Francesco Cara: “Riparare gli oggetti è un nostro diritto” – Meme #19
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Vi siete mai chiesti come mai il vostro smartphone sia così difficile da riparare e invecchi così velocemente? E perché se vi si rompe la stampante sia “più conveniente” ricomprarla che aggiustarla? Probabilmente, se state leggendo questo articolo su Italia che Cambia la risposta sarà affermativa. Di sicuro se lo sono chiesti i promotori della Petizione per “Garantire il diritto alla riparabilità”, che nel giro di quattro mesi e poco più hanno superato le 100mila firme raccolte solo in Italia. Nella video-intervista qua sotto uno dei promotori, Francesco Cara, ci spiega in cosa consiste la petizione e perché è importante che l’Unione Europea la tenga da conto. Designer di professione, Cara si occupa da qualche anno dell’intersezione fra mondo digitale e sostenibilità.
Problemi sistemici
Per capire meglio il senso della petizione è utile ripercorrere rapidamente le tappe che ci hanno portato a progettare oggetti così difficili da riparare.
Tanto le singole aziende quanto l’economia nel suo complesso si sono trovate ciclicamente ad affrontare il tema della saturazione del mercato. Accade infatti che le persone abbiano già acquistato a sufficienza un determinato bene e dunque non ne abbiano più bisogno. La saturazione del mercato non è in sé negativa, anzi: significa che all’interno di una certa società sono stati soddisfatti tutti i beni primari e che non c’è più bisogno di estrarre inutilmente nuove risorse e produrre altri oggetti. Tuttavia assume connotati drammatici in una società in cui il principale indicatore con cui misuriamo il successo è la crescita economica.
Per continuare a crescere e superare le situazioni di saturazione del mercato il sistema economico ha trovato di volta in volta nuove soluzioni, sempre più creative: crisi economiche che creano nuove sacche di povertà, l’invenzione dell’usa e getta e dell’obsolescenza programmata e percepita, l’apertura di nuovi mercati, la creazione di bolle speculative, l’indebitamento, fino ad arrivare alla massiccia finanziarizzazione dell’economia. Lungi dal risolvere i problemi di fondo – l’impossibilità di una crescita infinita in un Pianeta finito e la “finzione” di un’economia lineare in un ecosistema chiuso e circolare – queste soluzioni li hanno piuttosto esacerbati, portandoci molto più vicino al punto di non ritorno (quello che gli studiosi dei sistemi chiamano Picco di Seneca).
Oggi i limiti strutturali di questo sistema socio-economico sono evidenti e alcuni suoi dogmi sembrano sul punto di cadere. L’Unione Europea sta mettendo a punto una serie di normative sull’economia circolare che mirano a ridurre (e in alcuni casi vietare) l’usa e getta, favorire una maggiore riparabilità, allungare il ciclo di vita dei prodotti, contrastare l’obsolescenza programmata e percepita.
La petizione
È in questo contesto che si inserisce la petizione su Change.org, che raccoglie firme con l’obiettivo di fare pressione sul parlamento europeo affinché le normative sull’economia circolare contengano tre elementi ritenuti fondamentali dai promotori:
1. l’accesso ai pezzi di ricambio
2. la documentazione per la riparazione
3. la facilità di smontaggio
Nata a Londra da un’iniziativa del Restart Project, un’associazione di riparatori molto attiva in Inghilterra, la petizione è stata in seguito riproposta in Germania e, lo scorso ottobre, in Italia. Nel nostro paese è stata promossa da due associazioni di “riparatori”: i Restarters, diffusi a Milano, Torino e Firenze e parte di una rete europea nata appunto in Inghilterra, e Giacimenti Urbani, una rete molto presente nel Nord Italia che ha il suo focus principale nello sviluppo di una cultura del riuso, del riciclo, della riparazione, e dell’economia circolare.
Come ci spiega Francesco Cara, “pensavamo di raccogliere 1000 firme, ad oggi siamo a quasi 80mila”. Che nel frattempo sono diventate oltre 100mila. D’altronde, come si legge nella petizione, “non c’è mai stata così tanta sensibilità tra la gente e così tanto supporto per la lotta contro gli sprechi, con la crisi della plastica nel mare e lo spreco alimentare che hanno visto una mobilizzazione di massa attraverso l’Europa e nel mondo durante quest’ultimo anno. E oltre il cibo e il packaging, il pubblico vuole che tutti i prodotti siano migliori. Un’inchiesta realizzata da Eurobarometer rivela che il 77% dei cittadini europei è a favore di prodotti più riparabili”.
Ultimi aggiornamenti
Abbiamo ricontattato Francesco Cara in vista della pubblicazione dell’intervista che abbiamo realizzato i primi di gennaio per chiedergli se e come la loro azione di lobbying è stata recepita dal legislatore europeo. Ecco cosa ci ha detto. “La petizione italiana ha continuato ad avere sostegno, superando le 101mila firme. Ciò ha avuto un impatto significativo a Bruxelles: grazie alla pressione esercitata dalla petizione e alla rete europea dei riparatori, di cui fanno parte i Restarters, i Repair Cafè e tante altre realtà, abbiamo ottenuto delle vittorie importanti.
Innanzitutto abbiamo ottenuto che per gli elettrodomestici bianchi, le illuminazioni e gli schermi di televisori e pc i pezzi di ricambio siano disponibili almeno fino a 7 anni e fino a 10 per le lavatrici. Inoltre, e questa è stata la seconda vittoria, il principio dello smontaggio è stato inserito all’interno della normativa sull’ecodesign, quindi gli oggetti dovranno essere più facilmente smontabili e contenere meno saldature.
Un aspetto meno positivo è che la normativa ha creato un albo ufficiale dei riparatori, per cui i pezzi di ricambio e i manuali andranno esclusivamente nelle mani dei riparatori iscritti all’albo, penalizzando associazioni di riparatori come le nostre e gli stessi consumatori.
Adesso l’obiettivo principale è estendere i principi della reperibilità dei pezzi di ricambio e della smontabilità anche ad altre categorie. Le nostre campagne sono legate al calendario delle votazioni europee. Siamo molto fiduciosi viste le vittorie fin qui ottenute e l’interesse con cui la stampa continua a seguirci a livello europeo”.
Intervista: Francesco Bevilacqua e Paolo Cignini
Riprese e montaggio: Paolo Cignini
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