9 Apr 2019

“Skill Me UP!”: la conoscenza del cibo che aiuta i migranti a scoprire il territorio

Scritto da: Lorena Di Maria

“Skill Me Up” è un progetto virtuoso che ad Alessandria unisce inclusione sociale e consumo consapevole, pensato per rifugiati e richiedenti asilo con vulnerabilità psicologica. L’obiettivo del laboratorio “Cura di sé”, parte del più ampio progetto, è favorire una maggiore autonomia e responsabilità dei migranti, partendo dal presupposto che un buon cammino di inclusione sociale si basa sulla capacità di fare scelte consapevoli, pensando al proprio benessere e all’ambiente in cui si vive.

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Alessandria - “Skill Me Up” è un progetto virtuoso che ad Alessandria unisce inclusione sociale e consumo consapevole: pensato per rifugiati e richiedenti asilo con vulnerabilità psicologica, l’obiettivo del laboratorio è favorire una maggiore autonomia e responsabilità dei migranti, partendo dal presupposto che un buon cammino di inclusione sociale si basa sulla capacità di fare scelte consapevoli, pensando al proprio benessere e all’ambiente in cui si vive.

Il laboratorio dal nome “Cura di Sé” e facente parte del più ampio progetto “Skill me UP!” è ideato dall’Associazione di Promozione Sociale Cambalache, è sostenuto dalla Fondazione SociAL, avvalendosi della collaborazione con Nova Coop, cooperativa di consumatori che ha messo a disposizione competenze per avviare il percorso di consumo consapevole.

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Pensare al proprio benessere per creare benessere intorno a sé: il progetto vuole essere un cammino di inclusione sociale basato sull’idea di “comprendere ciò che si consuma, ciò che si mangia, ciò che si intende acquistare” attraverso scelte alimentari consapevoli capaci di creare integrazione proprio a partire dal cibo.

Come descritto dal progetto, una prima parte dell’iniziativa è basata su un incontro in aula per fornire nozioni e indicazioni di base ai ragazzi sul tema dell’alimentazione e della responsabilità sociale, a cui ha seguito una visita nel punto vendita Coop di Alessandria, durante la quale ai partecipanti è stato chiesto di simulare una spesa secondo determinate indicazioni.

“In aula – ha spiegato l’operatrice – siamo partiti dai gusti personali in riferimento ai prodotti agricoli, alla stagionalità, alla varietà dei cibi. Quindi ci siamo soffermati sugli alimenti che si trovano in Italia e che magari molti dei ragazzi conoscevano con altri nomi. Abbiamo cercato di trasmettere loro che senso possa avere acquistare certi prodotti nella stagione giusta, a riconoscerne la provenienza e l’importanza del concetto di km zero”.

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Nel punto vendita i partecipanti, divisi in gruppi, hanno poi dovuto selezionare una serie di prodotti per creare degli appositi menù.

“A un gruppo abbiamo chiesto di concentrarsi sulla stagionalità, dando indicazioni su come leggere i cartelli e far riferimento a linee dedicate ai prodotti locali; a un altro di creare un menù economico composto da almeno due pasti senza “scadere” nell’acquisto di cibo spazzatura; al terzo abbiamo chiesto un menù salutare, dando indicazioni su linee specifiche; al quarto di scegliere prodotti amici dell’ambiente, biologici ma non solo”.

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Finalità del progetto è proprio quella di favorire una maggiore autonomia e responsabilità dei ragazzi migranti, imparando a conoscere e riconoscere i prodotti e le tipicità locali con il risultato, da un lato, di pensare alla propria salute e al proprio benessere come strumenti che abbiano delle ricadute positive sull’ambiente in cui vivono e d’altro lato di avvicinarsi alla conoscenza del territorio creando una maggiore inclusione sociale.

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