28 Gen 2019

Il Giardino della Minerva, il più antico orto botanico d'Occidente – video#4

Scritto da: Annalisa Jannone

Gli orti botanici nacquero nel Medioevo con un obiettivo principale: insegnare agli studenti delle scuole di medicina a riconoscere le piante terapeutiche. E questo è stato dalla sua nascita il ruolo del Giardino della Minerva, il più antico orto botanico d'Occidente nato a Salerno per iniziativa della Scuola Medica Salernitana, la prima e più importante istituzione medica d’Europa. Ne abbiamo intervistato l'attuale direttore, il dottor Luciano Mauro.

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Salerno, Campania - Nel centro storico di Salerno, affacciato su uno dei panorami più belli d’Italia, il Giardino della Minerva racconta di come l’antico splendore culturale del Mediterraneo si sia tramandato fino ad oggi. Per conoscere da vicino questa realtà e scoprire la ricchezza che ancora oggi rappresenta, siamo andati al museo virtuale della Scuola Medica Salernitana che dal 2009 mostra ai visitatori “l’antico giardino dei semplici” che diventò orto botanico, quindi didattico, nell’alto medioevo.

 

 

Intorno all’anno mille, infatti, Salerno era una cittadina prevalentemente laica sotto la dominazione dei Longobardi, un importante porto in mezzo al Mediterraneo, accanto alla repubblica marinara di Amalfi, al centro di scambi commerciali e culturali con l’Africa e l’Oriente. Ed è proprio qui che nasce la Scuola Medica Salernitana, la prima e più importante istituzione medica d’Europa.

 

Di matrice Ippocratica e Galenica, cioè greca e latina, ha saputo integrare i progressi delle scienze arabe ed ebraiche in quanto fortemente caratterizzata dall’attitudine interdisciplinare. Grazie a Costantino Africano che portò a Salerno testi di medicina araba e testi di Galeno e Ippocrate, che si erano persi nella lingua originale, la scuola ha avuto accesso ad una mole consistente di testi di materia medica, che sono stati man mano tradotti in latino. Poi, diventato un centro di studio, sperimentazione ad organizzazione accademica, ha prodotto una ricchezza di trattati, documenti e manuali che sono stati la base delle conoscenze dell’Ars medica in tutta Europa.

 

Molti gli argomenti su cui gruppi di medici hanno prodotto letteratura: anatomia, chirurgia, igiene, igiene pubblica, ginecologia, ostetricia, urologia, botanica, farmacologia ed erboristica inserite nel quadro filosofico della teoria dei 4 elementi. Secondo questa teoria terra, acqua, fuoco, aria sono correlati a 4 umori circolanti in equilibrio in noi e sono influenzati da 4 qualità (caldo, freddo, secco e umido) che portano ai 4 temperamenti, ovvero gioviale, amoroso, collerico, flemmatico. Il principio era che la salute era da ricercare nell’equilibrio tra queste forze.

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L’atteggiamento scientifico portava ad avere la massima attenzione ai dati empirici dell’esperienza della pratica medica. Si usavano le cartelle cliniche, si faceva l’anamnesi cioè la raccolta dati della storia del paziente, le diagnosi attraverso l’osservazione sistematica dei sintomi che si associavano alle malattie (semeiotica) da cui si ipotizzava la causa (eziologia) e poi la prognosi, si prevedeva cioè l’andamento del disturbo.

 

Lo studio approfondito delle patologie femminili fece della scuola salernitana un’esperienza di libertà di espressione e progresso. Infatti erano presenti anche donne medico, la più famosa di queste, la “medichessa“ Trotula De Ruggiero, scrisse numerosi testi dove spiegava nozioni di ginecologia, ostetricia, maternità, igiene e cosmetica.

 

Forse la cosa più originale fu la cura nella deontologia professionale e la cura nella psicologia con cui si doveva approcciare al paziente. Molto avanzato anche il concetto di convalescenza come periodo fondamentale dove il malato doveva piano piano rifrequentare gli amici o le amiche per rientrare gradualmente nel ritmo della vita.

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L’orto botanico venne creato grazie a Matteo Silvatico, un medico, botanico e filosofo, perché fosse strumento di lavoro per condurre lezioni pratiche, osservazioni e ricerche con i propri discepoli oltre che terreno di sperimentazione per colture di semi e piante giunte da tutta l’area mediterranea. Esperto delle caratteristiche terapeutiche delle piante, dei metodi di coltivazione, di preparazione, di impiego con precise indicazioni in medicina scrisse “la Pandette di Medicina, un corposo trattato di botanica medica che raccolse conoscenze del mondo classico, arabo e medioevale.

 

Tuttora nel Giardino della Minerva la classificazione della piante è legata alla funzione terapeutica secondo lo schema teorico dei 4 elementi: se il sintomo evidenzia il troppo caldo-umido bisogna dare rimedi con caratteristiche di freddo-secco secondo gradazioni precise in base al principio “contraria contrariis curantur”, preso poi dalla medicina allopatica. Il Giardino è costruito su diversi livelli, molto panoramici, con un sistema idrico di pendenze, condotti, cascate e fontane in grado di rifornire il giardino con efficienza e rendere molto gradevole e speciale la permanenza nel luogo.

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Gli insegnamenti della Scuola hanno avuto grande diffusione grazie al Regimen Sanitatis Salernitanum scritto in versi in modo da poter essere ricordato facilmente. Il testo contiene rimedi e consigli per preservare la salute uniformando la condotta di vita ai ritmi naturali del proprio ambiente e del proprio organismo: dieta, passeggiate, riposo e moderazione.

 

 

La scuola ha promosso una visione unitaria dell’uomo, dove il pensiero e la parola sono espressioni dell’organismo, del corpo. Allora medicina e filosofia avevano un rapporto molto stretto ed il medico curava anche con le parole se sapeva arrivare all’anima del paziente. Il rispetto del malato, la visione d’insieme nell’analisi dei disturbi, l’apertura mentale ai diversi indirizzi culturali, la supremazia della natura come forza guaritrice, l’atteggiamento fortemente scientifico capace di unire la parte pratica-empirica a quella logica-teorica-filosofica fanno della “Hippocratica Civitas” un ponte nella storia della medicina, da quella antica a quella moderna.

 

 

Guarda l’intervista integrale 

 

 

Intervista: Annalisa Jannone
Riprese e montaggio: Paolo Cignini

 

 

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