Monica Lasaponara: “Non sei felice? Cambia lavoro” – Io faccio così #247
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Arrivati a 40 anni, con un mutuo sulle spalle e un lavoro sicuro ma noioso, nessuno penserebbe mai di poter cambiare lavoro. E vita. “Perché è troppo tardi” o “perché non ci sono abbastanza soldi”. Un paradigma che Monica Lasaponara, escape coach, ha completamente invertito partendo da se stessa e dai propri desideri. Monica lavorava da 15 anni nel settore del marketing televisivo, quando 5 anni fa lascia il lavoro e decide che questa vita non fa per lei: «Non ero felice, ma stavo zitta, non mi lamentavo. Quando stavo male cambiavo azienda ma il malessere ritornava. Ed è stato lì che dopo un periodo un po’ difficile della mia vita ho capito che era in gioco la mia sopravvivenza», ci racconta durante il Festival di Scirarindi.
Le domande, prima di cambiare, erano le solite («Ma è vero che può cambiare lavoro solo chi ha un parente ricco?») e le risposte poche. È così che Monica, ispirandosi al gruppo Escape the City di Londra, inizia ad organizzare degli incontri gratuiti a Roma, nel quartiere San Lorenzo, con persone che avevano le sue stesse esigenze e che avevano fatto un cambiamento. «Lì le persone cominciavano a chiedermi consigli e la mia esperienza mi portava a capire cosa loro provassero. Le persone mi ascoltavano e creavano nuovi progetti». Nel frattempo ascolta le sue vocazioni e si avvicina al mondo delle Ong e fa un corso come operatrice nei centri antiviolenza.
Tutto è un circolo virtuoso, innescato dal cambiamento, che la porta a ridefinire le proprie aspirazioni: «Ho scoperto miracolosamente qualcosa a cui non avevo mai pensato: la mia vera vocazione era quella di supportare gli altri». Di questa intuizione Monica riesce a farne un lavoro e diventa un’escape coach: offre la sua consulenza alle persone che vogliono cambiare lavoro ma pensano che sia impossibile. Allo stesso tempo le sue frustrazioni (sia per il lavoro quanto quelle per situazione sulla violenza delle donne) si trasformano in energia positiva e propositiva, che agisce invece di subire.
Adesso Monica è felice: ha un lavoro che le piace ed è socia di DifferenzaDonna, associazione che si occupa di alcuni centri antiviolenza nel Lazio e in Campania. Aiuta le persone a «scappare da chi non ci valorizza per ciò che sappiamo fare e dai luoghi dove la nostra unicità non ha più nessun valore». E lo fa in due modi: con dei workshop di gruppo o con delle consulenze individuali (1), dove si crea un piano personalizzato per ogni persona, un percorso da seguire in base alle esigenze, ai tempi e alla disponibilità di ciascuno.
«Proviamo a scrivere la nostra storia, che tipo di persone siamo, le nostre competenze al di là delle competenze lavorative, cosa sappiamo fare noi e per cosa gli altri ci ringraziano, non semplicemente le passioni ma anche le frustrazioni. Fatto questo, facciamo un frullato e andiamo a vedere quali sono le attivazioni che possono venire fuori: iniziare a dire quello che ci sta a cuore, su cui lavorare e da lì vedere, sondare il terreno».
Il suo lavoro procede bene e, oltre ad avere un effetto benefico sui singoli individui, crea comunità: chi ha le stesse esigenze comincia a conoscersi, scambiarsi idee, aiutarsi. Un’«economia di scala pazzesca», ci dice. Uno di questi luoghi è proprio il Festival di Scirarindi, dove c’è un’energia positiva che unisce e dove le persone che si incontrano a volte diventano amici o colleghi di impresa, proprio per questa base di affinità. Incontrarsi, conoscere e aprirsi è fondamentale per il cambiamento, perché la condivisione di ciò che siamo davvero e dei nostri desideri ci aiuta a capire che «non siamo soli e non siamo pazzi: si può fare».
- Per maggiori informazioni visita il sito di Monica Lasaponara
Intervista, riprese intervista e montaggio: Paolo Cignini
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