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Emilia-Romagna - Piccole comunità crescono. Possiamo sintetizzare così l’attenzione e il desiderio, sempre più diffusi in Italia, rivolti alla creazione di nuovi luoghi di lavoro e di vita al di fuori del tradizionale modello urbano. Luoghi nei quali si possa vivere in equilibrio tra l’autonomia della casa privata e la socialità della comunità, all’interno di spazi co-progettati insieme dalle stesse persone che li abiteranno.
Nato in Danimarca negli anni ‘60 e diffusosi specialmente in Nord Europa, negli USA, Canada, Australia e Giappone, il cohousing è un modello abitativo che incoraggia la socialità e l’aiuto reciproco, lavora attivamente sui rapporti di buon vicinato, riduce i costi di gestione delle attività quotidiane, che beneficiano di diverse economie di scala, e permette di condurre stili di vita più eco-sostenibili.
Il co-housing è il sogno di molti fra coloro che soffrono l’individualismo estremo a cui veniamo educati dalla cultura mainstream, per il quale – in obbedienza alla religione della crescita e del consumo – ciascun nucleo familiare dev’essere necessariamente una cellula autonoma dotata di tutto ciò che è necessario, e anche del superfluo, in maniera esclusiva. E così ogni famiglia ha il suo wi-fi, la sua lavatrice, il suo minuscolo terrazzo (quando ha la possibilità di permetterselo), la sua minuscola biblioteca personale, i propri giochi per i bambini, ecc. Insomma, ognuno nella sua piccola gabbia più o meno dorata, invece che partecipare alla costruzione/acquisto, e alla gestione, di tutte queste utilità messe a disposizione all’interno di spazi comuni: un wi-fi e delle lavatrici condominiali, spazi per il gioco e la socialità al chiuso e all’aperto più grandi e più belli, una biblioteca e una ludoteca condivise con tanti libri e giocattoli in più. Persino un orto e altre attività di autoproduzione comuni, qualora il co-housing si trovi in un’area rurale.
Proprio il cohousing rurale è l’idea di Giancarlo Cadei, analista programmatore di Sesto San Giovanni (MI), e della sua famiglia composta da moglie e tre figli di 18, 16 e 12 anni. Giancarlo e la sua compagna hanno vissuto in Brianza fino al 2006, ma quando i loro figli hanno cominciato ad avere disturbi respiratori dovuti all’inquinamento di quei luoghi, hanno deciso di traslocare a Bardi, in Emilia. Dopo 12 anni di vita nel parmense (gli ultimi 3 dei quali a Fidenza, dove si sono spostati per essere più vicini alle scuole dei figli), Giancarlo e la sua famiglia hanno deciso di fare un passo in più verso l’affrancamento dal modello tradizionale.
Hanno quindi trovato un fabbricato residenziale in un’area agricola sulle colline attorno a Fidenza, a 5 km dalla cittadina, e hanno deciso di ristrutturarlo co-progettandolo assieme ad altre famiglie che avranno intenzione di fare la stessa scelta. “Lo scopo – ci dice Giancarlo – è quello di creare un luogo dove vivere insieme a persone che ritengono importanti la solidarietà, il mutuo aiuto, il senso di comunità; dove si possano sperimentare nuove possibilità di vita e benessere; un luogo a contatto con la natura, tendente all’autosufficienza, dove si possa invecchiare bene.”
Il fabbricato ha un’ampiezza di 530 mq ed è circondato da 20 ettari di terreno panoramici con, all’interno, un laghetto e una vigna da risistemare. Dalla ristrutturazione del casale, secondo i primi calcoli, si possono ricavare almeno 5 appartamenti. Inoltre vi sono degli annessi agricoli che possono essere utilizzati in diversi modi; non è da escludere un cambio di destinazione d’uso per incrementare il numero di appartamenti.
“Al momento non esiste un progetto vero e proprio, ma solo un’idea”, continua Giancarlo. “Volendo realizzarlo in maniera co-partecipata, il progetto sarà definito una volta pronto il gruppo; l’essenziale è che il posto piaccia e che il gruppo che si formerà sarà disponibile a definire i dettagli insieme.” Sebbene nulla sia stato ancora definito, l’idea di Giancarlo è però che il gruppo acquisti il casale con il terreno e si dedichi almeno in parte alla valorizzazione di quest’ultimo conltivandolo secondo i dettami della permacultura. L’obiettivo sarebbe quello di autoprodurre una parte del cibo necessario al sostentamento dei membri. L’eventuale sovrapproduzione potrebbe essere destinata al Gruppo di Acquisto Solidale (GAS) di Fidenza, il più antico d’Italia e del quale lui stesso fa parte.
Possibile anche il coinvolgimento delle istituzioni, a partire dal Comune, per realizzare una sorta di progetto pilota innovativo sia dal punto di vista energetico (non solo in termini di efficienza per ridurre gli sprechi, ma anche di autoproduzione da fonti rinnovabili), sia dal punto di vista architettonico: l’idea è di Giancarlo è infatti quella di utilizzare, qualora fosse necessario l’ampliamento delle superfici coperte, moduli componibili con materiali a basso impatto ambientale (ed eventualmente mobili). Non è nemmeno da escludere che si possa, successivamente, far partire un vero e proprio ecovillaggio.
Giancarlo ha aperto un sito web sulla sua idea di co-housing rurale e ora cerca persone e nuclei familiari interessati a unirsi a lui e alla sua famiglia. Fra questi, molto gradite sarebbero delle figure di agricoltori e permacultori, ma ciò che è essenziale è che si tratti di gente interessata a vivere attivamente in un ambiente sano e sicuro, con altissime forme di socialità e collaborazione, formando legami solidi, che si mantengano nel tempo. Potete contattare Giancarlo compilando il form online che trovate sul sito web dell’iniziativa.
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