14 Nov 2018

“100 anni di Pace”, la nonviolenza in mostra

Scritto da: Daniela Bartolini

Un'esposizione per evidenziare far conoscere alcune delle tante realtà di nonviolenza attiva e positiva, per rendere onore a chi ha lottato per liberare l’umanità da ogni forma di offesa alla vita, alla dignità, alla  pace tra i popoli e con i sistemi naturali che ci ospitano. Continua la mostra transmediale “100 anni di pace” al Centro Studi Sereno Regis di Torino, per mostrare che -con le parole di Ghandi - “in mezzo alla morte persiste la vita, in mezzo alla menzogna persiste la verità, in mezzo alle tenebre persiste la luce”.

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Torino - È una storia a tratti silenziosa quella che che la mostra “100 anni di Pace” raccontata, fatta di piccoli, ma enormi passi, tra i più noti e spesso bellici eventi mondiali e che si snoda lungo tre percorsi tematici, raccolti intorno alla grande cupola geodetica progettata e realizzata da Biagio di Carlo all’interno dell’allestimento curato dalla scenografa Paola Bizzarri al Centro Studi “Sereno Regis”.

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“In mezzo all’inferno della guerra persistono sorgenti genuine di pace giusta. È sbagliato disperare e lasciare che la violenza sia vista come regina della storia – riporta la presentazione della mostra – La migliore delle paci è quella invece della guerra, che si attua preventivamente col gestire i conflitti senza violenza. Una pace desiderata come un sollievo, nonostante i suoi limiti, è quella che viene dopo una guerra. Altrettanto coraggiosa e ammirevole è l’azione di pace fatta durante la guerra, che pone le basi alternative e sostanziali per il superamento della logica distruttiva della guerra stessa. Ci sono semi di pace nel travagliato cammino umano, che attendono di essere visti, coltivati, curati. Non trionfano, ma promettono, perciò ci impegnano.
Cerchiamo queste azioni promettenti nel mezzo delle diverse violenze del Novecento. E le riconosciamo in ogni atto che limita la violenza e riduce le sofferenze, ma specialmente le vediamo nelle lotte nonviolente. Sono lotte perché non sopportano le ingiustizie e vogliono attivamente liberarne le comunità umane. Sono nonviolente perché scelgono di non usare la violenza omicida e distruttiva, ma le forze propriamente umane del coraggio, dell’empatia, dell’unità, della resistenza, della disobbedienza civile, della organizzazione politica alternativa”.

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La prima sezione della mostra “No alla guerra” racconta esperienze di non violenza, storie di pace dentro la guerra attraverso le forme di resistenza civile, i movimenti e le azioni nonviolente contro il militarismo e per l’obiezione di coscienza, i movimenti antinucleari. Per mettere in luce che la storia non è solo violenza, ma che nella storia si possono rintracciare tracce di nonviolenza, come forza diversa dalla violenza nella gestione dei conflitti. L’attenzione è portata alle dinamiche di relazione interpersonale che caratterizzano gli eventi descritti nel corso del tempo: usare il proprio potere interiore, sviluppare empatia nei confronti del ‘nemico’, contenere la violenza, difendersi senza aggredire.

La seconda sezione, dal titolo “Satyagraha, la forza della non violenza per costruire giustizia”, parla delle forme di resistenza nonviolenta contro il colonialismo e dei movimenti per i diritti civili e la giustizia economica e sociale in tutto il mondo. Una geografia della resistenza nonviolenta in cui lo sguardo si fa più sincronico: trasformazioni politiche, economiche, tecnologiche in tante parti del mondo danno luogo a forme di opposizione nonviolenta contro poteri oppressivi, che si esprimono in modi diversi a seconda delle tradizioni e dei contesti socio-culturali, soprattutto nel Sud del mondo.

Nella terza sezione, “Gaia, la nostra casa comune”, viene messo in luce il carattere nonviolento di tante forme di protezione e salvaguardia degli ambienti naturali, e delle lotte che da metà Novecento in poi vedono impegnate comunità locali, popolazioni indigene e – in tempi più recenti – la società civile contro il saccheggio delle risorse, il degrado degli ambienti di vita, nella consapevolezza crescente che la violenza contro Madre Terra è al tempo stesso violenza contro l’umanità. Finché consideriamo l’ambiente come un insieme di ‘cose’ non abbiamo la consapevolezza di comportarci in modo violento.  Ma quando ci rendiamo conto che la natura è viva, e noi ne siamo parte integrante, allora capiamo che la nostra sopravvivenza dipende dalla capacità di sviluppare una relazione empatica, rispettosa, nonviolenta con i sistemi naturali, dai quali siamo totalmente dipendenti. Campagne contro il nucleare e gli inquinamenti industriali, manifestazioni contro le grandi dighe e land-grabbing, azioni per i diritti animali, sviluppo dell’ecofemminismo e protezione della stabilità climatica, in un percorso per fare pace con la Natura.

La mostra sarà aperta fino al 2 dicembre presso i locali del Centro Studi Sereno Regis, Via Garibaldi 13 (TO), con ingresso gratuito: al mattino visite guidate alle scuole, con due turni: 9.00 – 11.00 e 11.30 – 13,30; giovedì e venerdì, dalle ore 17 alle ore 20; sabato e domenica, dalle ore 10 alle ore 19.

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