28 Mag 2019

Il fascino della Vanlife, viaggiare e vivere a bordo di un van

Scritto da: Sara Capurso

La vanlife, come stile di vita e modo di viaggiare, conquista un numero sempre più alto di persone che decidono di girare il mondo o addirittura vivere a bordo di un van. Tra loro ci sono Alessandro e Federica, una coppia che su quattro ruote ha già visitato trenta Paesi. Li abbiamo intervistati e ci hanno raccontato il loro “Vansweetfun”.

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Alessandro e Federica sono una frizzante coppia del Trentino che ha visitato trenta Paesi su un van camperizzato, godendo della libertà di viaggiare lentamente, assaporando ogni luogo come una scoperta unica, scovando panorami mozzafiato spesso sconosciuti al turismo “mordi e fuggi”, addentrandosi nelle culture locali e vivendo fino in fondo ogni luogo con un approccio di scoperta, rispetto e continua meraviglia.

 

La “Vanlife” ovvero “vita in Van” è uno stile di vita sempre più condiviso da chi preferisce il “viaggio” alla “vacanza” e da chi è disposto a rinunciare a qualche comodità in cambio di esperienze uniche e irripetibili. In alcuni paesi questo modo di viaggiare è diventato un vero stile di vita, ci sono persone che si sono trasferite definitivamente su quattro ruote attuando il minimalismo e un modo di vivere a contatto con la natura e più “lento”. Non si tratta solo di viaggiatori solitari ma spesso di coppie di amici, fidanzati e famiglie con bambini e animali.

 

Alessandro e Federica hanno scelto di vivere così sei mesi all’anno. Li abbiamo incontrati per saperne di più ed ecco cosa ci hanno raccontato del loro Vansweetfun (1).

vansweetfun

Raccontateci un po’ di voi
Siamo Alessandro e Federica e veniamo da Rovereto, in Trentino. Entrambi innamorati delle nostre montagne da cui veniamo ci siamo trasferiti a Padova per motivi di studio e li ci siamo trovati come coppia nel 2010.

 

Abbiamo due caratteri completamente diversi, io (Ale) esagerato, spericolato e appassionato di sport all’aria aperta (infatti sono maestro di sci alpino e guida di mountain bike), mentre Fede prudente, determinata e interessata a tutto quello che ha a che fare con le relazioni e il sociale in genere. Ma fin da subito abbiamo scoperto di condividere la passione per l’avventura. Fede ha sempre cercato di sfruttare ogni occasione per viaggiare: lavori estivi, scambi giovanili e poi il classico Erasmus che l’ha portata 6 mesi a Granada. Io invece ho passato la maggior parte del mio tempo libero sulle piste da sci avendolo praticato per anni a livello agonistico, ma ho avuto la fortuna di trascorrere molte vacanze in famiglia all’estero, soprattutto negli Stati Uniti.

 

Una volta laureati, io in Scienze Motorie e Fede in Cooperazione allo Sviluppo, abbiamo preso la decisione di andare un anno in Australia sfruttando la possibilità del Working Holiday senza avere alcuna idea sul nostro futuro. L’unica cosa chiara ad entrambi era il fatto di volersi mettere completamente in gioco e vedere cosa ne sarebbe stato di noi. Abbiamo vissuto un’esperienza talmente intensa, anche grazie alle avventure in van, che ci siamo fidanzati (con una proposta improvvisata rigorosamente all’interno del nostro van australiano) e poi sposati al nostro rientro.

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Quando siete rientrati in Italia?
Dopo un anno in Australia e un mese di vacanza in Asia siamo tornati in Italia completamente spaesati e più confusi di prima. Io ho iniziato a lavorare in Francia come maestro di sci mentre Fede ha trovato lavoro a Rovereto come operatrice sociale. La voglia di ripartire però era tanta quindi si è licenziata e, grazie ad un aggancio lavorativo per la stagione di sci, abbiamo fatto le valigie per la Nuova Zelanda (giugno 2017, sempre con il Working Holiday). Siamo ritornati a maggio 2018 per poi ripartire col nostro van italiano alla scoperta dell’Europa per 4 mesi, percorrendo più di 20.000km e attraversando più di 20 Paesi.

