Seguici su:
Un ciclo d’incontri da nord a sud Italia partito a inizio 2019 promosso da Pressenza, culminato nell’incontro nazionale del 6 e 7 aprile al Monastero del Bene Comune di Sezano (VR), ha portato al lancio ufficiale della rete dei giornalisti indipendenti e degli attivisti. È nata così MediAttivisti, allo scopo di dar voce alle esperienze, ai fatti, alle notizie che generalmente vengono trattati in modo inconsistente, o non trattati affatto dai media tradizionali, ma che rivestono un’importanza cruciale per la società civile.
La rete si pone quindi lo scopo di colmare, come si direbbe in gergo, un “buco giornalistico” (di più vasta portata, nel nostro caso) quando ci si riferisce alle notizie mancate. Poiché, come dice il manifesto stesso della rete MediAttivisti a cui la nostra redazione ha scelto entusiasticamente di aderire: “I media tradizionali hanno tradito la loro funzione di quarto potere, di controllo e bilanciamento, e sono al servizio della speculazione finanziaria e di quel modello socio-culturale costruito da una minoranza accentratrice ed affarista che genera disinformazione e distrazione”.
A Milano il 20 gennaio, così come a Roma, a Napoli ed infine nella provincia di Verona ad inizio mese, relazioni di attivisti e giornalisti, discussioni con il pubblico e tavole rotonde, hanno portato alla definizione delle priorità e alla stesura del manifesto che ne delinea gli scopi.
Ma facciamo un passo indietro: l’idea si origina dall’esperienza di Pressenza: un’agenzia di stampa internazionale – già nostra partner – che nasce nel 2008 a Milano per dare copertura alla Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza dell’anno seguente e si sviluppa dall’esigenza di narrare ciò che trova sempre meno spazio nei media mainstream, ovvero temi legati alla pace, alla nonviolenza, alla non discriminazione e più in generale ai diritti umani.
Un’esperienza che ha dimostrato quanto fosse necessario narrare anche quella parte di società civile che si sforza di concepire e costruire un presente ed un futuro migliori e lo fa, a volte individualmente, a volte come parte attiva di un’organizzazione no-profit, ma spesso senza avere contezza di quanto succede nel resto del paese e del mondo che va nella stessa direzione. Ecco perché sia gli attivisti sociali che i giornalisti indipendenti hanno sentito l’esigenza di raccontare e raccontarsi e di formare un network che possa veicolare efficacemente queste esperienze.
La nascita della rete non potrebbe trovare occasione più felice, in quanto coincide con l’anno in cui si svolgerà la 2° Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza che partirà il 2 ottobre (anniversario della nascita del padre della nonviolenza, M. Gandhi) da Madrid e arriverà in Italia a fine febbraio 2020, per concludersi di ritorno a Madrid nella giornata internazionale della donna, l’8 marzo 2020.
Già dai primi incontri della rete MediAttivisti si è delineata in maniera netta la volontà delle persone che vi hanno preso parte di superare il muro di notizie/non-notizie intrise di propaganda politica che, specie negli ultimi anni in Europa e nel mondo, hanno fatto da volano a sentimenti di odio e discriminazione verso tutto ciò che è diverso da sé, generando anche percezioni deformate della realtà circostante.
Ma l’appiattimento dei media tradizionali, che spesso raccontano solo una parte del mondo che ci circonda o che spesso la raccontano deformandola appunto, si manifesta nelle forme e con i fini più disparati, anche con un uso distorto e sovente capovolto della semantica. Laddove, ad esempio, si parla di “difesa” invece di “attacco”, o quando si scrivono o dicono (come fece Bush) ossimori che sono ormai diventati di uso comune, come “guerra giusta” o “guerra umanitaria”, che servono a giustificare e normalizzare agli occhi del grande pubblico ciò che verosimilmente potrebbe apparire piuttosto come privo di qualsivoglia giustificazione.
Coscienti di tutto ciò, tra le priorità che la rete si pone, c’è certamente quella di raccontare i fatti per come sono e di verificare le proprie fonti da diverse prospettive, forti del fatto di poter contare su quella parte della popolazione attiva che i fatti li vive in prima persona, o se non altro, da molto vicino, oltre che di un ampio scambio di informazioni tra attivisti che vivono queste esperienze e giornalisti che poi le dovranno raccontare (in cui, peraltro, i ruoli a volte si sovrappongono in quanto i giornalisti stessi sono anche attivisti e vice-versa).
Abbiamo bisogno di una narrazione che ritragga una realtà molto più sfaccettata e complessa di quella che ci viene normalmente raccontata in modo che, come afferma la rete stessa, non vengano omesse proprio quelle esperienze che più di tutte meritano di illuminare il nostro cammino: “I militanti, nella base sociale, portano avanti le loro iniziative e cercano di condividerle con altri attivisti e soprattutto con il resto della popolazione a cui spesso non giungono le iniziative più interessanti, innovative”.
Come sapete, Italia Che Cambia ha sempre cercato di raccontare ciò che difficilmente trovava spazio nei media tradizionali, ora che aderisce anche alla rete mediAttivisti, state pur certi che faremo in modo di rinnovare il nostro impegno con ulteriore efficacia, affinché le iniziative più interessanti e innovative possano sempre giungere a voi!
Per chi volesse aderire alla rete MediAttivisti come giornalista o come attivista potrà segnalare la propria disponibilità all’indirizzo email “redazioneitalia@pressenza.com”.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento