Co-creare sostenibilità a Roma: idee giovani per comunità in fermento
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Credo che questi tre giornate di laboratorio siano molto più di questo: potrebbero diventare uno stile di vita. Al centro l’abitare in condivisione, la sostenibilità dei rapporti con le persone e con il territorio, il progettare insieme iniziative concrete e l’attivazione di giovani: di che cos’altro ha bisogno un mondo in cambiamento?
Il tema del workshop romano di #socialhousenet è “Coltivare insieme. Dalla produzione agricola alla trasformazione urbana”. L’obiettivo è quello di ideare servizi e attività a supporto di un’agricoltura periurbana di comunità in grado di innescare relazioni di valore con la città.
Riepiloghiamo i numeri di queste tre giornate…4 km a nord dal grande raccordo anulare romano (in piena città, ma non sembra), 72 ore a disposizione (volate!), 0 tempo libero (ma non ci lamentiamo!), 2 comunità di famiglie (il Casale Vecchio e la Collina del Barbagianni), 40 ragazzi e ragazze (con accenti da tutta Italia e pure dalla Francia), 6 idee progettuali finali (inaspettate), 22 ettari di terreno, 1 improvvisatore teatrale (bolognese) e 2 team di designer dei servizi a disposizione (professoresse in veste anche di animatrici per qualche giorno)…
L’arrivo
Ancora numeri: 438. Questo è il bus che mi porta a 3 km dalla Collina del Barbagianni, una delle due comunità di famiglie ospitanti e promotrici del progetto. Arrivata in ritardo ovviamente… Ho capito troppo tardi che dovevo stare larga con i tempi a Roma. Appena capisco di essere arrivata alla Collina del Barbagianni, mi trovo immersa e spiazzata dal panorama agreste e dalle pecore intorno, e capisco che non credo avrò voglia di tornare nel centro della città eterna, con il suo Colosseo e la sua frenesia. Riscoprire la capitale in questo modo ha un sapore di genuinità e di profondità commoventi. Caratteristico di questo luogo è un vecchio fienile che gli abitanti vogliono rigenerare data anche la loro spiccata vocazione artistico- espressiva.
Il Casale invece, la seconda comunità protagonista del progetto, a pochi km di distanza dalla Collina, è così bucolico ed accogliente che chiede silenziosamente di contribuire alla sua bellezza. La comunità è inserita all’interno del Parco Regionale di Veio, antica capitale etrusca: quando tornerò a Roma vorrò scoprirlo e perdermici come un pellegrino sulla via Francigena, che passa qui vicino, sapendo però che c’è questo nido accogliente a cui approdare. I suoi abitanti infatti sono così delicati e ospitali da far sembrare questo tipo di apertura cosa da tutti i giorni…ci si abitua in fretta! Normalizzare l’accoglienza e la condivisione mi instilla un senso di emulazione e fiducia. Non è un’alternativa di vita… è. È e basta.
Gli abitanti del Casale hanno dato avvio sul proprio terreno, dove sono già attivi l’associazione Equologica, l’azienda agricola Semina Bio, una dozzina di orti sociali, ed una CSA (comunità a supporto dell’agricoltura), una forma di impresa che abolisce l’idea del prezzo del bene- orticolo, finanziato con una quota annuale volontaria dai soci che settimanalmente si spartiranno una cassetta di ortaggi. Li aiuteremo a sviluppare idee attorno a questo tema!
La scoperta
Quaranta ragazzi e ragazze da tutta Italia e da alcune città della Francia, abbiamo detto. Appena arrivati abbiamo affondato la nostra curiosità nel territorio periurbano di Roma, poi, dividendoci in due gruppi, rispettivamente ospitati dalle famiglie delle due comunità, siamo andati alla scoperta degli attori locali, venendo in contatto con realtà attive sul luogo. In poche ore abbiamo conosciuto comunità di recupero, cooperative sociali, comitati di quartiere ed esperienze di attivazione sociale. Abbiamo avuto un incontro molto intenso con la cooperativa Co.r.ag.gio.
