BiStrani, a Torino il bistrot gestito da persone con autismo
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“Un luogo “comune” contro i luoghi comuni, pensato per le persone con autismo”. Questo è il motto del nuovo bistrot che ha da poco aperto a Torino, un luogo tanto curioso quanto speciale. Si chiama “Bistrani” e non è un semplice caffè vineria, è uno spazio culturale, un laboratorio di inclusione sociale dove le persone con autismo possono relazionarsi con gli altri e avvicinarsi al mondo del lavoro.
Il progetto nasce con la collaborazione di “Autismo e Società Onlus” e ha come obiettivo quello di creare le condizioni affichè le persone con autismo possano vivere ed operare in un contesto lavorativo e di socialità.
L’ambizioso progetto vuole creare le basi per facilitare un percorso che dia maggiori possibilità, autonomia e responsabilità ai ragazzi, offrendo loro la possibilità di esprimersi e mettere al servizio degli altri le proprie capacità. L’avvicinamento col mondo del lavoro, in particolare, rappresenta un trampolino di lancio capace di generare un cambiamento di paradigma nel modo in cui le persone con autismo di inseriscono e si relazionano nella società. Infatti, come specificato dagli ideatori dell’iniziativa, “l’inserimento delle persone con disturbo autistico nel mondo del lavoro è una fase cardinale del percorso della loro integrazione sociale e nella conquista di maggiori diritti. A differenza di ciò che avviene in altri Paesi, in Italia vi sono attualmente pochi casi di autistici occupati”.
Il caffè “BiStrani”, situato in via Sassari 1 a Torino, è aperto nei giorni feriali ed offre momenti di allegria e convivialità a colazione, pranzo, merenda e all’aperitivo. Gli spazi del locale sono stati accuratamente pensati ed organizzati sulla base delle esigenze e delle problematiche sensoriali delle persone con autismo: l’arredo, i colori, i materiali e la disposizione degli ambienti rispecchiano la necessità di garantire un locale per tutti accogliente e piacevole.
Il Bistrot non ha solo la funzione di ristorazione ma è bensì uno spazio per la formazione, lo svolgimento di attività culturali e l’integrazione. Quest’ultima infatti si realizza grazie ad attività ed iniziative pensate per informare le persone sull’autismo, coinvolgendo famiglie, scuole, biblioteche, teatri. Obiettivo è proprio la sensibilizzazione della cittadinanza e la creazione di momenti di conoscenza, relazione e interazione con questo mondo tutto da scoprire.
L’inserimento lavorativo è strettamente legato ad un percorso di formazione condotto dall’Associazione “E.L.I.S.A.“e strutturato sotto forma di laboratorio per facilitare i ragazzi nello sperimentare l’apprendimento pratico e teorico di nuove competenze. Si tratta di un apprendimento in due modalità: quello psico-educativo, che favorisce il miglioramento dell’organizzazione personale, l’accrescimento dell’autonomia, lo sviluppo di nuovi canali comunicativi ed espressivi e quello pratico-gestionale, volto a garantire il miglioramento delle capacità pratiche ed un conseguente maggior successo nello svolgimento della propria mansione.
La formazione è pensata per un tempo limitato che potrà essere prolungato finchè i ragazzi non si sentiranno autonomi nello svolgimento dei compiti assegnati e l’obiettivo è proprio quello di far emergere le capacità dei singoli.
In questo senso “Il lavoro non è solo uno strumento di sostegno economico ma anche un mezzo di espressione del proprio essere, una possibilità di affermazione e riconoscimento sociale”.
L’inserimento nel mondo del lavoro di persone con autismo è un’occasione che apporta molteplici benefici e che necessita di essere fortemente incoraggiato: nell’ideazione dell’iniziativa i fondatori del progetto sostengono infatti che “l’assenza di persone autistiche dal mondo del lavoro non è dovuta alla mancanza di attitudini. Va piuttosto ricercata nell’inesistenza di programmi adeguati in grado di accompagnarle verso l’accesso a percorsi di studio e di formazione finalizzati a un successivo inserimento. Terminato il periodo scolastico, infatti, le persone con autismo si ritrovano a passare direttamente in situazioni protette di tipo socio-sanitario, alle dipendenze della famiglia o delle istituzioni. Se invece fossero messe nelle condizioni di seguire programmi personalizzati e adeguati di formazione, potrebbero esprimere performances considerevoli e offrire importanti contributi in ambito professionale”.
Saranno una decina le persone che, entro qualche anno, avranno la possibilità di lavorare all’interno del bistrot. Ci auguriamo quindi che il progetto si espanda e che sia da esempio per la nascita di altre numerose ed analoghe iniziative.
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