1 Feb 2019

Marco Bozzolo: il custode dei castagneti, tra tradizione e innovazione

Scritto da: Paolo Cignini

Si definisce orgogliosamente un "muntagnin": un testardo. Consiglia a tutti di esserlo, nella vita e non solo nel lavoro. Vi raccontiamo la storia di Marco Bozzolo e della sua azienda agricola, la prima a praticare la trasformazione della Castagna Garessina, protagonista del recupero di una tradizione che, apparentemente perduta, oggi viene diffusa anche a scopo didattico e turistico.

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Cuneo - Dolce e delicata. A detta di molti intenditori, la migliore castagna secca in assoluto. Si tratta della Castagna Garessina, frutto tipico di alcune valli del Piemontese come l’Alta Valle Tanaro, la Val Casotto e la Valle Mongia, il luogo da dove vi raccontiamo la storia di Marco Bozzolo e della sua azienda agricola.

Marco è un ventottenne che, dopo un’esperienza di studio, è tornato ad occuparsi del castagneto familiare, recuperando una tradizione storica abbandonata e proiettandola in una dimensione presente e futura di filiera.
L’azienda di Marco si trova precisamente a Viola, in provincia di Cuneo, e incontriamo il ragazzo durante i nostri viaggi alla scoperta del progetto RestartAlp.
L’azienda agricola si occupa della coltivazione, trasformazione e distribuzione di prodotti basati appunto sulla Castagna Garessina, che viene essiccata dall’azienda con il metodo tradizionale: quaranta giorni di “fuoco, fumo e magia” che avviene ancora oggi nell’essicatoio originale, una costruzione in pietra e legno dell’Ottocento, completamente ristrutturata nel 2018.

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Il risultato sono creme, biscotti, torte, farine, miele, pasta secca, tutti prodotti rigorosamente a base di castagna. Si tratta della prima azienda che si occupa della trasformazione della Castagna Secca, altro nome con cui è nota la Castagna Garessina.
L’azienda vende i propri prodotti tramite un proprio store online e attraverso molte botteghe specializzate in enogastronomia, basate soprattutto in città come Genova, Milano e Torino, con un’attenzione crescente anche al mercato estero.

Marco proviene da una famiglia che pratica la castanicoltura da secoli. Dopo una Laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Genova ed un master di primo livello in Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo presso l’Università degli Studi di Siena, non ha avuto nessun dubbio nella volontà di sviluppare l’azienda di famiglia. Lo ha fatto a partire dal 2016: “non erano affatto rose e fiori, o un percorso in discesa come può sembrare a primo impatto” ci racconta Marco “perché fino a quando l’azienda è stata gestita da mio nonno questa era l’attività principale di famiglia, quella che ci dava da vivere, per intenderci. Dagli anni Settanta in poi, nella Valle Mongia e anche nelle vallate qui accanto, c’è stato un graduale ma intenso processo di spopolamento, accompagnato da un quasi totale abbandono di molte tradizioni legate alla castagna. Dopo averle mangiate per secoli, le persone ne avevano quasi la nausea”.

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Ma un montagnin è un montagnin e la sfida, fatta di testardaggine e passione, era ormai avviata: “ero e sono convinto che la montagna, soprattutto oggi, abbia tanto da offrire, se riusciamo a coniugare innovazione e tradizione”.

Per questo motivo Marco ha deciso di occuparsi della filiera in ogni suo aspetto: dalla conduzione e sviluppo dei castagneti fino alla trasformazione del prodotto. Con un particolare molto importante: “credo che uno dei grandi vantaggi della nostra generazione è aver capito l’importanza del fare rete. Da sempre, in questo territorio, ci sono tante eccellenze ma i diversi operatori non riuscivano mai a fare rete. Io penso che dove non riesco ad arrivare, ci arriva qualcun altro, ed insieme si vince davvero. Per questo tutte le nostre trasformazioni sono conto terzi, abbiamo fatto un accordo di filiera e ci appoggiamo ad un laboratorio della zona. Marciamo entrambi nella stessa direzione: quella della qualità del prodotto”.

L’audacia e il coraggio di Marco hanno beneficiato di una sponda importante: l’attenzione del papà nella cura del terreno. Se molti castagneti della zona sono stati abbandonati, quelli di famiglia hanno sempre ricevuto le cure della famiglia Bozzolo: “è vero che io ho trasformato l’azienda nella mia attività principale, ma nonostante lo facessero come hobby mio padre e mio zio non hanno mai smesso di prendersi cura di questi terreni”.
L’attenzione al recupero e al mantenimento delle tradizioni, come antidoto all’abbandono dei territori, ha spinto dunque l’azienda agricola Marco Bozzolo ad ampliare i propri ambiti di azione anche verso la didattica e il turismo.

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“I nostri terreni e le nostre strutture sono aperte a tutti i visitatori che vogliono scoprire l’affascinante mondo della Castagna Garessina” conclude Marco “e a tale scopo abbiamo predisposto un castagneto didattico, aperto a studenti, gruppi di turisti e curiosi. Stiamo inoltre cercando di attrezzare un’aula didattica, dove spiegare nel dettaglio il processo dell’essiccazione della castagna e coinvolgere anche i bambini: essendo stato un processo abbandonato per molti anni, necessita di essere divulgato per recuperare metodi e saperi. Collaboriamo con diversi tour operator e sono molti i turisti nordamericani ed nordeuropei che visitano l’azienda”.

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