15 Nov 2018

Medicina integrata #3 – Cos'è la coscienza e a cosa serve

Scritto da: Annalisa Jannone

Grazie ai nuovi strumenti di neuroimaging la ricerca pone le basi scientifiche e teoriche del rapporto tra emozioni, corpo e coscienza. Vi proponiamo un excursus in ottica sistemica e psico-neuro-biologica che cerca di spiegare cosa caratterizza la vita.

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Continua il nostro excursus nel mondo della medicina integrata che, come abbiamo visto, si basa su un paradigma sistemico che tiene conto dell’insieme complessivo dell’individuo, che per natura è unico e irripetibile, capace di integrare i diversi livelli di complessità.

 

In questo terzo capitolo del percorso di descrizione dell’organismo proposto dal presidente della SIPNB, Società Scientifica di Psico-neuro-biologia il dott. Toneguzzi, per livelli maggiori di complessità, arriviamo nel campo di studio della relazione corpo-mente-psiche. Continua il nostro esperimento di mostrare a chi non è del settore alcuni contributi più significativi nel panorama della ricerca scientifica.

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Un grande passo avanti nel campo della biologia e delle neuroscienze lo dobbiamo ai ricercatori Maturana e Varela. La loro ricerca è riconosciuta come uno dei capisaldi della tradizione teorica delle scienze della complessità. Tale teoria propone un modello di sistema vivente che negli ultimi anni è stato applicato in diverse discipline di frontiera dalle scienze della cognizione a quelle dell’intelligenza artificiale.  Nel libro “Autopoiesi e Cognizione” gli autori descrivono i sistemi viventi come sistemi complessi focalizzandosi non sui componenti chimico-fisici individuali ma sulle relazioni funzionali e gli schemi che essi formano.

 

Si distingue ciò che è struttura, il materiale chimico che compone l’organismo e che cambia continuamente e ciò che è l’organizzazione, lo schema che si ripete sempre uguale. Così le funzioni metaboliche definiscono la struttura organica del corpo, il continuo ricambio di materiale (crescita, replicazione, degenerazione, scarto) ma ciò che non varia nel tempo e che determina l’identità di quel sistema è l’organizzazione. La continua trasformazione della materia è indipendente dal tipo di organizzazione che rimane sempre costante.

 

Qualsiasi sistema vivente dal più semplice al più complesso è in grado di autoprodurre (autopoiesi) i propri componenti e la propria organizzazione, mantenersi nel tempo e difendersi. Il sistema vivente apprende man mano come evitare la perdita di questa organizzazione attraverso il dominio della cognizione, cioè dell’imparare. La cognizione è indipendente dalla presenza di un sistema nervoso, è presente in tutte le forme di vita, anzi caratterizza ciò che è in vita da ciò che non lo è. La cognizione negli organismi più evoluti, quindi più complessi, come l’essere umano, utilizza la coscienza per mantenere integra nel tempo l’identità del sistema.

 

Per i due ricercatori nell’uomo l’atto cognitivo si manifesta attraverso la coscienza come capacità di osservare se stessi, un grado maggiore di cognizione di cui il sistema si dota, poiché produce da se ogni suo componente. L’apprendimento non è un accumulo di informazioni o di rappresentazioni dell’ambiente ma è un processo di trasformazione del comportamento interno. Questo porta a continue modifiche della percezione del mondo. Infatti è l’organizzazione che determina la selezione dei cambiamenti strutturali interni necessari all’adattamento alla vita nello scorrere del tempo. L’atto cognitivo coincide con l’esperienza del vivere.

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La coscienza non risiede nel cervello, è un fenomeno distribuito ai diversi livelli organizzativi, è connessa al corpo, ha effetto su tutto il corpo, sulle componenti locali perché esse sono la base strutturale per l’esperienza della cognizione.

