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Nuoro - “Il figlio di un artigiano ha capito qui da noi che poteva continuare il lavoro del babbo grazie alla tecnologia; e così ora si fa accompagnare qui da suo padre, che nel frattempo gli trasferisce il know-how della tradizione”. È questa una delle tante soddisfazioni di Alessandro Lutzu, coordinatore di Make in Nuoro, quando gli chiediamo di raccontarci qualche bella storia di successo di cui è stato testimone nei primi tre anni di attività di questo innovativo progetto affidato in gestione ad AILUN-Associazione per l’Istituzione della Libera Università Nuorese , centro di ricerca attivo da quasi 35 anni nella città sarda.
Make in Nuoro è un laboratorio di fabbricazione digitale pensato e voluto dalla Camera di Commercio di Nuoro, in partnership con le associazioni di categoria, per supportare le piccole e medie imprese del territorio della provincia sarda (e non solo) nella digitalizzazione dei processi, favorendo lo sviluppo di quella che Lutzu chiama l’impresa 4.0.
Partito nel 2014 con un monitoraggio volto a verificare le esigenze e il grado di innovazione interna delle imprese del territorio, ma operativo dal 2016, questo laboratorio ospita e incontra artigiani, imprese, professionisti e studenti ai quali vengono trasferite competenze in materia di digitalizzazione, dando loro la possibilità di utilizzare macchinari che abbattono costi e tempi di lavorazione. “Tecnologie di cui non potrebbero dotarsi singolarmente e che invece qui possono usare in maniera condivisa”, continua Lutzu, aggiungendo che “i settori più interessati dalle attività di Make in Nuoro sono il manifatturiero, l’agricoltura, l’agroalimentare e anche l’innovazione”.
Il parco macchine in dotazione al laboratorio è stato scelto in conformità a ciò che serve al territorio. “Per esempio, nel settore agroalimentare e delle produzioni tipiche sono state acquisite attrezzature per la panificazione, per la produzione di dolciumi e per altre lavorazioni in grado di ottimizzare i processi di produzione”, insiste Lutzu.
In generale, il ruolo di Make in Nuoro è di “avvicinare imprese e artigiani alla tecnologia, facilitandoli non solo nell’uso di stampanti 3D, pantografi e robotica, ma anche nel più efficiente utilizzo delle macchine tradizionali di cui sono già dotati, di cui spesso scoprono funzioni nuove e prestazioni che non sapevano di poter ottenere”. Tutto questo ad un costo decisamente vantaggioso per le imprese.
Riveste inoltre un ruolo sempre più importante, da un lato, la possibilità che gli artigiani possano sperimentare nel laboratorio di Make in Nuoro le proprie innovazioni di prodotto prima di decidere se investire nell’acquisto di nuovi macchinari e, dall’altro lato, la formazione di personale specializzato nell’aggiustaggio delle macchine in loco, cosa che riduce notevolmente costi e tempi rispetto al contatto diretto con i tecnici dei produttori dislocati chissà dove nel mondo.
Oltre a tutto ciò, Make in Nuoro si configura come un vero e proprio generatore di occasioni di incontro fra domanda e offerta di personale specializzato, attività che in fase di progettazione non era stata prevista ma che ora sta dando molta soddisfazione: “Tre giovani orafi che singolarmente non riuscivano a entrare sul mercato si sono incontrati da noi e hanno iniziato a collaborare condividendo parti del processo e riuscendo a superare le criticità mantenendo la loro individualità produttiva”, rivela Lutzu. Per non parlare della fondamentale possibilità di motivare o ri-motivare imprese che si trovano in un momento psicologico negativo e che dal confronto/incontro con casi di successo possono trovare nuovo slancio vitale.
Ultima, ma “non meno importante”, sottolinea Lutzu, “è l’attenzione nel coinvolgere e formare i ragazzi delle scuole superiori non soltanto alle qualifiche richieste dalle imprese, ma anche alla consapevolezza su come essere protagonisti.” Per esempio mantenendo vive le produzioni tipiche ma con un taglio innovativo. “Lo scopo è quello di aiutare i ragazzi a immaginare gli scenari produttivi futuri, in maniera che si pongano obiettivi formativi in grado di farli restare in Sardegna” anziché nutrire ancor più la folta la schiera di giovani costretti a lasciare l’isola nella quale sono nati per mancanza di opportunità. E il fatto che Make in Nuoro stia diventando una destinazione di gite scolastiche da tutta la regione la dice lunga su quanto questo obiettivo sia stato raggiunto.
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