Oltrepò Pavese: bellezza e biodiversità a ritmo lento
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Pavia - «Queste noci sono più piccole di quelle che si trovano in giro, ma sono anche più saporite. Eppure nessuno le conosce. L’Oltrepò è così: una regione poco nota, che non ha una narrazione adeguata». L’esempio che ci fa il giornalista e scrittore Giorgio Boatti affondando la mano in un invitante cesto di noci è perfetto per spiegare il carattere di questa regione e inquadrare gli obiettivi del progetto “Oltrepo(Bio)diverso, la natura che accoglie”.
Portato avanti da una ventina di enti no profit del territorio e sostenuto con forza da Fondazione Cariplo nell’ambito del programma di rivitalizzazione delle aree interne “AttivAree”, questo progetto ha lo scopo di recuperare le tradizioni e le eccellenze territoriali per porgerle a un turismo mutato nel corso del tempo.
Mutato perché alle incursioni mordi e fuggi dei milanesi che hanno caratterizzato i flussi turistici dei decenni scorsi si sta sostituendo una frequentazione diversa. Il turista ideale dell’Oltrepò non deve avere fretta, deve avere il piacere della lentezza, l’occhio allenato a cercare le piccole cose.
In questa parte d’Italia si incontrano la zona climatica continentale e quella mediterranea e da questa mistura nasce grande fecondità. Ed è proprio sulla biodiversità e sul suo patrimonio naturale che l’Oltrepò Pavese ha puntato tutto nella sua sfida per la rinascita avviata attraverso il Progetto Oltrepò(Bio)diverso. In quest’area a elevato indice di biodiversità – dove sono state censite ben 122 specie di farfalle, più del 40% di quelle italiane e il doppio delle specie che volano in Gran Bretagna – è in corso un processo per la rinascita, che ha messo in campo molte azioni articolate su vari assi d’intervento. I risultati arrivano: ultimo solo in ordine di tempo, la nascita di una guida dedicata a marchio Touring Club Italiano.
«È guida di non tante pagine, ma di grande densità di informazioni, all’interno della quale abbiamo cercato di raccontare il territorio mettendone in risalto gli aspetti più curiosi», racconta Gino Cervi, scrittore e coautore di “Oltrepò Pavese – L’appennino di Lombardia”. «È un po’ un invito al viaggio attraverso percorsi non convenzionali, storie legate a una cultura millenaria ma anche contemporanea».
«L’Oltrepò Pavese ritratto in questa guida stupisce ed entusiasma, confermandosi meta di fascino per un turismo di prossimità che guarda alle città dietro l’angolo. Gli itinerari proposti sono ‘gite fuori porta’ che in un pugno di chilometri conducono in un mondo ricco di suggestioni, dove la natura con la sua immensa riserva di biodiversità domina e incanta», spiega Giuseppe Guzzetti, Presidente di Fondazione Cariplo, commentando l’iniziativa. «Questa pubblicazione è frutto di un più ampio processo di rinascita del territorio avviato grazie al Programma AttivAree di Fondazione Cariplo dedicato alle aree interne e rappresenta un’importante opportunità di rilancio per l’Oltrepò Pavese, che si afferma come sorprendente luogo di interesse turistico».
Partendo dal titolo della guida, Giorgio Boatti approfondisce ulteriormente il senso del progetto: «L’appennino è una specie di sintesi dell’italianità: durevolezza e misura. E sfocia nella pianura padana proprio nell’Oltrepò Pavese. L’obiettivo della guida è rendere chi la legge consapevole di questo congiungimento fra pianura e appennino, ma anche quello di fare formazione sugli operatori del territorio».
In quest’ottica va la Scuola di Narrazione Territoriale, nata all’interno del progetto, che ha l’obiettivo di creare una visione dell’identità e fare sì che gli abitanti la facciano propria. È una narrazione-mosaico che contiene i personaggi, i luoghi e le tradizioni. Attorno a essa si creano competenze e si uniscono delle professionalità.
Si guarda dunque anche agli aspetti più concreti, come testimonia un’altra iniziativa nata con il fine di valorizzare quest’area: con Open Innovation Center, si mira alla tutela e salvaguardia del patrimonio ambientale. Attraverso il coinvolgimento di tre Università (Pavia, Milano Piacenza e Genova) sono infatti partiti, programmi di sperimentazione e ricerca in campo agronomico finalizzati al recupero e valorizzazione di specie autoctone e iniziative di diffusione della conoscenza del patrimonio di biodiversità mirate allo sviluppo dell’ecoturismo.
La sfida di Oltrepò(Bio)diverso è quindi quella di riabilitare questa zona dopo che è stata penalizzata dalla superficialità della frequentazione degli anni passati e dal progressivo spopolamento. Proprio in questa direzione va il concerto di iniziative che si intrecciano con un minimo comune denominatore: la volontà di valorizzare la grande biodiversità che si forma qui in ogni ambito.
«L’Oltrepò ha una strana caratteristica», ci racconta in conclusione Giorgio Boatti. «È un saggio e sperimentato uomo che ha lo spirito innovativo dell’adolescente, che davanti alle sfide non si ritrae, pur ponderandole attentamente con estrema serietà. Qui hanno capito che il domani si costruisce oggi, quindi mi immagino un territorio che in futuro manterrà i suoi fondamentali – ambiente, natura, piccoli borghi, atmosfera rilassata –, ma non avrà paura dell’innovazione. Oggi è un territorio inclusivo e siamo in cammino per fare sì che lo sia anche nei prossimi anni».
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