 

Quando e come è nata l’idea?
Siamo entrambi amanti del campeggio ma l’avevamo sempre e solo vissuto in tenda. Quando eravamo in Australia nel 2014, un giorno abbiamo noleggiato una macchina per fare qualche giorno di ferie ma c’è stato un disguido con l’ufficio del noleggio che ci ha costretti a ridurre la vacanza a solo 24h. Eravamo talmente amareggiati che abbiamo deciso su due piedi di sfruttare quel tempo per cercare una macchina da comprare, pensando a modelli fuoristrada 4×4. Per puro caso ci siamo imbattuti in un’officina di un paesino isolato chiedendo se vendevano mezzi di seconda mano.

 

Non ne avevano purtroppo ma il titolare, un simpatico meccanico che non scorderemo mai, ci ha fatti accomodare nel suo ufficio e ci ha aiutati a cercare degli annunci online suggerendoci però di scegliere un van. Noi non l’avevamo nemmeno preso in considerazione ma in meno di 48 ore abbiamo trovato un annuncio allettante, visto e comprato il mezzo. Era un vecchio Toyota Hiace del ’91 bianco, camperizzato fai da te in maniera discutibile ma a noi sembrava un hotel a 5 stelle e ci abbiamo vissuto per 3 mesi girando la Tasmania e la costa Est dell’Australia.

 

Era la nostra dimensione ideale, il nostro stile di viaggio, l’inizio di una nuova vita. Da quel giorno la passione per il van è aumentata sempre di più e, tornati in Italia, abbiamo comprato e allestito un Opel Vivaro (con cui abbiamo girando l’Europa per 4 mesi dopo la Nuova Zelanda), e anche in Nuova Zelanda abbiamo camperizzato un Nissan Homy del ’95 in cui abbiamo vissuto e viaggiato per 7 mesi.

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Quali sono le difficoltà o resistenze principali?
La difficoltà maggiore secondo noi è uscire dalla comfort zone legata alla routine convenzionale e buttarsi in una vita instabile e itinerante: il fascino del dormire ogni notte in un posto diverso porta con sé incertezza e imprevedibilità che sul lungo periodo possono essere difficili da gestire. Ad esempio, se non si ha la fortuna di avere un lavoro che può essere svolto in viaggio, la mancanza di stabilità e crescita a livello professionale può pesare alla lunga se non si trova un’alternativa altrettanto soddisfacente.  

 

L’altra difficoltà è invece più pratica e legata allo spirito di adattamento, soprattutto se, come noi, si fa campeggio libero per lunghi periodi. Vanlife significa dover cercare fonti d’acqua ogni 3 giorni o ogni settimana per ricaricare le scorte, adattarsi a vivere in uno spazio molto stretto e con molte meno cose (vestiti compresi) e farsi la doccia con 1 litro d’acqua se necessario.

 

Quanto tempo avete viaggiato in van?
In Australia abbiamo vissuto e viaggiato in van per 3 mesi nel 2014; in Nuova Zelanda abbiamo vissuto e viaggiato in van per 7 mesi girando tutto il paese da ottobre 2017 a maggio 2018; da luglio 2018 a Novembre abbiamo esplorato tutta Europa. Non abbiamo mai avuto un piano. Il viaggio in Australia ci ha fatto scoprire la passione per questo stile di vita e abbiamo sempre cercato di trovare un equilibrio tra passare più tempo possibile in van e lavorare per poter sostenere i nostri viaggi.

 

Io ho la fortuna di fare un lavoro stagionale ma per Fede la cosa è diversa: il suo ambito lavorativo è legato al territorio e alle relazioni quindi per lei viaggiare per lunghi periodi significa mettere in pausa il suo lato professionale. Non è sempre una scelta facile ma siamo entrambi convinti che di viaggiare non ci si pente mai e questo stile di vita ci ha portati a vivere esperienze impagabili.

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Quanti paesi avete visitato e quale vi è rimasto più nel cuore?
Abbiamo visitato ormai 30 Paesi insieme nei diversi continenti ed ognuno aveva il suo fascino. C’è sicuramente da dire che girare l’Europa è stata un’esperienza fantastica perchè ci ha dato la possibilità di vedere un’infinità di culture diverse in tutti i diversi Paesi che abbiamo attraversato. La Scandinavia (e la Norvegia in particolare) ci rimarrà sempre nel cuore perchè ci ha lasciato veramente piacevolmente stupiti. Ovviamente Australia e Nuova Zelanda non sono da meno, hanno solo il problema di essere dannatamente lontane!

