Ilaria Venturini Fendi: “La mia storia tra moda e natura” – Meme #14
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“Bisogna perdersi per ritrovarsi” dice un vecchio adagio. Ecco, noi questa intervista, realizzata a nel 2016, l’avevamo persa – pensavamo per sempre – assieme ad una scheda della telecamera difettosa. E invece era rimasta lì, intrappolata fra quei microchip poco collaborativi, ma ancora integra: ritrovarla, a distanza di due anni, è stata una preziosa sorpresa. Anche Ilaria Venturini Fendi, la protagonista dell’intervista, ad un certo punto della sua vita si è persa, ha abbandonato il sentiero tracciato e si è avventurata su strade poco battute per rimodellare la propria vita sulla base delle proprie passioni e convinzioni.
L’abbiamo intervistata durante l’edizione 2016 di Floracult, la mostra florivivaistica che si svolge nella sua bellissima dimora poco fuori Roma, i Casali del Pino, un luogo meraviglioso, dove – come ci dice la stessa Ilaria – si respira “una certa magia”. Il luogo che dà inizio alla sua storia di cambiamento. L’intervista risale a due anni fa, nel frattempo, come è ovvio, alcune cose sono cambiate. Ma la storia di cambiamento raccontata mantiene intatta la sua forza e la sua attualità.
“Fin da piccola – ci racconta – ho sempre avuto un grande trasporto verso la natura, come mio padre. Ho vissuto i miei primi dieci anni in un’azienda faunistica molto grande. Poi purtroppo mio padre è morto e con lui è finito anche questo aspetto naturalistico della mia vita.”
Così, vista la famiglia di provenienza, per Ilaria Venturini Fendi è naturale iniziare il proprio percorso all’interno del mondo della moda. Ma dopo un po’ di tempo si fa strada in lei un senso di incompletezza e insoddisfazione, dovuto anche a dei cambiamenti del contesto: “Negli ultimi anni è cambiato un po’ tutto, non solo nella moda, tutto si è accelerato. Non riuscivo a finire di fare una collezione e già era tutto vecchio ai miei occhi, non c’era più neanche il gusto di metterli quei vestiti. In più avevo i figli piccoli e avevo voglia di riprendere il mio tempo.”
Ed ecco che entrano in scena i Casali del Pino: “Un giorno il mio istruttore mi disse che aveva trovato un posto dove avrei potuto tenere il mio cavallo. Io ci andai quasi per fargli un piacere e mi innamorai completamente. È stato un colpo di fulmine, ma d’altronde chi può non innamorarsi di un posto del genere?”. Da lì ad un cambiamento molto più netto il passo è breve: “Non mi potevo permettere un posto così grande solo per venirci il weekend a cavallo. Così dopo circa tre mesi ho deciso di cambiare completamente la mia vita. Ho deciso di licenziarmi, di abbandonare il campo della moda, ho fatto un corso di imprenditrice agricola e ho rifondato l’azienda agricola che già c’era qui, convertendola al biologico.”
Dopo un abbandono iniziale del mondo della moda, la nuova vita di Ilaria diventa uno stimolo per riprendere anche quella parte della sua vita e reinventarlo in maniera più coerente con le proprie idee e passioni. “Ho iniziato a lavorare con il recupero di materiali attraverso progetti sociali” svolgendo un “doppio lavoro, quello di designer eco-sostenibile e imprenditrice biologica, portati avanti con gli stessi criteri, perché le idee sono le stesse.”
“Quando all’inizio sono rientrata nel settore della moda ho lavorato molto in Africa, dal 2009 fino al 2014, con le Nazioni Unite, portando il mio know how alle donne che si volevano riscattare dall’Islam, fornendo loro gli strumenti per emanciparsi. Successivamente ho deciso di riportare il progetto sociale in italia, un po’ a chilometro zero come è la mia idea dell’azienda agricola. Oggi porto il mio know how nelle carceri italiane, ormai sono 5-6 stagioni che lavoriamo insieme e le borse sono made in prison.”
A completare l’opera arriva Floracult: “Otto anni fa, per far vivere questo posto che ancora dovevo ristrutturare, assieme ad Antonella Fornai, esperta giardiniera e amica di famiglia che poi sarebbe diventata la curatrice di Floracult, decidemmo di fare qui una fiera di fiori, una mostra florovivaistica che potesse aprire questo luogo al mondo.” L’evento è stato da subito un successo ed oggi è un appuntamento di culto per gli amanti della natura, capace di unire la passione per le piante con un ricco cartellone di incontri con esperti ed appassionati di sostenibilità ambientale, cambiamento, ecotecnologie, cammini, giardini.
“Circa diecimila persone ci vengono a trovare ogni anno in questi tre giorni, tutte persone che vengono qui per vedere dei fiori, frequentano posti verdi, che amano e rispettano la natura. Oltre a essere una mostra florovivaistica Floracult è anche un evento che parla di sostenibilità, il nostro mantra è ‘Natura è cultura’; penso che in un momento del genere la natura debba essere messa al centro della cultura collettiva”.
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