18 Mar 2019

Il Casale della Cervelletta: un bene comune da ridare a Roma

Scritto da: Elisa Elia

Il Casale della Cervelletta a Roma, situato nel parco dell’Aniene tra Tor Sapienza e Colli Aniene, è un bene storico e culturale abbandonato dalle istituzioni. Una mobilitazione civica lo ha salvato dall’oblio facendo ma molto resta ancora da fare per il recupero di questo posto antico risultato primo nella classifica regionale del censimento FAI all’interno del concorso “I luoghi del cuore”.

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“Il Casale della Cervelletta è stato il luogo del cuore del FAI (Fondo Ambientale Italiano) più votato a Roma e nel Lazio, con 14.605 sottoscrizioni. Perché quando c’è il cuore…”, spiega Nicola Marcucci, presidente del Centro culturale Michele Testa e componente del Coordinamento Uniti per la Cervelletta. Racconta di questa “vittoria dal basso” mentre camminiamo insieme nella riserva naturale dell’Aniene con il Casale della Cervelletta e la sua torre che svettano sullo sfondo.

Si tratta di luoghi antichi, le cui prime testimonianze risalgono al 1200 e che dopo anni di proprietà privata diventano bene pubblico nel 2001. Anche se da quell’anno sono solo i cittadini ad occuparsene: “Il Coordinamento Uniti per la Cervelletta è nato nel 2016, con lo scopo di salvaguardare questi luoghi; nel 2017, però, questo casale e la sua torre sono stati interdetti al pubblico dal Comune di Roma per possibili crolli e da allora tutto è rimasto così”.

È all’interno di questa cornice che si inserisce la mobilitazione del Coordinamento, che da mesi propone iniziative e conferenze sulla Cervelletta come luogo da ridare ai cittadini, da far rivivere. Uno dei passi decisivi verso questo obiettivo è stata l’iscrizione della Cervelletta al concorso dei luoghi del cuore FAI: “È stata una grande mobilitazione: abbiamo contattato le associazioni e le scuole, abbiamo parlato con la gente del quartiere, persino i parroci si sono mobilitati dal pulpito. Ma fondamentale è stata la presenza del Cinema America, che ha portato il cinema direttamente nel parco della Cervelletta per 54 giorni, durante i quali noi abbiamo raccolto circa 4.000 firme”.

Da quel 6 febbraio 2019, giorno della pubblicazione dei risultati ufficiali del concorso FAI, i riflettori istituzionali sembrano essersi accesi su questo luogo: il Comune ha promesso che aprirà un tavolo di lavoro (di cui però ancora non si ha traccia) e Zingaretti, presidente della regione Lazio, ha affermato che si impegnerà nella riqualificazione del posto, sul breve e lungo periodo. Tuttavia i lavori per il restauro della torre, che potrebbe crollare in breve tempo, sono urgenti e ancora sembra non esserci alcuna proposta seria per attuarli.

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Camminando attraverso le zone umide del parco della Cervelletta, arriviamo di fronte all’ingresso del Casale, dove una volta c’erano le stalle e ora ci sono un lucchetto arrugginito e qualche bottiglia buttata lì intorno. A raccontarmi le storie dei tempi passati è Mimmo Pietrangeli, detto anche “Mimmo Cervelletta”, abitante del quartiere e per anni promotore di iniziative attorno a questo luogo con l’associazione “Insieme per l’Aniene”. Indica una piccola casetta, lì accanto l’ingresso: “Questo era uno sfiatatoio, perché qui sotto facevano il vino e ci facevano bollire il mosto. Viene anche chiamato casina dell’asina per questo dipinto che c’è dentro: qui, fino a venti anni fa, alcuni abitanti della zona venivano a giocare a carte e le rondini entravano a fare il nido”. Mostra anche i resti di un fienile e alcune case che dovevano essere restaurate tempo fa grazie a dei fondi europei, ma che – per questioni di tempo – sono rimaste inagibili e col tetto pericolante.

Mimmo, a partire dal 2001, ha animato questo posto, mobilitando e mobilitandosi assieme alla gente del quartiere: “Quando mi sono trasferito qui, mi sono affacciato dalla finestra di casa, ho visto questo parco pieno di fiori e ho pensato di essere in paradiso!”. E così, per molti anni, la Cervelletta è stata davvero un bene comune: aveva dentro una biblioteca con 7.000 volumi, un Museo della civiltà contadina, c’erano visite guidate gestite anche da ragazze e ragazzi di istituti superiori, c’erano studi e attività attorno alla natura dell’Agro romano, dove c’è addirittura la “tartaruga palustre”. C’è tutto un “deposito di storie e culture che nei secoli hanno abitato quei luoghi” che ora rischia di crollare assieme alla torre.

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Mimmo non nasconde un po’ di sfiducia nei confronti delle istituzioni: “Per anni ci siamo impegnati, ma visto come sono andate le cose la gente piano piano ha perso fiducia e non ha più voglia di lottare”. Gli ultimi mesi, la forza di Nicola per cui “la Cervelletta è solo uno dei tanti obiettivi per lo sviluppo locale” e la mobilitazione del Coordinamento dimostrano però che c’è ancora tanta voglia di fare da parte dei cittadini, che sono i primi interessati alla salvaguardia e tutela del territorio. E sarà solo grazie a loro se la Cervelletta, fra qualche tempo, sarà di nuovo un luogo da vivere e non soltanto un luogo del cuore.

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