 

Cosa ne pensate di che si trasferisce definitivamente sul van? Lo fareste?
Sicuramente non è una decisione facile da prendere, bisogna innanzitutto capire il motivo per cui lo si fa, se è solo un discorso di “moda”, se è una scelta consapevole, se è per mettersi alla prova, se è per darsi uno scossone e “buttarsi” oppure perché si è costretti a farlo. Ci sono mille ragioni diverse per farlo, è sicuramente un scelta che rispettiamo e che possiamo capire avendolo fatto anche noi (purtroppo solo per un anno). Sicuramente il lavoro che si fa e il luogo in cui lo si fa possono incidere parecchio sulla fattibilità o meno di intraprendere questo stile di vita.  

 

Noi abbiamo fatto dell’incertezza una regola e ci siamo resi conto che non riusciamo a programmare il nostro futuro per più di sei mesi alla volta, almeno finché siamo solo noi due! Siamo però sicuri di volere allargare la famiglia prima o poi e di trovare un posto nel mondo che ci permetta di vivere a contatto con la natura portando comunque avanti la nostra passione per la vanlife, anche se non necessariamente a tempo pieno. Tutto ciò che abbiamo vissuto finora è stato un mix di scelte e di casualità quindi non ci creiamo troppe aspettative per il futuro ma cerchiamo di valutare di giorno in giorno cosa ci rende felici e, se ci accorgiamo di andare nella direzione sbagliata, siamo sempre pronti a cambiare rotta.

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Qualche dritta per chi è alle prime armi?
Per iniziare non serve andare a Capo Nord per un mese, basta un week end vicino a casa. Noleggia un mezzo o fattelo prestare e passaci qualche giorno per capire se può fare veramente per te. Ricordati che anche per chi vive in van c’è la pioggia e il freddo. Le foto della vanlife mostrano quasi sempre i lati positivi ma ci sono tanti aspetti da prendere in considerazione. Se hai deciso di iniziare la vanlife, inizia domani. Una volta partito/a affronterai le cose giorno per giorno.

 

La Vanlife non è per tutti. Non si tratta di una vacanza al mare ma di uno stile di vita che richiede flessibilità e adattamento ma per chi trova il giusto equilibrio la vanlife può senz’altro essere fattibile anche per anni. Si tratta di avere un mezzo adeguato per le proprie esigenze, una fonte di sostentamento economico compatibile con uno stile di vita itinerante e una predisposizione all’avventura e all’imprevedibilità. Ma soprattutto si tratta di uscire dagli schemi di vita convenzionali e portare avanti con coraggio una scelta di vita alternativa che spesso molti, famiglia e amici compresi, non capiscono fino in fondo.

 

Quali sono i paesi più aperti verso questo stile di vita?
Australia e Nuova Zelanda sono sicuramente i Paesi dove questo stile di viaggio e di vita sono sdoganati e nessuno ti guarda male se ti metti a cucinare a lato strada o nel parcheggio di un supermercato, è assolutamente normale. C’è però da dire che in questi Paesi il discorso “campeggio libero” è regolamentato con regole ben precise (specialmente in Nuova Zelanda).  Per quanto riguarda l’Europa, la Scandinavia, seguita da Francia, Spagna e Portogallo sono quelle dove è accettato di più secondo noi.

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Di cosa bisogna tenere conto invece se si vuole viaggiare in questo modo in Italia?
L’Italia è splendida da girare in van e se si rispettano i luoghi dove ci si ferma (facendo campeggio libero) non ci sono problemi. Basta saper scegliere i posti giusti e lasciarli puliti! Sicuramente nei periodi estivi di alta stagione sconsiglio di andare nelle zone maggiormente turistiche dato che spesso in questi casi la tolleranza nei confronti di questo tipo di viaggiatori cambia un po’, insomma basta semplicemente farsi un po’ furbi.

