Greta e Aran, attivisti adolescenti: non si è mai troppo piccoli per fare la differenza
Seguici su:
Udine, Venezia - In questi giorni sta spopolando sui social il video di Greta Thunberg, studentessa svedese che, alla Cop24 – la Conferenza Mondiale sul Clima svoltasi nei giorni scorsi a Katowice, in Polonia – si è rivolta ai rappresentanti dei governi in platea con queste parole: “Dobbiamo parlare chiaro, per quanto sia spiacevole. Voi parlate solo di crescita economica e proponete le stesse ricette che ci hanno portato a questo casino perché avete paura di perdere il vostro consenso. Ma io non ho nessun consenso da difendere. A me importa solo del clima e del pianeta. La nostra civiltà e la biosfera stanno per essere sacrificate per continuare a garantire a un piccolissimo numero di persone di accumulare enormi quantità di denaro e vivere nel lusso.”
Parole tanto dirette quanto toccanti, specie se a pronunciarle, fra gli sguardi attoniti dei burocrati presenti, è una ragazzina di 15 anni, ossia una rappresentante dell’ultima generazione che crescerà in un mondo ancora non totalmente stravolto dai cambiamenti climatici. Non a caso Greta continua il suo intervento in questo modo: “Nel 2078 festeggerò il mio 75esimo compleanno. Se avrò dei figli, quel giorno mi chiederanno di voi, del perché non avete fatto niente quando c’era ancora tempo.” E ancora, tracciando l’unica via d’uscita possibile: “Non possiamo risolvere una crisi senza ammettere che c’è una crisi. E se un sistema genera una crisi senza suggerirci soluzioni praticabili, noi dobbiamo cambiare quel sistema. Dobbiamo mantenere le risorse fossili nel sottosuolo e focalizzarci sull’equità”.
Ma Greta non è l’unica attivista adolescente venuta alla ribalta delle cronache negli ultimi giorni. Anche in Italia ne abbiamo uno. Si chiama Aran Cosentino, ha 16 anni e vive a Savogna, comune di meno di 500 anime in provincia di Udine il cui territorio si estende lungo il confine con la Slovenia. È qui, nei boschi incontaminati che furono teatro di una delle più sanguinose e celebri battaglie della Grande Guerra, quella di Caporetto, che scorre il torrente Alberone, uno dei pochissimi corsi d’acqua che in Italia si trova ancora in condizioni di elevata naturalità, al punto da essere diffusamente popolato da una specie animale protetta: il gambero d’acqua dolce.
Da un paio d’anni il torrente è nelle mire della Sunex 2 S.r.l., una società del triestino specializzata nella realizzazione di impianti idraulici. Nel 2016, difatti, la Sunex 2 presenta al Comune di Savogna e alla Regione Friuli Venezia Giulia un progetto per la costruzione di una centrale idroelettrica che dovrebbe sfruttare le acque del torrente Alberone. Un’opera che potrebbe consentire ai promotori del progetto l’accesso ai finanziamenti pubblici che la Regione eroga per produrre energia rinnovabile.
Aran è uno studente del liceo artistico di Udine appassionato di fotografia che vive nella frazione Ieronizza del comune di Savogna. Il torrente Alberone scorre a pochi passi da casa sua. Un giorno, smanettando sul web, viene per puro caso a conoscenza di questo progetto destinato a cambiare i connotati del corso d’acqua. Crea allora un gruppo Facebook con il quale, insieme alla madre e ad altri abitanti della frazione, informa i suoi concittadini del piano che il Comune ha appena accettato all’insaputa della popolazione. Parte quindi una prima raccolta di firme che, nel maggio 2017, induce la Regione a chiedere una serie di integrazioni al progetto. Non una bocciatura definitiva, dunque, ma una battuta d’arresto che porta Aran e i suoi amici dell’Alberone a festeggiare questo primo stop proprio sulle rive del torrente.
La Sunex 2, tuttavia, non si dà per vinta, e nel gennaio 2018, presenta un nuovo progetto per il quale richiede una valutazione di impatto ambientale. A questo punto Aran e i suoi, con l’aiuto di associazioni ambientaliste come WWF, Legambiente e Greenpeace, diffondono una petizione in tutta la regione nella quale, pur dichiarandosi a favore delle energie rinnovabili, dimostrano che i costi ambientali dell’opera, uniti ai contributi pubblici regionali (l’opera avrebbe un costo di 2,3 milioni di euro) supererebbero di gran lunga i suoi vantaggi.
In particolare, la produzione di energia elettrica da un impianto realizzato su un torrente con una portata d’acqua estremamente limitata, qual è quella media dell’Alberone, finirebbe per produrre energia a un costo 3 volte superiore a quello di mercato. “Il progetto, pur presentato come un intervento per la produzione di energia pulita, ha in realtà come primo obiettivo quello di accedere ai finanziamenti pubblici per fini puramente speculativi”, ci dice Aran.
La petizione, chiusasi nel marzo 2018 con la sottoscrizione di più di mille persone, ha portato pochi giorni fa la Regione Friuli Venezia Giulia, dopo una lunga istruttoria, a pronunciarsi definitivamente per la bocciatura del progetto. Ora Aran e i suoi amici dell’Alberone possono tornare sulle boscose rive del torrente a festeggiare questa piccola ma significativa vittoria contro la cultura prevalente, che considera le risorse naturali un patrimonio di proprietà esclusiva dell’uomo da poter sfruttare a proprio piacimento.
E mentre loro festeggiano, ci auguriamo che sempre più adolescenti seguano l’esempio di Aran e Greta, 31 anni in due, piccoli esempi di quanta coscienza può smuoversi con l’amore, l’impegno e un pizzico di coraggio. In fondo, per dirla con Greta, “non si è mai troppo piccoli per fare la differenza”.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento