Seguici su:
Si può cucinare il cibo servito in ospedale in modo innovativo creando delle pietanze gourmet? Sembrerebbe proprio di sì. C’è riuscito un team di visionari, con una composizione insolita, che ha puntato su un progetto ambizioso, affascinante e socialmente utile: il progetto di ricerca sperimentale IN – Intelligenza Nutrizionale.
Il progetto nasce in seno a uno dei gruppi più rappresentativi in Italia della sanità privata e accreditata, il gruppo Giomi e coinvolge uno dei più importanti chef della cucina italiana moderna, Niko Romito (abruzzese, 3 stelle Michelin, 3 forchette della Guida Gambero Rosso e 5 cappelli della Guida de l’Espresso) e il dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma.
Andrea Sponzilli, ingegnere, general manager della Gioservice (società multi servizi della Giomi che eroga servizi di ristorazione collettiva per il gruppo stesso e per il mercato) e che nella sua vita parallela è anche un amante appassionato della buona cucina e del buon vino, di fronte ad un bicchiere d’acqua, aihmè, mi racconta il progetto. Il progetto nasce da due punti cardine che guidano il gruppo Giomi: la centralità del paziente in ogni attività e la convinzione che il cibo sia parte della cura.
Nella giornata di un paziente ricoverato l’unico momento che vive in comune con la sua vita normale è il momento del pasto, il resto della giornata è scandita in modo molto differente. È di esperienza comune associare la qualità scadente del cibo a quello ospedaliero, mentre fare in modo che il paziente non si senta mortificato da questo rito della giornata è stato un pensiero fisso che ha dato avvio e guidato la sperimentazione.
La ristorazione collettiva ospedaliera, sia pubblica che privata, è considerata come una comodity: vince la gara chi offre il prezzo più basso. In questo modo gli interessi legati alla ricerca, alla sperimentazione, all’innovazione e l’attenzione agli aspetti gustativi e nutrizionali del cibo che si prepara e si serve, sono trascurati. Questo però non è accaduto presso la Gioservice e così, si è dato avvio alla sperimentazione e realizzazione del progetto IN. Hanno individuato in Niko Romito l’uomo giusto per migliorare il vitto attraverso la tecnologia e la vocazione alla sperimentazione che lo caratterizza e che lo ha reso uno, se non, il miglior chef italiano del momento.
Niko Romito è abruzzese, autodidatta, ha una formazione economica alle spalle e in pochi anni ha creato un modello aziendale che lo ha reso famoso nel mondo e partner ideale per il progetto IN. Alcuni degli elementi caratterizzanti la filosofia di Romito hanno dettato il suo coinvolgimento nel progetto. La standardizzazione dei processi produttivi, e cioè la creazione di un protocollo di ricette e procedure di lavoro che porta alla moltiplicazione dei prodotti e al livellamento, verso l’alto, del risultato. La tecnica e la tecnologia, come strumento indispensabile per giungere al risultato. Niko Romito impiega diverse tecniche per estrapolare, dalla materia prima, il sapore e l’identità. La salute e la leggerezza, filosofie gastronomiche attorno alle quali ruota la sua ricerca, con l’esclusione ormai quasi totale di grassi e zuccheri aggiunti, un processo creativo che valorizza il gusto proprio delle materie prime e le loro caratteristiche nutrizionali. La scalabilità che rende possibile declinare ogni idea, nata e sviluppatasi all’interno del suo ristorante Reale, nei vari progetti in un numero potenzialmente infinito di volte.
Circa due anni fa l’ospedale Cristo Re di Roma viene scelto come l’incubatore della sperimentazione dando così avvio al progetto.
Due sono gli obiettivi che vengono fissati: migliorare le caratteristiche gustative, sensoriali del vitto e gli aspetti nutrizionali. E’ dimostrato scientificamente che un buon livello nutrizionale migliora i tempi di guarigione. Diversi i vincoli di cui tener conto: la standardizzazione, la replicabilità, i costi: in una cucina ospedaliera sono impiegati operatori della ristorazione che chef non sono e il costo della intera giornata alimentare, dalla colazione alla cena, è di 10,00 euro.
