funghi e microorganismi che si trovano sotto terra. Dovrebbero essere nozioni di base per chi è del mestiere, basterebbe studiare e basarsi sulla microbiologia dei suoli e sulla filiera nutrizionale delle piante in natura. È da 25 anni che noi non usiamo concimi, ma, in genere, nell’agricoltura industriale si fa un grande uso di quelli che contengono azoto”.
Questi ultimi, come sottolineato da Manenti, hanno permesso di aumentare la produzione del cibo, ma a discapito della qualità. Qual è la conseguenza? Un’inesorabile distruzione della biodiversità. L’agricoltore, quindi, illustra come ottenere un’agricoltura diversa e realmente sostenibile: “Deve essere incentrata – spiega – sui bisogni delle piante. Chi le fa crescere deve conoscerle specie per specie, creando così un rapporto con la terra molto più profondo. Questo vuole dire mettere in atto tecniche e modi per seminare adeguatamente le piante da orto. La questione di fondo è che le piante, per vivere e crescere bene, hanno bisogno della luce, oltre ai nutrimenti: le erbe vicine, quando sono più alte, coprono la luce alle prime e questo non va bene”.
Rimanendo in tema di ‘erbacce’, come annuncia il titolo dell’incontro, Manenti spiega che non dovrebbe esistere accezione ‘negativa’: “Le piante – racconta – creano una rete sotterranea e ognuna vi partecipa: in natura sono sempre complementari tra di loro, non ci sono le erbacce ‘cattive’.
Questo è il cruccio di tutti quelli che fanno l’orto, ovvero il problema di quelle ritenute erbe infestanti. Questa, però, è una definizione sbagliata: come detto non esistono erbe infestanti, sono tutte complementari fra loro. Per ovviare al problema delle ‘erbacce’ basterebbe una gestione del suolo coerente con la loro crescita: così queste esisterebbero ugualmente, ma non sarebbero invadenti e non inficerebbero sulla crescita delle altre piante”.
Come arrivare al mix di sostenibilità e innovazione? Il biologico è una soluzione virtuosa? “Sono fondamentali – argomenta Manenti – consapevolezza e coerenza, sia nella coltivazione sia nella scelta della nostra alimentazione. Andrebbe anche fatta una distinzione tra i prodotti realmente naturali e quelli che si limitano a essere organici, perché chi fa acquisti deve essere in grado di differenziare. A questo proposito, l’agricoltura bio è sicuramente meglio di quella chimica, ma non basta, perché spesso non tocca l’aspetto base, ovvero la crescita naturale delle piante.
In generale, la priorità non è far caso al tipo di sostanze che vengono utilizzate, bensì a un uso consapevole e sostenibile della gestione del suolo. C’è bisogno di un unico modello di agricoltura e quella che oggigiorno viene definita la normalità di coltivazione non è assolutamente tale. Non pensate che io sia radicale nei miei pensieri: noi non facciamo altro che studiare le piante e fare un’agricoltura realmente naturale”.
Sono questi alcuni dei topic che verranno trattati durante l’incontro di sabato (in programma dalle 16 alle 18.30 a Sostegno) organizzato da Let Eat Bi nell’ambito del programma dell’Accademia Verde, un ciclo di appuntamenti volti a incentivare la tradizione enogastronomica locale e la condivisione dei saperi.
Partecipare a questo incontro può migliorare la vostra vita: questa, all’apparenza, potrebbe sembrare un’affermazione eccessiva, soprattutto se il riferimento è a un incontro intitolato “Le buone erbacce”.
L’appuntamento in programma per sabato 11 maggio, in realtà, non si limiterà a fornire le informazioni inerenti alla funzione e alla gestione delle erbe spontantee degli orti, ma offrirà una panoramica su quello che per il relatore e per molti ricercatori del settore è l’unico modus operandi per ottenere una coltivazione sostenibile e per nutrirsi con prodotti naturali. Informazioni fondamentali per la nostra salute quindi: l’uomo è ciò che mangia, Feuerbach docet.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento