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L’oncologia integrata in Italia inizia ad essere una realtà matura. In Toscana, in particolare, la rete regionale oncologica (ISPRO) e il Centro regionale per la medicina integrata collaborano da qualche anno. Questo ha permesso il diffondersi di ambulatori di medicina e di oncologia integrata nei servizi sanitari pubblici in tutte le province. Molti sono poi gli ambulatori di agopuntura e MTC (medicina tradizionale cinese), sintomo di una cultura che sta modificando il paradigma esclusivamente allopatico.
Se ne è parlato nei giorni scorsi a Firenze dove si è tenuto il più grande convegno d’oncologia integrata d’Europa. Co-organizzatori ISPRO, Azienda Usl Toscana centro, Scuola di agopuntura tradizionale città di Firenze e Artoi (terapie oncologiche integrate). Molti i rappresentanti dello MSKCC (Memorial Sloan Kattering Cancer Center) di New York, struttura oncologica di eccellenza e pioniera nell’integrazione delle tecniche complementari, come numerosi i rappresentanti di università cinesi, israeliani e americane.
Importante il contributo del Dott. Burgio dell’European Cancer and Envirorment Research Istitute di Bruxelles. Egli definisce il cancro non come un incidente biologico in cui l’attività del DNA accumula errori casuali ma come un processo patologico complessivo di adattamento difensivo ai continui insulti che l’organismo riceve. I geni, per funzionare, hanno bisogno di ricevere informazioni da tutto il network epigenetico e se arrivano informazioni sbagliate il sistema risponde per difendersi.
Proprio nei primi anni di vita, dove vi è la massima plasticità per la programmazione della vita, il microbiota (comunità di batteri, virus e funghi interna all’organismo) agisce come modulatore e i perturbatori endocrini diventano morfogeni (capaci di determinare o modificare la forma degli organi). Quindi è l’ambiente che determina la funzionalità del DNA. Bisogna superare il determinismo genetico e studiare come l’ambiente interno ed esterno agisce: un vero e proprio software epigenetico che incide sull’instabilità genomica.
Molti gli interventi sul microbiota e la sua capacità di condizionare a tutti i livelli, appunto da quello genetico al sistema immunitario fino all’umore e alla psiche. Quindi numerosi, anche, gli interventi sulla nutrizione, nutraceutica e fitoalimentazione, dalla dieta mimadigiuno (FMD), alla dieta chetogenica e la low carb.
Sempre presente l’argomento di connessione tra infiammazione e cancro. L’infiammazione come condizione persistente in cui il pattern biochimico rimane cronicamente settato su un circuito vizioso che predispone all’insorgenza delle neoplasie. Dalle condizioni di vita fetali, allo stress, l’alimentazione, le emozioni negative ricorrenti, l’inquinamento, le infezioni, il fumo, etc. l’organismo esaurisce le capacità di autoregolarsi.
Anche a livello cellulare si è parlato di come il cancro sia una patologia metabolica dove la respirazione cellulare vira verso la via fermentativa diventando incapace di sfruttare l’ossigeno e produrre energia. Questo porta ad effetti tossici per la cellula stessa, antienergetici e non congrui con l’ambiente extracellulare. L’eccesso di zucchero rimane tra i fattori che più predispongono all’ossidazione cellulare e all’infiammazione. Così come la condizione di diabete e di obesità è tra i fattori prognostici dell’insorgenza delle neoplasie. Prova ne è che il cancro sia una patologia prettamente dei paesi ricchi e consumistici del mondo.
Durante il convegno sono state poi presentate le evidenze cliniche pubblicate, sulla capacità delle piante ed estratti di migliorare la qualità della vita e la prognosi dei pazienti oncologici. Tra le sostanze più studiate vi sono la curcuma, l’artemisia, le epigallocatechine del te verde, lo zenzero officinale e i B-glucani. Anche sostanze come la vitamina D, l’acido alfa-lipoico, il butirrato e lo zebrafish risultano utili integrazioni. In particolare, il dott. Bonucci, fondatore dell’Artoi, ha riportato alcuni avanzamenti degli studi su questo fronte.
Dall’Oriente, oltre alla millenaria esperienza fitoterapica, sono arrivati esempi di sperimentazioni su nuove sinergie. Seguitissime le lezioni magistrali dei maestri di MTC, una medicina simbolica e raffinatissima, capace di sviluppare applicazioni delle leggi universali, dell’ordine del vivente, su cui si basano la fisiologia, l’anatomia e le funzioni cognitive in un continuum ciclico di trasformazione.
Emerge una medicina di precisione, personalizzata, sempre più richiesta e diffusa. Eppure la medicina integrata in molti ospedali in Italia non è ancora permessa. Spiega la dott.ssa Brandi, rappresentante dell’ordine dei medici di Firenze, la cura implica la libertà: “Gli studi che si rifanno alla EBM (medicina basata sulle evidenze scientifiche) sono di carattere generale ma l’uomo è più vicino alle sue cellule e alla sua storia. Questo, spesso, confligge con la mentalità medica diffusa di scegliere un approccio perché ci si crede o meno. Bisogna studiare”.
Il dott. Bottaccioli, fondatore della PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia), evidenzia come ancora oggi nei testi di istologia (studio dei tessuti biologici) il tessuto nervoso venga descritto come perenne, fisso e non rinnovabile. Eppure il cervello scambia segnali biochimici con tutta la periferia e manifesta grande plasticità anche strutturale. Il solo linfocita (cellula del sistema immunitario) ha recettori per tanti ormoni, neuromediatori (prodotte dal cervello), mediatori infiammatorie ed è a sua volta in grado di produrne. Difficile, ormai, separare le funzioni per tipo di tessuto. Il network di scambio di informazioni, e quindi di regolazione, è diffuso in tutto il corpo. Ogni cellula partecipa a tutto il sistema.
La separazione tra cervello e corpo non ha più fondamento scientifico. Quel che le ricerche sembrano sempre più suggerire è che mantenersi in salute significa fortificare le oscillazioni adattatorie del continuo dialogo tra interno ed esterno mediante il microbiota, il sistema immunitario, endocrino, nervoso e psichico. Diventa quindi necessario superare la mentalità del “determinante molecolare”: ricercare la singola molecola “riparatrice” in un contesto di complessità e di continua trasformazione potrebbe non essere una strategia vincente.
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