Bruno di Loreto Wurms: “Costruiamo comunità consapevoli ed ecologiche” – Meme #23
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Cagliari - Incontriamo Bruno di Loreto Wurms in Sardegna, un incontro non casuale: i sentieri di Italia che Cambia, negli ultimi anni, si sono infatti intrecciati costantemente con quelli di Bruno e con il suo lavoro. L’occasione è quella del Festival di Scirarindi dove Bruno ha tenuto un seminario esperienziale di Ecosofia Transpersonale ed un incontro, insieme al nostro Daniel Tarozzi, su come facilitare l’evoluzione locale e globale delle Reti, per dimostrare che non solo fare rete è possibile, ma anche che “conviene” da tutti i punti di vista. Un dialogo sulle reti sociali come strumento di coscienza ed evoluzione.
Il contributo che Bruno ha portato al festival e che porta avanti come innovatore sociale, è quello di concorrere attivamente alla formazione di reti locali e globali per la ridefinizione dei valori di riferimento della civiltà contemporanea. L’approccio dell’Ecosofia che definisce come “lo studio tra l’interiorità dell’essere umano e l’ambiente, sia sociale che naturale”, indaga la connessione tra i nostri pensieri e sentimenti e il mondo esterno, come le nostre emozioni si trasformano in gesti, azioni e che come gli eventi sociali e naturali creano flussi di pensieri ed emozioni nel nostro animo. Un interscambio che avviene spesso inconsapevolmente. Questo rapporto tra interno ed esterno “si è guastato negli ultimi secoli. Ci siamo progressivamente allontanati da Madre Natura, ma sostanzialmente ci siamo allontanati dalla nostra natura, dalla nostra natura interiore”.
All’interno dell’Ecosofia dunque le visioni dell’Ecologia del Profondo e dell’Ecologia Ambientale si fondono. Il suo scopo è disciplinare questo flusso di azioni ed emozioni che continuamente scorrono nel e dal Mondo. Fare cioè in modo che l’Essere umano sappia gestire amorevolmente e con coscienza la sua relazione con l’Ambiente e con i suoi simili in modo che l’effetto delle sue azioni sia la costruzione ed il mantenimento di una realtà di pace e di armonia con l’intero Pianeta e con tutti i suoi abitanti.
Il percorso di Bruno nasce con molti anni di volontariato nelle situazioni di emarginazione sociale, contesti nei quali ha via via portato ciò che contemporaneamente approfondiva personalmente come studioso dei fenomeni della coscienza: dalle arti marziali, alla psicologia transpersonale, alla naturopatia e all’ecosofia.
Lavorando con persone con handicap, carcerati, emarginati, “ho messo a fuoco che le cose che studiavo potevano avere un’utilità. È stata una palestra importantissima, lì ho imparato a rapportarmi con i soggetti più diversi, adattando ciò che avevo studiato alle necessità del momento.
In questo momento, insieme alla mia compagna, sto portando avanti quello che noi chiamiamo spirito di comunità, cioè ricostruire il senso di un’identità comune. Parliamo spesso di bene comune, ma la valutazione che qualcosa sia bene o male, è qualcosa che nasce all’interno dell’individuo: questa cosa è “bene” per me? E per noi? Perché nel per me e basta nasce il germe dell’egoismo. Il senso di comunità, il senso dell’appartenenza, è fondamentale per ridefinire i valori fondanti della società nella quale viviamo”.
I contesti di azione sono molteplici quanto il concetto stesso di comunità, anche “un’azienda è una comunità, transitoria”. Qualsiasi sia la comunità “cerchiamo di risvegliare questo senso di appartenenza, proponendo gruppi, laboratori ed anche conferenze, ma principalmente è un lavoro continuativo che svolgiamo nell’arco di uno o più anni per aiutare le persone a tornare a guardarsi in faccia, a parlarsi, cuore a cuore. E quindi a stabilire un rapporto prioritario che non è solo empatico ma è anche un rapporto di senso: qual è il senso della nostra vita e della nostra relazione? Perché io ora sono qui davanti a te? Cosa ci possiamo scambiare? Cosa possiamo imparare e donare, cosa possiamo ricevere, cosa possiamo costruire insieme?”.
Un lavoro di carattere esperienziale, corporeo, gestuale che mira a ricostruire questo senso di identità. “Quando siamo bambini conosciamo e facciamo esperienza del mondo, dell’altro da noi, attraverso il corpo, non attraverso il pensiero e le parole. Entriamo nelle situazioni anima e corpo, la mente, intesa nel senso di razionalità, arriva per ultima. L’esperienza il bambino la fa con tutto il corpo e se non ci mette il corpo, non ci può mettere l’anima. È questo il metodo del lavoro che proponiamo, un po’ ritornare bambini e ritrovare quel tipo di innocenza che riesce a prescindere dall’interpretazione strettamente culturale del mondo. È un’esperienza totale, un rapportarsi all’altro con la profondità e l’innocenza di qualcuno che vede il mondo per la prima volta. Vedere il mondo con gli occhi di Adamo, del primo giorno della creazione”.
Questo lavoro che nasce dalle esperienze del transpersonale, una branca della psicologia contemporanea, e dal lavoro di Jung sugli archetipi “che altro non sono che i valori fondanti della nostra esistenza, in altre parole sono gli occhiali con cui guardiamo il mondo e perciò con cui lo interpretiamo, il modo in cui noi ci rapportiamo ad esso. Noi diamo per scontati i nostri valori, non ci rendiamo conto di guardare il mondo da una prospettiva. Questo cambio di prospettiva è il lavoro che proponiamo, cioè evolvere la prospettiva in modo che sia la più ecologica, ecocompatibile, ecosofica, possibile. Aiutiamo le persone a ricostruire un tessuto inclusivo in cui l’orizzonte sociale e quello ambientale facciano parte della propria abitazione, della propria intimità, come era un po’ per le popolazioni native”.
La vita umana può e deve tornare ad essere una sorgente di creatività, bellezza, serenità ed evoluzione. La comunità è un’ineguagliabile occasione sociale di apprendimento ed evoluzione individuale e collettiva.
Intervista: Daniel Tarozzi
Realizzazione video: Paolo Cignini
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