La Cooperativa Romana Agricoltori Giovani gestisce la tenuta agricola di Borghetto San Carlo, nel Parco di Veio. Abbiamo incontrato Giacomo, uno dei giovani attivisti e che ci ha raccontato la loro lotta per ottenere l’uso della terra e la condivisione con i cittadini e tutti coloro che possano rendere viva e sociale la terra di cui si sono riappropriati, per tutti. Dopo avere ottenuto l’affidamento di terre pubbliche prima inutilizzate, Giacomo e circa altri 10 giovani stanno investendo in 22 ettari di terra, integrando diverse tipologie di coltivazioni, promuovendo seminari e corsi di formazione ed educazione ambientale, produzioni agroalimentari biologiche e di filiera corta… nella loro area pic nic abbiamo gustato la loro pizza, interamente con materie prime loro, cotta nel loro forno in terra cruda… un gusto giusto.
Quali sinergie si potrebbero attivare, per esempio, con questa realtà? Quanto è ricco questo territorio? Come mettere in comunicazione le diverse realtà che lavorano per un obiettivo comune? Ci siamo poi fatti raccontare le attività svolte e i bisogni e visioni delle famiglie. Basandoci sulle informazioni e percezioni assorbite e facendoci ispirare da alcuni casi studio di economia collaborativa, abbiamo iniziato a fare brainstorming. Come condividere lo stile di vita dalle comunità sul territorio? In questa fase abbiamo accettato anche idee folli e intuitive senza giudicarle o bloccarle, accettando la sfida di costruire sulle idee altrui. Non cercare la perfezione in questa fase aiuta a divergere e accumulare idee creative.
La logica del ‘’SI…E’’ (contrapposta a quella del ‘’SI…MA’’) aiuta ad accogliere e costruire sulla proposta dell’altro, stando al suo gioco qualunque esso sia, potenziando la creatività del gruppo. Come in un match di improvvisazione teatrale, dove i partecipanti si sfidano a giocare a cogliere l’imprevista battuta dell’altro e creare con quello che avviene. Ci ispira in questo lavoro Paolo Busi, un improvvisatore di Bologna, ci provoca: se smettessimo di controllare e cercare la perfezione? E se non avessimo paura della nostra creatività, cosa succederebbe? Godremmo del processo di creazione, più che puntare ad un risultato. E se vivessimo all’insegna di questo? Quanto sarebbe rivoluzionario?
La co-progettazione
Nella nostra progettazione di idee, facilitata dalle esperte di design dei servizi, siamo passati ad un momento di convergenza e concentrazione sulle idee emerse in fase di brainstorming. Cosa è venuto fuori? Sono stupita: nonostante i pochi giorni abbiamo dato degli spunti che chi vive lì potrà cogliere!
Ecco qualche esempio di idee lanciate l’ultimo giorno dai gruppi di lavoro al Casale:
‘’Il bosco delle luci”: un’idea per sfruttare 10 ettari di bosco del Casale, producendo miele e legna attraverso reinserimento lavorativo di persone locali fragili, e offrendo esperienze sensoriali di connessione con la Natura e il sè.
‘’L’Agrisosta”: perché il Casale attivi una rete di accoglienza condivisa e di valorizzazione degli itinerari nel Parco di Veio, all’interno del quale il Casale è inserito. Il casale si occuperebbe di sviluppare una rete di quartiere che, dal basso, si attiverebbe per creare un comitato di guide locali che offrano ai fruitori del parco percorsi di conoscenza del territorio.
‘’L’Agritela”: che sfrutta i punti di distribuzione cittadini dei prodotti della CSA del Casale, per creare un senso di comunità attorno alla condivisione di saperi pratici, attraverso laboratori ed eventi.
Non sappiamo esattamente come verranno sviluppate queste idee ma il fermento creato e le energie sprigionate, se affinati e integrati, potranno generare progetti a lungo termine. Di che cos’altro, oltre a questo, ha bisogno un mondo in cambiamento? Forse solo di coltivare e presidiare le idee sui territori, con cura e premura.
Le prossime energie si sprigioneranno a Fidenza (in provincia di Parma) nel co-housing Ecosol dal 20 al 23 giugno e poi a Firenze presso la Comunità di Montughi dall’11 al 14 luglio. Per chi volesse iscriversi basta una mail a mcfsegreteria@comunitaefamiglia.org. La sfida è ancora quella di seminare idee, danzare e trarre ispirazione da esperienze altrimenti sconosciute, e… dare di cuore.
Foto tratte dalla pagina Facebook di Socialhousenet
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