I test realizzati da Romito sono partiti dal menù in uso presso l’ospedale e con l’utilizzo dei prodotti da loro acquistati. L’obiettivo di questi test era mettere a confronto le modalità di trasformazione “innovative” messe a punto da Niko Romito con le modalità di trasformazione “convenzionali” abitualmente utilizzate per la preparazione dei pasti presso l’ospedale Cristo Re.
L’aspetto nutrizionale, misurato e validato dal laboratorio del dipartimento di medicina sperimentale della Sapienza, era quindi, quel passaggio fondamentale che potesse caratterizzare scientificamente il progetto. Il laboratorio ha messo a sistema un processo di misurazione del valore nutrizionale del cibo, innovativo, anche esso: ha creato un indice che valuta antiossidanti e pro ossidanti e per ogni elemento ha quantificato questi indici prima e dopo la cottura, sia con i metodi di cottura tradizionali utilizzati nell’ospedale, che con i metodi di cottura innovativi utilizzati da Romito.
Con la valutazione delle sostanze ANTI-ossidanti si è voluto quindi verificare quanto il processo di trasformazione e cottura incidesse sulla perdita di sostanze importanti per la qualità salutistica degli alimenti, ma anche valutare indirettamente il mantenimento di tutte le proprietà nutrizionali, mentre con la valutazione del contenuto di sostanze PRO-ossidanti si è voluto determinare quanto i processi di trasformazione e cottura potessero incidere sulla formazione di sostanze con proprietà negative per il nostro organismo, come i perossidi che appartengono al gruppo di sostanze note come radicali liberi.
I risultati sono stati strabilianti: con i metodi di trasformazione e cottura di Niko Romito la perdita di sostanze Anti-ossidanti è stata in media inferiore al 7%, mentre la formazione di sostanze Pro-ossidanti molto spesso ha registrato valori vicino allo 0. Di contro, con le modalità di trasformazione e cottura convenzionali la perdita di sostanze Anti-ossidanti è stata in media intorno al 30%, mentre la formazione di sostanze Pro-ossidanti spesso ha fornito valori superiori a 20.
Una vera e propria rivoluzione nella ristorazione ospedaliera che ha investito anche il tema della sostenibilità, puntando alla riduzione dei rifiuti (con il recupero degli scarti) e al contenimento dei costi, con l’uso di cotture che riducono il calo peso degli alimenti, ad esempio la preparazione della salsa di pomodoro viene cotta in sottovuoto a 100ºC.
La cucina del Cristo Re è stata quindi riorganizzata senza eccessivi investimenti economici: qualche abbattitore in più, dei forni più performanti e macchine per il sottovuoto. Una vera e propria rivoluzione anche dal punto di vista gestionale ed alimentare dell’intera catena ristorativa. Si è cominciato a lavorare in modo completamente nuovo, preparando fondamentalmente le basi della produzione, i semi lavorati, che vengono poi assemblati per costituire il piatto da servire. Sotto il profilo industriale significa a disgiungere il momento del servizio dal momento della produzione e quindi significa avere un processo di produzione più omogeneo eliminando quindi i picchi di maggiore e minore attività.
Oggi il progetto di Intelligenza Nutrizionale è una realtà a Roma, nell’Ospedale Cristo Re e nella Casa d cura Villa Betania, i pazienti dichiarano di essere molto soddisfatti, gli scarti lasciati nei piatti sono diminuiti considerevolmente, mentre è aumentato il numero dei dipendenti che si reca a mensa.
Con il progetto IN s’innova in maniera dirompente la ristorazione ospedaliera, una innovazione che sperano, i visionari, di poter trasferire, presto, in altri contesti caratterizzanti la ristorazione collettiva e cioè le carceri,le scuole, le mense aziendale, le case di riposo, gli aerei.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento