16 Apr 2019

Lanificio Fratelli Piacenza: la sostenibilità, tra tecnologia e materie prime locali

Scritto da: Paolo Cignini

Il Lanificio Piacenza è un’azienda tessile storica del territorio Biellese, le cui origini risalgono al Seicento. Abbiamo incontrato e parlato con Carlo Piacenza, amministratore delegato dell’azienda, delle origini e delle scelte attuali e future dell’azienda, che tra tradizione e innovazione guarda alla sostenibilità sociale e ambientale come valore fondamentale per un territorio in rinascita.

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Biella - “A primo impatto si può credere che la grande fortuna del tessile laniero nel Biellese sia dovuta alla qualità della lana. Non è così: la grande fortuna è data dalla qualità delle nostre acque.
Non ci dimentichiamo che qui abbiamo la fonte Lauretana, un’acqua famosa per essere la più leggera d’Europa. Per leggera intendo che non ha calcare, né minerali, che si potrebbero depositare sui tessuti da lavorare, opacizzandoli”.

Il lanificio Fratelli Piacenza ha un legame profondo con il territorio in cui opera, come ci ricordano queste parole del suo amministratore delegato attuale, Carlo Piacenza.
E’ un’azienda storica del Biellese, ed ha sede a Pollone, un piccolo comune di circa duemila abitanti.
Acquista materie prime da tutte le parti del mondo, per poi seguire tutta la lavorazione (pettinatura, filatura e tessitura) che permette di creare il prodotto finito, rivenduto poi ai grandi marchi della moda a livello mondiale. Le materie prime che utilizza sono tutte di origine animale e le acquista presso allevamenti rigidamente selezionati, che operano nel pieno rispetto dell’animale e che assicurano un certo numero di esemplari per chilometro quadrato.

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E’ un azienda storica, nel vero senso della parola: “Io sono la tredicesima generazione che porta avanti il lavoro dell’azienda” ci racconta Carlo Piacenza “con i miei figli, che già lavorano per il lanificio, saremo alla quattordicesima.
Le origini dell’azienda possono essere rintracciate già nel 1623, siamo in possesso di alcuni documenti che descrivono i miei avi come ‘commercianti di lana’. Noi però, come data simbolo di nascita del lanificio, preferiamo dichiarare il 1733: è la data riferita alla concessione che il Re d’Italia ci diede per l’utilizzo delle acque”.

Il lanificio conta circa duecentotrenta tra impiegati ed operai e vive in completa e totale osmosi con il territorio in cui opera. A dimostrazione di ciò, il Lanificio Piacenza ha una concezione della sostenibilità che va ben oltre al solo parametro ambientale: “Viviamo in un territorio, e di questo devo render merito a tutti coloro che fanno impresa qui, che ha fatto proprio il concetto di sostenibilità ben prima che questo fosse in voga come lo è oggi” ci racconta Piacenza “e per noi il concetto di sostenibilità non si ferma solo al fattore ambientale ma comprende anche quello sociale.

E’ nostra responsabilità, attraverso le tecnologie che abbiamo a disposizione, ridurre al minimo l’impatto ambientale, per coniugare la produzione con il rispetto del territorio.
Per quanto riguarda alcune azioni pratiche, noi all’interno dell’azienda abbiamo un impianto a led per l’illuminazione e uno per la depurazione talmente perfetto che ci permette persino di recuperare il cinquanta per cento dell’acqua che abbiamo utilizzato per lavare nuovamente i nostri panni. Inoltre con l’acqua utilizzata per il raffreddamento dei motori dell’azienda riusciamo a fornire il riscaldamento per l’inverno e la riutilizziamo depurata per il lavoro di tintoria”.

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Un’altro aspetto che caratterizza il Lanificio Piacenza è l’attenzione posta alle materie prime del territorio. Biella, come detto all’inizio, deve la sua fortuna nel settore tessile più all’acqua che alla qualità della lana biellese: essendo un materiale abbastanza ordinario e grossolano, questo tipo di lana infatti non si presta a lavorazioni ideali per il settore tessile. Ciò non ha scoraggiato il lanificio Piacenza: alcuni dei plaid e delle coperte dell’azienda sono realizzati con la lana proveniente dal territorio biellese: “Le lane autoctone per noi rappresentano un valore importante da oltre trent’anni.
Ho sempre creduto nel valore della biodiversità: pensiamo che solamente in Italia esistono ben quattordici diverse razze di pecora. Ognuna di queste produce un tipo di lana diverso dall’altro, e sta a noi cercare di capire e valorizzare quali sono le caratteristiche salienti di ognuna di queste lane”.

Allargando il raggio d’azione, il lanificio Piacenza è divenuto con il tempo una sorta di crogiuolo europeo dei piccoli allevatori: “faccio un esempio” ci spiega Carlo Piacenza “in Svizzera lavoriamo dell’alpaca. Sembra assurdo ma alcuni piccoli allevatori hanno questi animali e non sapevano cosa farne. Ci siamo entrati in contatto e abbiamo iniziato a lavorare questa fibra, e da allora è nata una collaborazione che rende felici tutti”.

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Un altro esempio che chiarisce il valore del lavoro del Lanificio Piacenza è la valorizzazione compiuta dall’azienda della lana sambucana. Sambuco è un comune minuscolo situato al confine della Francia, nel cuneese. L’agnello sambucano è famoso per la carne,ma nessuno aveva mai pensato in passato di provare a utilizzare la lana dell’animale nel tessile: “formalmente era un rifiuto, tra l’altro difficile da smaltire.
Noi abbiamo deciso di raccoglierla, lavorarla e realizzarci dei manufatti: dal problema ecologico siamo passato ad una soluzione vincente per noi e per il territorio. Questo per me è motivo di grande soddisfazione” conclude Piacenza “anche se le quantità lavorate di queste lane autoctone sono ancora piccole rispetto al lavorato del lanificio, il nostro più grande desiderio è continuare a crescere in questo reparto.”

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