 

Cosa non deve mai mancare su un van e cosa bisogna lasciare a terra?
Bisogna partire con l’idea che lo spazio è veramente limitato e quindi bisogna pensare molto bene a cosa portare. Sicuramente come prima cosa, scegliere gli indumenti più comodi che si hanno (visto che poi si usano quelli per la maggior parte del tempo) è essenziale, è inutile portare maglie o pantaloni che non si usano mai pensando che in van sarà diverso.

 

Cosa non può mancare secondo me sono gli intrattenimenti come un bel libro (o il kindle) per rilassarsi leggendo nel tempo libero, le carte o la slackline per far sport divertendosi, poi un fornello d’emergenza nel caso si guastasse il principale e le salviette per darsi una rinfrescata quando non si ha la possibilità di farsi la doccia. Ah, un piumino caldo anche se si parte d’estate e una coperta d’emergenza. E poi come diciamo sempre “di quel che non c’è si fa senza”!

 

E per chi vuole viaggiare con gli animali?
Viaggiare con animali è sicuramente un’ottima compagnia però bisogna organizzarsi bene in modo da evitare di lasciarli da soli a cuocersi dentro il van d’estate.

 

Ci raccontate un’esperienza che vi ha colpito particolarmente?
Uno degli aneddoti che ricordiamo più volentieri è legato alla Nuova Zelanda: il van si era rotto ed eravamo bloccati nel parcheggio del meccanico da una settimana (dormivamo in mezzo alle altre macchine in riparazione) e, mentre eravamo in biblioteca, un signore locale si avvicina e ci offre 3 kg di costato di agnello surgelato come regalo visto che si avvicinava il Natale (i neo zelandesi sono sorprendentemente gentili, a volte troppo). Noi non ce la siamo sentita di rifiutare nonostante sapessimo di non poter cucinare una cosa del genere in van, soprattutto non dal meccanico. In più, essendo fermi, il frigo in van era spento. Dopo 2 giorni il van non era ancora stato riparato ma l’agnello si era scongelato quindi ci siamo ritrovati a cucinarlo nelle pentole che avevamo, chiusi nel van perché fuori diluviava per un risultato discreto e con l’odore di agnello impregnato ovunque che ci ha accompagnati per due settimane.  

 

Per Fede il momento più epico vissuto in van è sicuramente aver ricevuto la proposta di matrimonio. Eravamo in Tasmania e avevamo ormai superato la prova della vita di coppia in van ma non avevamo idee troppo chiare per il futuro. La proposta è arrivata inaspettata ma con il senno di poi, quale miglior posto per decidere di sposarsi se non il nostro caro van?

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Quanto ha influito sulla vostra coppia un’esperienza del genere?
Sicuramente parecchio. Ci ha dato la possibilità di metterci alla prova e di capire tanto l’uno dell’altro fuori dagli schemi comuni della routine quotidiana. Ci ha insegnato a rispettare gli spazi e i tempi dell’altro, a non avere fretta e a non “sclerare” per delle sciocchezze. All’inizio per noi è stato molto difficile gestire intere giornate di intoppi, fastidi e tempi di attesa tanto da affrontare viaggi di km e km in completo silenzio (cosa che capita ancora ma senza tensione nell’aria). Oggi invece, ogni volta che le cose si complicano, ci facciamo una risata e le gestiamo con serenità.

 

La nostra ricetta è molto semplice: vagonate di pazienza, una buona dose di autocontrollo e un pizzico di ironia. Abbiamo imparato ad aspettare, realizzando che il più delle volte la fretta che abbiamo nel fare le nostre cose è ingiustificata. Ci siamo riappropriati del tempo e ora lo sappiamo gestire con più saggezza e nel rispetto dell’altro.

 

Abbiamo capito che molti malumori erano frutto di parole dette senza nemmeno pensare, quelle che ci scappano nei momenti di difficoltà. Adesso o le pensiamo senza dirle, o aspettiamo che ci passi perché l’altra persona, il più delle volte, non ha colpe se non quella di trovarsi lì. E infine fattela una risata, il nostro motto vincente per sciogliere la tensione! Ci siamo accorti che una battuta in simpatia è l’arma più potente per scongiurare litigate inutili e silenzi infiniti.

 

  1. Alessandro e Federica raccontano i loro viaggi anche su Facebook, Instagram  e YouTube.

 

 

 

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