Migranti fuori da Castelnuovo di Porto: “Sgombero insensato e indegno di un Paese civile”
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Roma, Lazio - Davvero la chiusura del centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto farà risparmiare agli italiani un milione di euro all’anno, per di più “non togliendo diritti a nessuno” come dichiarato dal ministro dell’Interno? È per questo, e per il bene del Paese, che stiamo sgomberando con l’esercito donne, uomini e bambini richiedenti asilo, separando le famiglie, togliendo dalle scuole chi ci andava e dai percorsi di formazione lavorativa chi li aveva intrapresi?
Con queste parole il presidente di Legambiente Stefano Ciafani esprime tutto lo sgomento dell’associazione sullo sgombero del secondo Cara più grande d’Italia, alle porte di Roma, senza nessuna ragione plausibile e senza alcun dialogo con gli enti locali.
“L’operazione portata avanti in queste ore al Cara di Castelnuovo di Porto è indegna di un paese civile per le modalità con cui viene condotta, una violenza istituzionale inaccettabile – dichiara il presidente di Legambiente Stefano Ciafani -. E, anche totalmente insensata, perché fino a prova contraria nuoce alle comunità e al territorio. Si buttano per strada persone prive di tutto, titolari di una protezione umanitaria che, con la nuova legge, non dà più diritto all’accoglienza; si mandano a monte percorsi di integrazione; si toglie il lavoro a 120 persone del posto impegnate nel centro. Si distrugge quello che funziona invece di migliorarlo e di far crescere soluzioni di integrazione e sviluppo che facciano realmente bene al Paese. In altre parole, si specula sulla vita delle persone per fare campagna elettorale. Non vorremmo che tanta fretta e tanta violenza siano dovute alla volontà, per ora segreta, di istituire nella struttura di Castelnuovo di Porto uno dei centri di rimpatrio previsti dalla legge 132 sulla Sicurezza. Saremmo felici di essere smentiti”.
Paradossale, inoltre, che proprio un ministro della Lega, anticentralista e antistatalista per nascita, stia depauperando il ruolo delle autonomie locali nel governo del territorio e il sistema istituzionale. I sindaci si stanno ritrovando soli di fronte alla presenza di stranieri regolari e irregolari buttati in mezzo alla strada, nell’impossibilità di continuare a gestirne l’inserimento nella comunità locale. E come già sta succedendo, oltre ai migranti che subiscono le conseguenze più pesanti, pagheranno anche le economie locali: i costi dei progetti di accoglienza che si vogliono smantellare, con un investimento complessivo intorno ai 600-800 milioni all’anno, in questi anni hanno funzionato da volano sia per riattivare economie locali in crisi, sia per rivitalizzare imprese e servizi sociali.
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