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Cosenza - Produciamo sul pianeta cibo per 12 miliardi di viventi. Siamo 7 miliardi. 1 miliardo non mangia. Un miliardo e 700 mila persone soffre di malattie connesse ad alimentazione. Questo significa che il 48% della produzione viene buttato via. Il cibo ha perso valore. In campo alimentare i paradigmi sono due: il rispetto per chi lavora ed il rispetto della terra.
Meno spreco, diritto e accesso alla Terra, orgoglio per le nuove generazioni che ritornano alla Terra. A chi vi dice che questa idea del ritorno alla terra è un’utopia, è impossibile, rispondete che è nella natura dell’uomo vincere queste sfide. E la più grande sfida in questo momento dell’umanità è il ritorno alla terra.
È con le parole del fondatore di Slow Food Carlo Petrini, un monito contro lo spreco alimentare ed il cibo spazzatura ed al tempo stesso un’esortazione all’utopia del ritorno alla terra, che si aprirà la Carte del Ritorno alla Terra e all’Entroterra e l’evento Slow Food che sarà ospitato domenica 9 dicembre ad Acri, nel prestigioso Palazzo Sanseverino Falcone, nel cuore del centro storico, tra la Basilica di Sant’Angelo d’Acri e la e sede del Museo Civico Arte Contemporanea (MACA). La manifestazione che vedrà anche la partecipazione dei rappresentanti di Slow Food Italia ed il coinvolgimento dei piccoli produttori d’eccellenza di tutta la Calabria è promossa e co-organizzata dalla Condotta Slow Food Pollino Sibaritide Arberia, insieme all’Amministrazione Comunale di ACRI.
A darne notizia è il Fiduciario Lenin Montesanto ringraziando a nome di tutti i soci del Convivium con sedi a Saracena, Corigliano, Rossano e Vaccarizzo Albanese, il Sindaco Pino Capalbo per la sensibilità e la disponibilità subito dimostrate rispetto ai temi della sovranità e dell’educazione alimentare, della promozione del cibo buono, pulito e giusto e del ritorno alla terra delle nuove generazioni come unica via d’uscita e straordinaria opportunità di sviluppo ecosostenibile per il mondo, soprattutto per regione così ricca di biodiversità come la Calabria.
“L’evento – spiega il Fiduciario – finalizzato a ribadire principi, valori, contenuti e metodi dell’adesione culturale e militante a Slow Food è destinato anche a rappresentare uno dei più importanti momenti regionali di approfondimento e rilancio dei temi e delle questioni connesse alla sovranità alimentare, alla difesa del territorio e alla valorizzazione in chiave turistica ed economica dei centri storici e del patrimonio della aree interne. Per la nostra Condotta – va avanti – la scelta di Acri assume un forte significato simbolico e programmatico. Sia perché è in questo territorio dell’entroterra che stiamo registrando da mesi una notevole crescita di adesioni e convinti sostegni dal basso. Sia soprattutto perché – prosegue – proprio da ACRI, tra le più grandi ed importanti città dell’entroterra calabrese e del Sud Italia, riteniamo possa trarre linfa e slancio ulteriori, con il contributo di tutti ed in primis delle istituzioni locali, la sempre più diffusa rete culturale ed economica di quanti credono ed investono energie, idee e risorse nel ritorno alla terra ed all’entroterra”.
Soddisfazione per la scelta di ACRI e per le finalità sottese all’evento Slow Food è stata espressa nei dal Primo Cittadino che, insieme a Francesca Abbruzzese, assessore alle attività produttive, ha incontrato nei giorni scorsi nella sede del Caffè Letterario a Palazzo Sanseverino Falcone una rappresentanza della grande delegazione acrese di soci e produttori Slow Food.
All’evento saranno invitati ad intervenire per la prima volta insieme tutte le giovani esperienze di ritorno alla terra di tutta la Calabria che stanno capovolgendo paradigmi e tabù ereditati. “Tutti quelli che stanno testimoniando con passione, formazione, competenza, visione e numeri alla mano che i cervelli non sono più quelli che fuggono e che, per un copione scritto da altri, devono per forza abbandonare la Calabria ed il Sud. Ma che i cervelli – conclude Montesanto – sono quelli che con intelligenza, innovazione e da protagonisti stanno dimostrando che non soltanto qui c’è tanto da fare, che non soltanto qui c’è qualità della vita da vendere ma che è soprattutto qui, nella terra e nell’entroterra che oggi si può e si deve costruire, più che altrove, un’altra economia, ricchezza da condividere e sviluppo ecosostenibile per tutti“.
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