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Treviso, Veneto - La zona di produzione del Prosecco è da anni vittima delle monocolture e dell’uso massiccio di prodotti chimici, che si stanno diffondendo ovunque nel territorio di produzione di questo vino DOC, minacciando fortemente la biodiversità e l’equilibrio dell’ecosistema locale.
Una delle testimonianze più emblematiche di questa situazione arriva da Vittorio Veneto, dove i cittadini si sono ribellati al dilagare delle vigne e hanno innescato la risposta delle istituzioni. A fine febbraio era partita la mobilitazione di Terra Chiama e del Comitato Genitori Asilo San Giacomo, che si opponevano alla realizzazione dell’ennesima monocoltura a fianco della scuola materna della zona.
L’amministrazione comunale aveva così emanato un’ordinanza che imponeva alla Tenuta San Martino, proprietaria del terreno, di procedere “ad una coltivazione con metodo biologico certificato, in adesione al disciplinare dettato dal Protocollo del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG; all’adozione di sistemi di recupero durante il trattamento della vite, al fine di evitare rischi irritativi derivanti dalla dispersione di prodotti fitosanitari contenenti zolfo; alla lavorazione del vigneto e delle pertinenze in esclusive fasce orarie e giorni esterni all’attività della scuola materna, per evitare, soprattutto, dispersione di polveri e rumori”.
L’azione dell’amministrazione non si è fermata qui. Come riporta Qdpnews, che sta seguendo passo dopo passo l’evolversi della vicenda, il 29 marzo il consiglio comunale di Vittorio Veneto ha votato una modifica al regolamento di polizia rurale. L’atto, approvato all’unanimità, obbliga i coltivatori all’utilizzo di metodi di coltivazione biologica certificata nelle aree definite particolarmente sensibili.
La questiona sembrava risolta, almeno in quell’area. Così non è stato. L’azienda agricola ha proceduto con l’impianto delle barbatelle violando l’ordinanza e continuando a farlo, ponendosi così in una condizione di “perdurante inadempienza” che ha costretto le autorità locali a presentare una denuncia alla Procura della Repubblica.
Dal canto suo, la Tenuta San Martino è ricorsa al TAR di Venezia, dichiarando di non aver “mai reagito alle accuse, con toni sempre più pesanti, che sono apparse sulla stampa a cura dei genitori degli alunni dell’asilo e dell’amministrazione comunale”. Secondo l’azienda agricola, “è stato illegittimamente tentato di bloccare sul nascere un’iniziativa che non può essere condannata solo per il fatto di essere stata posta in essere in conformità alla normativa vigente”.
I comitati dei genitori hanno risposto dichiarando: “Ci rammarica leggere che l’azienda agricola abbia chiesto anche l’annullamento dell’ordinanza emessa dal primo cittadino di concerto con l’Ulss 2, che per ragioni di salute pubblica imponeva un tipo di coltivazione biologica”. I gruppi hanno anche organizzato un incontro pubblico che si terrà il 17 aprile, vedrà la partecipazione dell’oncologa dell’ISDE Patrizia Gentilini e avrà lo scopo di informare la cittadinanza e le istituzioni sugli effetti devastanti dell’uso di pesticidi.
La situazione del comune veneto è ulteriormente complicata dalle elezioni amministrative previste per il 26 maggio, in vista delle quali tante promesse vengono fatte con troppa facilità. Ma verranno poi mantenute? Il Veneto è una delle regioni più martoriate da una gestione scellerata del patrimonio naturale. Le monocolture, specialmente quelle legate alla produzione vinicola, stanno uccidendo la biodiversità; le acque sono contaminate dai composti PerFluoroAlchilici – i famigerati PFAS.
Infine, è di pochi giorni fa la denuncia del presidente dell’ENPA locale, che lamenta insulti e minacce ai danni dei propri volontari impegnati nella salvaguardia dei rospi, importanti termometri della salute dell’ecosistema. “Nei fossi abbiamo trovato di tutto – ha dichiarato – e poi ci sono i vigneti, che stanno creando il deserto”.
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