18 Set 2018

In Sicilia orti condivisi e agricoltura solidale

Scritto da: Redazione

Il Giardino delle Bio-Diversità è un prototipo di condivisione della proprietà a cui partecipano anche alcuni richiedenti asilo. È solo uno degli ambiziosi progetti della rete delle Galline Felici, che da anni contribuisce a far crescere l'agricoltura biologica e solidale in Sicilia e in tutta Italia. Ecco le ultime novità nel "pizzino" di settembre.

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Mentre qui da noi un’inconsueta seconda metà d’agosto con violentissimi temporali, venti forti, tempo che cambia repentinamente, conferma la tropicalizzazione del clima, noi ci adeguiamo ed estendiamo le nostre colture tropicali e subtropicali, aggiungendo ancora qualche pianta alle nostre piccole ma numerose piantagioni di avogados ed iniziando la sperimentazione su altre specie.

 

Ed avviamo la nostra campagna con un leggero anticipo rispetto alle annate precedenti, anche per facilitare il collocamento di alcune nostre produzioni, quali le banane, che vedono il loro picco produttivo nei mesi caldi per poi ridursi quasi a zero nel periodo invernale. Dall’estate prossima, probabilmente, anche manghi e, forse, papaye.

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Nello stesso tempo si conferma anche la crescita dell’intolleranza e del fanatismo in tutto il mondo e purtroppo anche da noi, con un numero crescente di episodi di violenza. Noi cerchiamo, nel nostro piccolo, di fare il possibile per costruire bellezza e contrastare le tendenze distruttive. A questo proposito ci preme comunicarvi l’avvio della sperimentazione delle coltivazioni ortive condivise all’interno del Giardino delle Bio-Diversità come primo passo concreto verso la piena realizzazione dell’ambizioso progetto di condivisione anche della proprietà.

 

Coltivazioni condivise mettendo in comune progettazione, soldi, lavoro, fatica, sudore, impegno e rischio tra un marocchino e un guineano, che molti di voi conoscono, due giovanissimi richiedenti asilo, uno dalla Guinea, l’altro dalla Nigeria, due donne, una berlinese, l’altra parigina. E un vecchio siciliano… E si spera di riuscire a coinvolgere gli altri tre giovanissimi richiedenti asilo che, contemporaneamente a Chima e Sadju, che sono tirocinanti nel Giardino delle Bio-Diversità, stanno svolgendo il tirocinio presso tre altre aziende del Consorzio.

 

Capirete bene che non è impresa da poco tenere assieme in un progetto economico concreto, da cui dipende la sopravvivenza, una giovane filosofa tedesca e un marocchino vissuto fino a 17 anni in una casa senza acqua corrente né elettricità e senza la possibilità di andare a scuola (eppure avrebbe voluto, vorrebbe ancora) perché doveva occuparsi delle capre, una parigina e un nigeriano… e un (futuro ex) “padrone” siculo e via distinguendo!

 

I valori di riferimento, i bisogni, a parte quelli essenziali, le paure, le speranze e le attese sono completamente differenti. Eppure, passo passo, attraversando indenni scontri quasi quotidiani, superati da un abbraccio, sembra che ci stiamo riuscendo, che stiamo faticosamente costruendo un NOI che superi le barriere culturali, religiose, di genere, di età.

 

Proprio in questi giorni le prime semine di fagiolini e zucchine e tra qualche settimana i primi trapianti di finocchi, cavolo rapa ed altro, su quasi un ettaro complessivamente. Sperimentando quotidianamente cooperazione e conduzione democratica in vista della costituzione della cooperativa di gestione dell’intero Giardino delle Bio-Diversità. Che vi chiede di acquistare le loro produzioni per sostenere questo progetto di integrazione evoluta: non solo lavoro, ma auto-impresa collettiva e modello di coesistenza costruttiva e di valorizzazione delle differenze.

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In stretta relazione con le reti di Economia Solidale Europee. Ma anche, e si spera soprattutto, col territorio circostante, verso il quale questo gruppo di visionari sta già svolgendo un’azione importante, a partire dalla trasformazione in corso di una discarica in un giardino fiorito; venire e vedere per credere. Costituendo, con quest’azione, un modello che è stato chiesto loro di replicare in altre situazioni analoghe nel vicinato.

 

Il seguito alle prossime puntate, vi terremo informati, ma intanto vi invitiamo a venire a vedere e a partecipare alla co-progettazione prima e alla realizzazione poi di questa Concreta Eutopia. Ed è lo stesso spirito (utopico?) che ci ha condotto ad organizzare, assieme a tanti altri gruppi, la Festa Altra Velocità ad Avigliana, all’inizio dell’estate, il tentativo di costruire un NOI che travalichi le differenze e le valorizzi.

 

Per un racconto della festa, rimandiamo al bell’articolo di Andrea Saroldi, pubblicato su Comune-info. E già si comincia a mormorare di un’altra festa, all’inizio della prossima estate, a Petralia Sottana, sulle Madonie, dove 10 anni fa l’Associazione Siqillyàh, organizzò il primo Sbarcogas e la locale amministrazione comunale ha già deciso all’unanimità il pieno appoggio, che vuol dire “zero burocrazia”. Vedremo se ci saranno le forze….

 

Ci piace concludere questo pizzino rimandando alla dichiarazione di Chengdu, in chiusura del VII congresso internazionale di Slow Food, che vi consigliamo caldamente di leggere nella versione integrale, non è lunga, perché la sposiamo integralmente. E siamo certi che pure voi. Loro sono giganti ma noi siamo moltitudine!

 

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