 

Un altro contributo importante, scaturito da una visione sistemica, nello studio delle basi neuronali, del comportamento e della coscienza lo dobbiamo al prof. Antonio Damasio neurologo, neuroscienziato e psicologo portoghese. Egli è tra gli studiosi più citati ed influenti nel campo delle scienze biomediche. Il suo testo più famoso è “L’errore di Cartesio”.

 

Grazie alle più moderne tecniche di neuroimaging, come la risonanza funzionale, è riuscito ad identificare l’attività e i percorsi neuronali di parti del cervello coinvolti nei processi emotivi e ad indagare il rapporto tra corpo, cervello e mente.

 

Nella tradizione scientifica cartesiana le emozioni sono state descritte come l’elemento irrazionale che solo la razionalità può tenere a bada, al contrario esse insieme agli affetti, alle passioni e alla creatività giocano un ruolo essenziale. Il nostro corpo manda segnali che ci orientano nelle scelte. I desideri fisici ed emotivi (fame, sete, temperatura, percezione del pericolo, protezione della prole) sono alla base dei comportamenti e delle decisioni.

 

Attraverso lo studio delle sensazioni capiamo come funziona la nostra morale, esse sono indicatori per scegliere una qualche prospettiva; non si possono fare scelte equilibrate e ragionevoli senza le emozioni. Solo attraverso la sensibilità emotiva può avvenire un atto cognitivo. Le sensazioni sono la chiave per comprendere la mente e il processo della soggettività che è la componente principale della coscienza. La mente cosciente è accoppiata alla capacità di sentire in funzione del corpo ed è mediata dai sentimenti.

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Nella medicina psicosomatica il vissuto viscerale, l’esperienza somatica è legata alle funzioni biologiche. Ogni organo o struttura fisica ha una determinata funzione; quando questa viene chiamata in campo da un’esperienza collegata a quella funzione, essa si attiva. Ad esempio, quando ci accade qualcosa di grave e inaspettato sentiamo una precisa sensazione viscerale con una specifica componente emozionale che attiva quell’organo deputato a quella funzione.

 

Volendo semplificare di molto il meccanismo, possiamo fare l’esempio di un evento percepito come trauma da separazione, da distacco, che potrebbe scatenare sull’organo deputato al contatto con gli altri individui, la pelle, una risposta difensiva. Il gruppo di ricerca svizzero del prof. Reubi ha pubblicato numerosi studi su come, ad esempio nel cancro, le cellule tumorali si sensibilizzino a quel neuro-trasmettitore portatore di un determinato colore emotivo (Candace Pert). Quel tessuto diventa più sensibile cioè attiva una risposta patologica a quella precisa sensazione.

 

In un sistema complesso le componenti che determinano cambiamenti strutturali fisiologici sono moltissime e sono interconnesse e coerenti con l’organizzazione complessiva. Grazie alle nuove tecnologie diagnostiche e alle nuove scoperte scientifiche si possono acquisire nuove letture dei fenomeni patologici. Questo può aiutare a cercare una possibile origine della malattia, cosa e perché si è somatizzato, a che livello si è persa la coerenza con le leggi della biologia.

 

Ripristinare le capacità di sentirsi al sicuro, di sapersi proteggere, di vivere relazioni serene, di condurre una vita secondo le norme della propria natura che è diversa per ognuno, permette maggiori possibilità di rafforzare il proprio percorso verso una salute globale, profonda.
In quest’ottica svolge un ruolo fondamentale il coraggio che bisogna mettere in campo verso una reale scoperta di sé stessi. La coerenza di fondo di tutto il sistema uomo è l’obiettivo biologico e la consapevolezza ne è fondamentale strumento.

 

Per saperne di più:

Ilya Prigogine e Isabelle Stengers “La nuova alleanza, Metamorfosi della scienza”

Fritjof Capra “La rete della vita”

Candace Pert “Molecole di Emozioni”

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9203845

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12920149

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2989371

 

 

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