30 Ott 2018

Bolsonaro, il presidente che odia gli indios e le foreste. E non solo

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Un ritratto del neo eletto presidente del Brasile, populista e convinto neoliberista, che ha intenzione di aprire le porte alle multinazionali per favorire lo sfruttamento delle risorse naturali a scapito dell'ecosistema e dei suoi abitanti.

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Jair Bolsonaro è il nuovo presidente del Brasile. Il candidato del Partito Social-Liberale è stato eletto al ballottaggio con una netta maggioranza sconfiggendo lo sfidante Fernando Haddad, erede politico di Lula e Dilma Rousseff.

 

Ex militare di scarso successo, parlamentare da sette legislature, si è reso popolare con frequenti apparizioni sui social e sui media brasiliani, durante le quali ha sempre ostentato un atteggiamento aggressivo e populista, attaccando le minoranze, appellandosi al legalismo e promettendo soluzioni ai problemi cronici del Brasile come corruzione e povertà.

 

Bolsonaro ha anche potuto giocare due carte importanti durante la campagna elettorale: la mancanza di precedenti con la giustizia – che in un paese esasperato dalla corruzione come il Brasile è un aspetto molto rilevante – e l’attentato di cui è stato vittima il 6 settembre, quando uno squilibrato ha cercato di accoltellarlo aumentandone la popolarità.

Jair-Bolsonaro

Per molti versi ricorda Donald Trump: appoggia apertamente i latifondisti e gli imprenditori ed è del tutto insensibile alle politiche ambientali, tanto che ha dichiarato di voler abolire il Ministero dell’Ambiente e uscire dall’Accordo di Parigi. Infatti, il presidente americano lo ha già chiamato, riferendo che “hanno concordato che Stati Uniti e Brasile lavoreranno insieme su commercio, politiche militari e tante altre cose”.

 

La marcata impronta liberista di Bolsonaro entra in conflitto con la tutela dell’ecosistema brasiliano e delle popolazioni indigene, già fortemente minacciati dall’ingerenza delle multinazionali locali e occidentali. Paulo Guedes, consigliere economico, banchiere, economista e futuro Ministro delle Finanze, è il mentore del neo-presidente in materia di economia e ha già parlato di depenalizzazione del reato di disboscamento illegale e facilitazione dei procedimenti per l’apertura di centrali idroelettriche.

 

Nonostante questo, la stessa Standard & Poor’s aveva definito Bolsonaro meno affidabile del suo sfidando Fernando Haddad, essendo un outsider con scarsa esperienza e bassa attendibilità. È per questo che – in virtù della sua politica economica aggressiva e neoliberista – i mercati hanno dimostrato di apprezzarlo, rimanendo però con il fiato sospeso in attesa di vedere se le sue promesse verranno mantenute.

 

Non va dimenticato che Haddad portava sulle spalle il peso dell’operazione autolavaggio, la più grande inchiesta anticorruzione della storia brasiliana, che ha portato alla condanna del suo mentore ed ex presidente Lula.

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Così si è espresso il direttore di Greenpeace Brasile Asensio Rodriguez: «Il Brasile ha le potenzialità per diventare leader nella lotta al cambiamento climatico, ma Jair Bolsonaro deve attuare una politica di “deforestazione zero” invece di indebolire la ptoezione ambientale per lasciare spazio ad allevamenti e agricoltura. I mercati internazionali non vogliono prodotti provenienti da paesi che contribuiscono al riscaldamento globale. La Nature non è uno strumento da cui trarre profitto, ma è ciò che ci consentirà di garantire un futuro sicuro alle generazioni che verranno».

 

Anche Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International America, ha espresso grande preoccupazione: «Il neo-presidente ha portato avanti una campagna elettorale fondata su dichiarazioni apertamente contrarie ai diritti umani e ha rilasciato numerose dichiarazioni discriminatorie nei confronti di diversi gruppi sociali. Nel caso in cui la sua retorica trovi riscontro nelle politiche pubbliche, la sua elezione potrebbe comportare un grosso rischio per le popolazioni indigene, le comunità rurali dei quilombolas, la persone LGBT, i giovani neri, le donne, gli attivisti e organizzazioni della società civile».

 

 

 

 

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